Tajani rassicura la Ue: «Siamo contro Mosca». Metsola: farà da garante

Il coordinatore di FI a Bruxelles stoppa le polemiche: «Gli audio? Una vendetta»

Venerdì 21 Ottobre 2022 di dal nostro inviato Francesco Malfetano
Tajani rassicura la Ue: «Siamo contro Mosca». Metsola: farà da garante

BRUXELLES - Se n’era andato quasi 20 giorni fa ricevendo gli onori di tutto il Parlamento europeo. «Fatico a descrivere l’emozione, è straniante sapere che non dovrò più tornare» confidava. Eppure Antonio Tajani, a Bruxelles, ci è tornato eccome. E lo ha fatto ieri, nel momento più difficile per lui (papabile nuovo inquilino della Farnesina), per il centrodestra e, soprattutto, per Forza Italia. A una manciata di ore dalla salita al Colle per le consultazioni, l’obiettivo - raggiunto - era infatti ottenere legittimazione del Partito popolare, europeo di cui è vicepresidente, dopo le contestate parole di Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina.

Cioè, «su mandato» dello stesso Cavaliere, strappare una sorta di bollinatura sulla fede atlantista di FI, tranquillizzando gli alleati circa la presenza azzurra all’interno dell’esecutivo che nascerà nelle prossime ore. «Sono qui per confermare ancora una volta la posizione del leader del mio partito - spiega all’uscita dal prevertice del Ppe tenuto nella Capitale belga - del mio partito e la mia personale, totalmente a favore della Nato, a favore delle relazioni transatlantiche, a favore dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia».

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GLI OBIETTIVI

Un intento chiaro che, ragionano all’interno del Ppe, è anche “strano” sia Tajani a portare avanti. La storia politica dell’ex commissario Ue e presidente del Parlamento di Bruxelles sarebbe più che sufficiente. Quella di Berlusconi, che infatti «sarebbe venuto di persona se non ci fossero state le consultazioni, invece no. Tant’è che al vertice non si lesinano critiche per il Cavaliere. «Sarò molto franco» ha spiegato l’ex premier irlandese, del Fine Gael, Leo Varadkar, «penso che» le parole di Berlusconi «siano un grosso problema». E ancora: «Sono rimasto molto sorpreso e molto rattristato per quello che ho visto» ha attaccato invece il premier croato Andrej Plenkovic, del Ppe. Perplessità che però, forte appunto del suo passato in Ue inattaccabile, Tajani ha chiarito agevolmente, fornendo anche una chiave di lettura - molto simile a quella offerta dal suo leader - su quanto trapelato. Per cui, da un lato gli audio pubblicati da LaPresse erano il frutto di una delusione più che di una volontà politica («Può essere stato chiunque - confida - Ho l’impressione che qualcuno abbia voluto vendicarsi. Magari perché non è stato eletto»), e dall’altro l’oggetto di un’interpretazione errata: «Le dichiarazioni sono state estrapolate da un  discorso complessivo, ha parlato quasi un’ora. Quella era una parte legata a quello che stava accadendo ai confini». 

LE MOTIVAZIONI

Ragionamenti e motivazioni che - come ampiamente prevedibile - hanno soddisfatto i compagni di partito a Bruxelles che, anzi, hanno rilanciato la candidatura di Tajani al ministero degli Esteri. Il coordinatore di FI «è il simbolo chiave del legame tra il nuovo governo italiano e un chiaro pilastro europeo», spiega ad esempio il presidente del Ppe e del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo Manfred Weber: «Se il nuovo governo vuole avere un forte rappresentante della voce italiana a livello europeo, allora Antonio Tajani è la persona migliore».
Parere confermato dal successore di David Sassoli alla presidenza del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, membro del Ppe. «Conosco Antonio Tajani da molti anni. È un europeista convinto, un convinto sostenitore delle relazioni transatlantiche, un italiano impegnato perché il suo Paese rimanga nel cuore dell’Europa». Quello che si assegna a Tajani in pratica, è un ruolo di garanzia nei confronti dei Ventisette. Un po’ lo stesso ragionamento, ma sul fronte atlantico, che rafforza la candidatura di Adolfo Urso alla Difesa (o in alternativa proprio alla Farnesina). La presenza “forte” del vicepresidente del Ppe nell’esecutivo del resto, ha anche la duplice funzione - spiegano fonti autorevoli della maggioranza - di spingere per arrivare a celebrare l’agognato matrimonio tra i Popolari e l’Ecr, il partito dei Conservatori europei, di cui Giorgia Meloni è presidente. 

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