Autonomia, Sbarra (Cisl): «Ha ragione Mattarella: l’Italia non va spaccata»

«Il governo si confronti con noi sul fisco, giù le aliquote per lavoratori e pensionati

Lunedì 23 Gennaio 2023 di Luca Cifoni
Autonomia, Sbarra: «Ha ragione Mattarella l’Italia non va spaccata»

Segretario Sbarra, il governo sembra deciso ad andare avanti con l’autonomia differenziata. Come valuta il testo in discussione?
 

«Aspettiamo di conoscere la posizione definitiva del governo.

La Cisl guarda al tema dell’autonomia regionale senza pregiudizi. Un conferimento ben perimetrato di competenze può essere una via utile per responsabilizzare le amministrazioni e aumentare efficacia ed efficienza dei servizi. Ma bisogna tenere alta la guardia sui gravi rischi di un provvedimento non adeguatamente concertato. Non si deve intaccare il principio di unità e solidarietà nazionale. Il tema è unire il Paese, abbattendo il divario tra aree forti e deboli».

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Uno dei nodi più delicati è quello dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da assicurare su tutto il territorio nazionale.

«Guardi, noi pensiamo che occorre fare tesoro delle parole del Presidente Mattarella sull’unità nazionale da rafforzare rimuovendo le diseguaglianze che impediscono ai cittadini di accedere ai diritti ed ai servizi fondamentali, a partire proprio dai Lep. Un bambino nato a Reggio Calabria o a Palermo deve avere lo stesso livello di servizi essenziali di un bambino nato a Milano o Trieste. Questo principio costituzionale deve valere per tutti i diritti di cittadinanza: istruzione, sanità, trasporti, lavoro, pubblica amministrazione, politiche sociali, infrastrutture. Anche per questo l’elaborazione del provvedimento deve vedere la massima partecipazione, con il pieno coinvolgimento del Parlamento, della Conferenza Stato-Regioni, Anci e parti sociali».

La pandemia ha evidenziato la fragilità del sistema sanitario. Ritiene saggio concentrare ancora di più la sua gestione nelle mani delle Regioni?

«La sanità italiana paga il prezzo in termini di programmazione, gestione e mancati investimenti dei continui tagli lineari operato dai vari governi, oltre 35 miliardi di tagli che hanno inferto un colpo terribile alla tenuta ed alla sua efficienza. Ciò nonostante infermieri, operatori sanitari, medici negli anni terribili della pandemia hanno reso un servizio eroico al Paese in tutte le regioni, con un sacrificio enorme anche in termini di vite. Bisogna rafforzare con dotazioni finanziarie il Fondo Sanitario Nazionale, rilanciare la medicina territoriale, i servizi socio sanitari, oltre al sistema ospedaliero. Vanno sbloccate le assunzioni e le stabilizzazioni del precariato e spezzate le disuguaglianze che separano Nord e Sud».

Il persistere dell’inflazione a livelli alti mina il potere d’acquisto. Come si muoverà il sindacato con la prossima stagione di rinnovi contrattuali?

«Noi chiediamo al premier Meloni di aprire subito un tavolo di confronto per stabilire impegni certi sia nella risposta immediata e di emergenza, sia nella costruzione di un solido patto anti-inflazione. Serve un accordo fra imprese, sindacato ed esecutivo che passa dal rinnovo di tutti i contratti pubblici e privati, la detassazione dei frutti della contrattazione, l’estensione del secondo livello e la costruzione di nuovi meccanismi di riallineamento dei redditi al carovita. Rimane prioritario il taglio del cuneo per 5 punti, tutti concentrati sul lavoro. E sul fronte dell’inflazione è fondamentale vigilare e mettere sotto controllo tutti i prezzi e le tariffe, arginando la speculazione anche sui generi alimentari e di largo consumo. Va ripristinato il taglio delle accise sui carburanti».

Tra i primi dossier c’è quello della riforma del fisco. Quali sono le vostre richieste?

«È la madre di tutte le riforme su cui chiediamo di aprire un confronto con il governo. Il sistema fiscale italiano ha bisogno di maggiore equità, salvaguardando il principio costituzionale della progressività. Bisogna abbattere le aliquote fiscali per i lavoratori e pensionati, premiare le imprese che investono ed assumono a tempo indeterminato, assicurare una stretta sull’evasione e l’elusione, alzare ulteriormente la soglia di prelievo sugli extraprofitti. Bisogna anche tornare a parlare di fiscal drag, restituendo e redistribuendo alle fasce medie e popolari del lavoro dipendente e delle pensioni il drenaggio fiscale dovuto agli aumenti nominali di reddito».

Intanto è partito il tavolo sulle pensioni. In campo c’è la proposta di “quota 41” che però è costosa per lo Stato.

«Abbiamo apprezzato la disponibilità del governo al confronto. Dobbiamo lavorare insieme alla costruzione di un modello pensionistico che restituisca ad ogni lavoratore il diritto a una pensione dignitosa e a un’uscita più flessibile dal circuito produttivo a partire dal riconoscimento della libertà di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età e di assicurare uscite volontarie dal mercato del lavoro dai 62 anni. Va fatto un passo indietro su Opzione donna, con il ritorno ai requisiti precedenti».

Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA