Berlusconi, discorso al Senato: «Noi leali per 5 anni. Io sono uomo di pace, al fianco dell’Occidente»

Il primo intervento in Aula del leader e fondatore di Forza Italia dopo 9 anni di assenza dal Senato

Mercoledì 26 Ottobre 2022 di Mario Ajello
Berlusconi al Senato: «Situazione difficile, ma fiducia convinta»

Tra i suoi qualcuno esagera: «Era ronzulliano, è diventato meloniano». In realtà, Silvio Berlusconi è fifty fifty.

E assicura: «Questo è un buon governo, e noi saremo leali per 5 anni». Ma soprattutto rassicura (l’Europa e il mondo): «Io sono un uomo di pace. E noi non possiamo che essere con l’Occidente e difendere l’Ucraina. Su questo la nostra posizione è ferma e convinta. E non può essere messa in dubbio da nessuno e per nessun motivo». Insomma, nell’aula del Senato il Cavaliere cerca di cancellare il contenuto degli audio clamorosi e di eliminare, per ora, le voci che lo vorrebbero già un ribaltonista, ruolo che non converrebbe a nessuno ma soprattutto non converrebbe a lui. «Voi non avete capito una cosa. Che io sono il principale sponsor di questo governo. Se non esistesse il centrodestra, ed esiste perché l’ho fondato io, non ci sarebbe l’esecutivo Meloni, e se c’è l’esecutivo Meloni è perché la nostra storia e i nostri voti consentono che ci sia», così dice ai suoi Berlusconi prima di parlare pubblicamente. 


LA BONACCIA
E’ in fase bonaccia insomma il Cav. E lo è perfino Licia Ronzulli, che accompagna l’anziano leader nell’ingresso in aula e poi dice la sua rivolta a Meloni: «Ci descrivono divise, e invece combattiamo insieme e ci legano tante cose, siamo mamme...». Ma è anche, Berlusconi, nella fase - che dura da sempre - dell’orgoglio personale e politico e dell’io vi creo e io vi distruggo. Non vuole distruggere proprio, però. Anzi, a conclusione del discorso - ed erano nove anni che non parlava in aula Silvio, dopo che «l’obbrobrio della decadenza mi privò della libertà di esserci» e La Russa nel dargli la parola: «Bentornato Presidente», segue standing ovation - fa gli auguri a Meloni. Ed è anche contento perché gli è nato un altro nipotino, figlio di Luigi: «E’ il diciassettesimo». 


Un po’ tutti, prima che prenda la parola dal suo scranno in seconda fila e dica tra l’altro che «la guerra russo-ucraina ci fa tornare a prima degli accordi di Pratica di mare», sono andati ad omaggiarlo. Meloni si è assicurata che non faccia follie. Quelli di FdI sono in modalità «teniamocelo buono» e non fanno che sorridergli. Mentre i figli, Gianni Letta, Fedele Confalonieri e tutta l’ala governista del berlusconismo hanno assicurato - prima del discorso di Silvio al Senato - a chi ha le redini dell’esecutivo che non dev’esserci nulla da temere da parte del Cavaliere. Il quale non si fa una ragione di essere stato detronizzato da Giorgia (gli italiani hanno scelto lei) ma da trattativista qual è non ha interesse per ora a scatenare la guerra visto che deve incassare un numero di sottosegretari soddisfacenti. E mira, per esempio, ad avere la delega all’editoria per il fedelissimo Alberto Barachini, esperto di queste cose e presidente uscente della commissione di Vigilanza Rai, più Francesco Paolo Sisto come garante al ministero della Giustizia. 


I PELLEGRINI
«Non ci illudiamo affatto che Berlusconi sia davvero dei nostri», dice uno dei big di Meloni che Silvio lo conosce da sempre, «ma sappiamo quanto sia lucido nel volere difendere i propri interessi e dunque, se mai ci farà guerra, non ha convenienza a scatenarla in questa occasione». «Ma poi però - dicono maliziosamente i renziani - lo avremo al nostro fianco, perché Silvio detesta Meloni quasi quanto noi». Quel che è certo è che, mentre parla Renzi, il Cavaliere lo ascolta attentamente e sembra riconoscerlo, come ha sempre fatto sia pure diffidandone, come una sorta di suo simile, più giovane ma altrettanto capace di autonomia e di verve. 
Berlusconi è seduto in seconda fila, tra Ronzulli e Gasparri. E quando la seduta viene sospesa, per pochi minuti prima dell’intervento di Meloni, mezzo governo va a salutarlo, da Tajani a Salvini («Presidente, senza di te nessuno di noi sarebbe qui»), da Casellati a Fitto con il quale scherza. A tutti Silvio assicura che «Forza Italia voterà convintamente la fiducia». E tutti, prima che entri in aula, dagli ex notabili agli ex parlamentari, dai peones ai ministri mancati e ai candidati che non ce l’hanno fatta vanno da lui in processione - come ai vecchi tempi ma per Silvio il tempo è sospeso - per ottenere un posto da sottosegretario o da viceministro. La trattativa con Giorgia è aperta e dunque il Cavaliere fa il buono nel suo discorso, ma fa anche capire a Meloni che lui c’è, ci sarà sempre e guai a sottovalutarlo o a sperare di evitarlo. 

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA