Barbara Capovani, il piano per le Rems: «Più posti per i soggetti pericolosi»

La Lega rilancia: basta con la legge 180, in 4 anni vanno raddoppiate le strutture

Martedì 25 Aprile 2023 di Francesco Malfetano
Barbara Capovani, il piano per le Rems: «Più posti per i soggetti pericolosi»

Più strutture dedicate, norme ad hoc per i pazienti che soffrono di disturbo anti-sociale e la qualifica di pubblici ufficiali per i sanitari più a rischio. All’indomani dell’omicidio della psichiatra pisana Barbara Capovani, il governo a guida Giorgia Meloni prova a rilanciare quella riforma dell’assistenza psichiatrica rimasta al palo ormai da anni. «Dobbiamo fare in modo che non accada mai più» è il monito del ministro della Salute Orazio Schillaci che, a sei mesi dall’insediamento, annuncia per domani «una nuova riunione per la riorganizzazione del tavolo sulla psichiatria».

Al netto dei posti di polizia già istituiti negli ospedali e della procedibilità d’ufficio per chi aggredisce personale sanitario e sociosanitario, il problema della salute è infatti molto articolato sul territorio e richiede diversi interventi.

Barbara Capovani uccisa a Pisa, la psichiatra Emi Bondi: «Mancano duemila professionisti, ormai conviviamo con la paura»

GLI INTERVENTI

Dopo la legge Basaglia - che compie 45 anni il prossimo maggio e che permise la chiusura dei manicomi - la svolta che nel 2014 portò al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) non si è mai veramente realizzata. La creazione della Rems (Residenze per le Misure di Sicurezza), strutture sanitarie residenziali con non più di 20 posti letto, si è dimostrata inefficiente specie a causa delle scarse risorse e degli organici ristretti. «I sanitari impiegati devono essere di più - spiega Francesco Zaffini, presidente della commissione Affari Sociali e Salute del Senato in quota Fratelli d’Italia - e soprattutto che non siano mai soli. Quelle figure professionali che lavorano in contesti delicati come le strutture per pazienti psichiatrici, i Sert o i pronto soccorso devono essere sempre assistiti. Se accanto ad uno psichiatra o ad un medico c’è un infermiere aumenta la sicurezza di entrambi». 

A questa stessa tipologia di sanitari peraltro, un po’ come già avvenuto per i docenti, il governo potrebbe riconoscere lo status di pubblico ufficiale, aumentando le pene in caso di aggressione. Non solo però. Perché al di là dei 10mila operatori necessari nei servizi di salute mentale secondo gli esperti il problema è soprattutto giuridico. «Le Rems - spiega Massimo Cozza, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Roma 2, fra i direttori dei dipartimenti che hanno lanciato ieri una lettera-appello al governo e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella - non sono adatte per tutti, in particolare per i pazienti che soffrono di disturbo antisociale, a rischio di atti violenti, come è stato per l’uomo che ha ucciso la psichiatra. Questi pazienti restano a carico dei servizi del territorio, nei dipartimenti di salute mentale, senza che questi abbiano le forze e le condizioni per affrontare le esplosioni di violenza. La richiesta è quella di cambiare il codice penale, fermo al Codice Rocco degli anni ‘30. La proposta è di aprire in alcune carceri alcune sezioni specializzate per i pazienti con disturbo psicotico antisociale che si sono macchiati di reati».

LE STRUTTURE

Un’istanza a cui pare determinata a dare una risposta la Lega. Da sempre particolarmente sensibile al tema (anche con uscite non proprio felici costate in passato a Matteo Salvini uno scontro con l’associazione degli psichiatri), ieri fonti del Carroccio hanno invocato una «necessaria e non più rimandabile profonda riflessione sulla legge 180 (la legge Basaglia, ndr). Troppo spesso medici, personale sanitario, famiglie e pazienti sono lasciati soli: serve una norma nuova e aggiornata». La Lega ha in mente una strategia precisa che parte dal varo di un Piano sperimentale quadriennale per la Salute mentale ed individua nei disturbi mentali severi e complessi il target prioritario di questo Piano, proponendo da un lato il raddoppio dei posti letto ospedalieri (oggi stimati a circa 1 per 10.000 abitanti) e dall’altro la realizzazione di nuovi modelli residenziali, ossia “soluzioni abitative” da individuare nel patrimonio immobiliare pubblico.

Per di più rimettendo in sicurezza le tante strutture vetuste ancora in uso oggi nonostante angoli bui, spazi di attesa ristretti e vetri frangibili. Anche perché, come mostra uno studio della Società Italiana di Psichiatria, le sole 31 Rems italiane vengono spesso utilizzate come «parcheggio» di indagati sottoposti a misure di detenzione provvisoria, per di più spesso senza malattie mentali conclamate. Il che rende impossibile seguire in maniera adeguata i pazienti che hanno realmente necessità di aiuto e allunga a dismisura le liste d’attesa per l’accesso a queste strutture. Oggi infatti il tempo medio di attesa è di 304 giorni, con regioni come Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio in cui l’attesa arriva fino a 458 giorni per paziente che il più delle volte soffre di nevrosi, malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool e di psicosi.

Ultimo aggiornamento: 06:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA