Berlusconi, il ritorno al Senato senza cravatta e senza fede: «Questo posto mi spettava»

Al rientro dopo 9 anni saluta i commessi: "Vi procuro i biglietti per vedere il Monza"

Giovedì 13 Ottobre 2022 di Mario Ajello
Berlusconi, il ritorno al Senato senza cravatta e senza fede: «Questo posto mi spettava»

«Mi sono sempre sentito un senatore, anzi un senatore a vita. Non ero con voi fisicamente, ma nello spirito non mi sono mai mosso da Palazzo Madama. Perché le ingiustizie fanno male ma per me vale ciò che si è: io sono uno che sentimentalmente e politicamente non si è mai mosso da un posto che mi spettava e che ho riconquistato grazie al popolo che è il giudice migliore di tutti». Silvio Berlusconi è un tantino commosso e il suo discorsetto altisonante - rivolto a un gruppo di azzurri che lo ha riabbracciato: «È tornato papà!» - è il segno di un desiderio che lui stesso riteneva non facile da realizzare e invece «il cuore e la testa degli italiani hanno scelto per il meglio, ed eccomi qui».

Non si atteggia a Conte di Montecristo il Silvio tornato in Parlamento, non vuole fare vendette perché a suo modo è un buono e «ho tanta voglia di servire, come sempre il mio Paese. L'ho fatto da imprenditore, da patron del Milan, da premier, da euro-deputato, da senatore e ora di nuovo da senatore. E vedete quanto mi vogliono bene i commessi?». Infatti appena è arrivato al Palazzo Madama, il personale lo ha accolto con un sorriso. E lui scherzando: «Vi procurerò i biglietti per vedere il Monza allo stadio. Ma sapete dov'è Monza?».

Totoministri: Viminale, rispunta la Lega. Nordio verso la Giustizia, rebus per il Mise


IL BIS
Silvio il Decaduto è il Cavaliere Riabilitato. Berlusconi l'Estromesso (nove anni fa) è il Rieccolo, il Non Vi Libererete Mai Di Me, l'Immarcescibile e l'Eterno. Stavolta non ha, come quando fu colpito agli occhi dall'uveite, gli occhialoni neri da attore di film americani che sfoggiò una volta in quest'aula ma stavolta può contare sulla senatrice Ronzulli che - in questa trama politica di morte e resurrezione - gli fa da spalla, mentre Marta Fascina segue da eletta alla Camera l'amor suo che riprende lo scranno che gli venne sottratto: «Solo cattiverie sempre cattiverie contro il Presidente che si merita unicamente stima e affetto», lo difende ora e sempre la fidanzata-deputata.
Scende dall'auto davanti al portone principale di Palazzo Madama, la capogruppo uscente Annamaria Bernini gli stampa due bacetti sulle guance e lo accompagna oltre l'ingresso, si va a registrare come senatore revival o vintage, fa postare subito la foto sui social mentre firma i moduli del suo grande rientro e scrive: «Eccomi di nuovo al Senato, ho appena completato le pratiche». E si ritrova subito a proprio agio il Cavaliere in questo luogo. «Sarò molto più presente a Roma rispetto agli ultimi anni, questa città, questa atmosfera in fondo mi sono mancate», confida appena arrivato e prima di tornare a Villa Grande sull'Appia. E intanto, la Riapparizione di Silvio contiene due particolari importanti. Il primo: il look casual, completo blu scuro e camicia in tinta, dove spicca la mancanza della cravatta, in violazione del regolamento del Senato ma soprattutto in controtendenza con quanto richiesto da Meloni l'altro giorno ai suoi: «Incravattatevi!». Il secondo: l'assenza all'anulare della mano sinistra della fede nuziale, che il Cavaliere ha iniziato a indossare subito dopo le non nozze o quasi nozze celebrate il 19 marzo scorso a Villa Gernetto con Marta. Ora la fede è scomparsa. Dimenticanza o un segnale? La prima che hai detto. Perché la Roma pettegola assicura: tutto benissimo sul fronte Marta, mentre una parte della famiglia di B. comincia a trovare eccessiva l'onnipresenza della Ronzulli. Malignità, magari, ma chissà.

Nuovo Parlamento: chi sono tutti gli eletti alla Camera e al Senato. Mappa interattiva


IL REVIVAL
E comunque, Silvio fu eletto in Senato nel marzo 2013, e ne fu estromesso a novembre dello stesso anno, appena otto mesi dopo. Periodo in cui si è fatto ricordare, oltre che per l'uveite e per la scarsa partecipazione ai lavori della cosiddetta Camera alta, per il contro-ribaltone ai danni del suo stesso partito (o meglio di Denis Verdini attuale quasi suocero di Salvini e dei suoi seguaci che volevano rovesciare il governo di Enrico Letta) salvando il nipote del suo fido Gianni. E Letta junior lo ringraziò sibilando, in un celeberrimo labiale rivolto al ministro Alfano: «Silvio è proprio un grande!».
Quando lui arrivava in aula, scattava la processione: un omaggio bipartisan al Cavaliere («Presidente, come sta? Spero benissimo...») in cui tutti lo salutavano con deferenza e affetto. Ora la scena si ripeterà, probabilmente, e tutti ieri in senato assicuravano: «Renzi e Calenda, ma non soltanto loro, andranno in processione davanti al suo scranno». E chissà come la prenderà la Meloni.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA