Autostrade, Marcucci (Pd): «Conte non perda altro tempo, trattativa dura ma si deve decidere»

Venerdì 10 Luglio 2020 di Diodato Pirone
Autostrade, Marcucci (Pd): «Conte non perda altro tempo, trattativa dura ma si deve decidere»

Senatore Marcucci, il caso Autostrade è ogni giorno più caldo e comporta rischi sempre più alti anche per il governo. Come disinnescarlo?
«Faccio mio il richiamo che ormai il segretario del mio partito, Nicola Zingaretti, fa da settimane a questa parte: ormai ci sono molti file di estrema importanza che vanno approfonditi in tutti i loro aspetti. Ma poi occorre uscire dalla fase di studio o di trattativa e prendere una decisione. Per il governo non è più tempo di rinviare ma di prendere strade e di percorrerle fino in fondo».

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Il caso Autostrade va avanti da due anni.
«E' obiettivamente un caso particolare perché ho l'impressione, confermata da qualche fatto, che il dossier - difficilissimo - si è ulteriormente complicato per l'eredità ricevuta dal governo precedente. Durante il quale ci sono stati scontri formidabili su questo tema dentro la maggioranza dell'epoca. Francamente noi, come Pd, non possiamo sentirci responsabili dei due anni passati sul dossier».

Intanto il nuovo ponte è praticamente pronto...
«Il nuovo ponte è stato costruito a tempo di record e dunque a questo punto sarebbe assurdo perdere tempo nel riaprirlo. Per quanto possa sembrare paradossale se il modo più veloce di far entrare in funzione il ponte è quello di affidarlo ad Aspi in via provvisoria farei di necessità virtù. Diverso è il destino della concessione...».

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E cioè?
«C'è stato un dramma che non può rimanere senza colpevoli. La magistratura deve fare la sua parte e individuare le responsabilità penali e tuttavia non si può non vedere un certo grado di responsabilità da parte di chi doveva controllare e manutenere quel ponte».

Dunque via libera alla revoca...
«Io sono capogruppo al Senato, non faccio parte del governo. Ed è il governo che ha il mandato da parte del Parlamento a risolvere la questione».

Come secondo lei?
«Intanto ha fatto benissimo la ministra De Micheli a convocare oggi Aspi perché quello che serve è avviare una trattativa dura, severa, diretta e poi prendere una decisione in tempi brevi».

E cosa dovrebbe fare Autostrade?
«Venire al tavolo di trattative con proposte serie. I temi sono stranoti e già arati: taglio dei pedaggi, aumento degli investimenti, livelli di sicurezza più alti, verificabilità delle intese. Si tratta di trovare un accordo su questi temi che sia netto e trasparente».

E basta?
«Eh no. A mio giudizio serve una disponibilità dell'azienda anche sul fronte degli assetti azionari. Che nelle ultime ore mi pare stia arrivando. Sarebbe certo risolutiva».
Si tratta di temi che erano in campo anche prima del lockdown.
«E' per questo che il governo non deve perdere più tempo».

Il suo è un atto d'accusa verso Palazzo Chigi?
«No. E' un appello. Io non sono critico verso il presidente del Consiglio. Secondo me sta facendo un buon lavoro su emergenze difficilissime e in particolare nel rapporto con l'Europa. Io poi ho avuto modo di apprezzare anche gli Stati Generali che secondo me hanno raccolto suggerimenti utili. E tuttavia Palazzo Chigi deve dimostrare di sapere che il tempo è una variabile rilevante. E ora il premier deve decidere su questo e su altri dossier pungolando anche i vari ministri responsabili dei diversi comparti».

Marcucci, al di là di Autostrade cosa ne pensa dell'apertura fatta da Prodi su un ingresso di Forza Italia in maggioranza? In Senato avrete tirato un bel sospiro di sollievo.
«Apprezzo non da ora l'atteggiamento di Forza Italia.

Quando Tajani dice che non vuole votare a scatola chiusa lo scostamento di bilancio ma capire cosa c'è dentro dice una cosa utile al Paese. Non vuol dire che ci sia disponibilità a entrare in maggioranza ma un atteggiamento costruttivo e non orientato solo a incassare voti come accade per Lega e Fratelli d'Italia. E poi penso che l'Europa sarà la discriminante di molte cose, la differenza la farà la distanza fra chi capisce che la soluzione dei nostri problemi passa per l'Europa e chi no. E questo elemento determinerà gli scenari futuri».

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