Berlusconi: «Bisogna difendere Giorgia». Silvio si riscopre allenatore. La strategia del Cav: non esporre troppo la Meloni

Il partito che prende più voti proporrà il premier, ma il nome si farà dopo il voto

Lunedì 8 Agosto 2022 di Emilio Pucci
La strategia del Cav: non esporre troppo la Meloni per evitarle di subire attacchi

«Ora bisogna amministrare il vantaggio, l’importante è non dividerci». Mentre il tavolo degli sherpa del centrodestra completa la mappa dei collegi da distribuire sul territorio. i leader convengono sulla necessità di evitare attacchi reciproci per non dare una sponda alla sinistra. Per questo motivo il tema della leadership che aveva acceso l’inizio della campagna elettorale della coalizione è stato rinviato a dopo le elezioni. Ma i toni sono in ogni caso più morbidi, soprattutto quelli di Berlusconi che sembra aver abbandonato l’idea di un premier terzo. 

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LA STRATEGIA

L’obiettivo dell’ex premier è anche di proteggere in qualche modo la Meloni da settimane sotto attacco per l’eventualità che possa essere lei la prima donna a governare l’Italia.

Nulla di nuovo nelle sue dichiarazioni: chi andrà a palazzo Chigi? «Chi nella coalizione ha preso più voti, naturalmente in accordo con gli alleati. E poi sarà il Capo dello Stato a prendere la decisione definitiva», ha spiegato. Insomma, resta principio concordato nell’ultimo vertice tuttavia, lo scopo del Cavaliere è quello di evitare che ci sia un «fuoco preventivo» contro la presidente di FdI. Non dare subito la formazione e soprattutto non indicare chi sarà l’attaccante della squadra è un modo - questa la strategia - per tenere lo spogliatoio unito. Il presidente azzurro ha deciso di vestire i panni dell’allenatore. Salvini continua ad esprimere la convinzione di poter superare il gap che si riscontra nei sondaggi tra la Lega e Fdi. Ma anche il Capitano, come Berlusconi, sostiene che ogni forza politica dovrà rispettare il risultato elettorale. In FdI c’è soddisfazione per il clima unitario ma si continua a tenere la guardia alta. «Alla Meloni non c’è alternativa. Gli accordi non si metteranno in discussione». La rottura del patto Letta-Calenda per il centrodestra è un’ulteriore spinta alla vittoria. Il leader di Azione «ha cercato un accordo con il Pd e gli elettori lo hanno capito, altro che alternativa», è il commento del Cavaliere che non teme erosioni di consensi al centro. 

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I CALCOLI

Sul derby Salvini-Meloni, ieri è sceso in campo anche Zaia per tirare la volata all’ex ministro dell’Interno che nel suo comizio in Valle d’Aosta ha sottolineato come la Lega abbia una squadra di governo capace di «coprire tutti i ministeri». Ogni leader di partito sta facendo i suoi calcoli. E se in Fdi c’è il convincimento di poter arrivare vicini al 30% dei voti, nella Lega e in FI i calcoli sono diversi. Il ragionamento è che sarebbe in ogni caso difficile per la Meloni rivendicare per se stessa la poltrona della sede del governo se Fdi dovesse attestarsi intorno al 20%, anche superando le altre forze politiche dell’alleanza. Si fa riferimento al 2018 quando la Lega di Salvini arrivò al 18% e non ebbe comunque la possibilità di ambire a palazzo Chigi. Ecco perché gli alleati di Fdi insistono sul fatto che la palla in ogni caso passerà al Capo dello Stato Mattarella. «Pensiamo ora a vincere, poi si vedrà chi farà il presidente del Consiglio», tagliano corto dalla Lega. La preoccupazione è legata soprattutto .all’astensionismo. «Il Pd è stato sempre in grado di portare i suoi alle urne e Fdi e FI non hanno la struttura sul territorio per fare altrettanto», osserva un esponente di primo piano del partito di via Bellerio. «Il risultato del centrodestra dipenderà proprio dalla tenuta della Lega», replicano da Fdi. E Forza Italia? «Con me in campo possiamo arrivare anche al 20%», rilancia dal canto suo Berlusconi.

Ultimo aggiornamento: 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA