Forza Italia, resa dei conti. Berlusconi ora pensa di “sfiduciare” la Gelmini

L’ira del Cavaliere contro Mariastella: «Se si mette contro è fuori dal governo». Sempre più difficile che la ministra possa essere ricandidata alle Politiche

Lunedì 23 Maggio 2022 di Emilio Pucci
Forza Italia, resa dei conti. Berlusconi ora pensa di “sfiduciare” la Gelmini

Si aspetta delle scuse, vuole un chiarimento. Ora è Berlusconi a pretendere che la Gelmini faccia un passo indietro riguardo gli attacchi lanciati sulla guerra. Domenica aveva ipotizzato di ‘sfiduciarla’, di rendere pubblica la distanza con il responsabile degli Affari regionali. Durante un pranzo a Napoli con i capigruppo, i “big” azzurri e diversi dirigenti locali di Forza Italia era andato giù durissimo. «Vuole uscire dal partito? Così si mette fuori da FI ma anche dal governo», il ragionamento. Sono intervenuti tutti i dirigenti per invitarlo a non alzare polveroni e così a rispondere agli affondi del ministro ci hanno pensato il coordinatore Tajani e i presidenti dei gruppi di Camera e Senato, Barelli e Bernini. Ma il caso è lungi dall’essere chiuso, anche se si è deciso di abbassare i toni. Il ministro è concentrato nella sua attività di governo, sta preparando la Conferenza Stato-Regioni e l’approdo nell’Aula della Camera della legge a sostegno dei comuni montani.
Ma dietro le quinte va in scena un altro braccio di ferro.

Sul ddl concorrenza si stanno replicando le fibrillazioni sulla riforma del catasto con i vertici che hanno rimproverato in passato i governisti di non rappresentare al meglio le istanze di Forza Italia.

I ritardi

I ministri insistono affinché si raggiunga subito un accordo e che non ci siano ritardi rispetto alle scadenze fissate dal presidente del Consiglio per non perdere i fondi del Pnrr. Ma FI e Lega tengono il punto: «Nessun ordine da Bruxelles e Draghi eviti diktat, occorre tutelare la specificità italiana», sul tema dei balneari, concedendo vere garanzie non solo ai comuni per completare i bandi di gara ma anche agli imprenditori che hanno investito nel settore. Insomma, il clima è da campagna elettorale con il centrodestra di governo che teme di lasciare spazio a Fratelli d’Italia nelle urne.

 

Berlusconi e Salvini sono intenzionati a spegnere il fuoco delle polemiche con l’esecutivo ma spingono affinché si scavalli la data del 12 giugno sui nodi in Parlamento per non pagare pegno alle amministrative. Non è un caso che Salvini ieri al Consiglio federale della Lega abbia chiesto a tutti, governatori inclusi, di metterci la faccia sui referendum sulla giustizia e sulle comunali.
E che il Cavaliere si sia irritato non solo per l’attacco della Gelmini sulla linea riguardo la guerra in Ucraina ma per il fatto che l’affondo è arrivato proprio durante la kermesse di Napoli con l’obiettivo di danneggiare la sua immagine e il rilancio del partito. Da qui la tentazione di “sfiduciarla” con la tesi che non rappresenta più il partito che l’ha portata al governo. «Gli italiani non capiscono queste liti. Un conto è polemizzare sulla Lombardia, un altro è accusarmi di ambiguità», il refrain. «Quelle di Gelmini sono state dichiarazioni intempestive», rilancia Barelli. «Nessun Vietnam, nessun caos in Fi», osserva Tajani che annuncia l’arrivo di due o tre parlamentari. «Tutti tornino a lavorare sul territorio. Basta con pretestuose polemiche», l’invito di Cattaneo.

Frena anche Salvini: «Lascio a Forza Italia le sue discussioni. Io ho solo enorme affetto e rispetto per Berlusconi». Il rischio però è che dopo le amministrative si arrivi ad una vera e propria spaccatura. Sullo sfondo c’è sempre l’ipotesi che il Cavaliere e l’ex ministro dell’Interno diano vita ad una lista unica alle Politiche, ma in ogni caso dopo l’estate si scatenerà la battaglia sulle candidature. Improbabile che si possano rivedere scene tipo “Che fai mi cacci?” di finiana memoria ma il tam tam nel partito azzurro è che ci sarà un vero e proprio repulisti, con Gelmini difficilmente ricandidata. La linea rossa è quella del sostegno aperto al fondatore del partito, chi la oltrepassa – la tesi dei berlusconiani - è da considerarsi fuori. Perché dall’altra parte della barricata per il momento c’è la Meloni che – questa la preoccupazione che cresce con l’avvicinarsi del 12 giugno – potrebbe fare un exploit e massimizzare il consenso che emerge dai sondaggi.

Sarà proprio dopo le amministrative che nel centrodestra si giocherà la vera partita e la prova del nove sarà il “caso Sicilia”, con la Meloni che insiste sulla riconferma di Musumeci. Non c’è solo la distanza tra Salvini e Meloni, ma anche tra quest’ultima e il Cavaliere. Perché il presidente azzurro ritiene al pari del Capitano leghista che non possa essere la presidente di Fdi ad andare a palazzo Chigi. Il vero nodo dunque è la leadership, da qui l’obiettivo di Salvini da una parte e di Berlusconi dall’altra di evitare dissensi interni. Il segretario del partito di via Bellerio ieri è stato chiaro con i suoi: «Ci giochiamo tutto, ora è il momento di lavorare compatti». 

Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA