Autonomia, Staiano: «Riforma incostituzionale. Chi lascia dietro il Meridione ferma la locomotiva Italia»

Sabato 31 Dicembre 2022 di Francesco Bechis
Autonomia, Staiano: «Riforma incostituzionale. Chi lascia dietro il Meridione ferma la locomotiva Italia»

«Se si ferma l'ultimo vagone, si ferma tutta la locomotiva». Sandro Staiano, ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Napoli e presidente dell'Associazione italiana dei costituzionalisti (Aic), boccia la riforma autonomista targata Lega.

Che giudizio dà della nuova bozza Calderoli?
«La sostanza non cambia.

Il Parlamento rimane emarginato. Di fatto ratifica intese blindate tra governo e regioni che chiedono autonomia».

Calderoli corre, per alcuni troppo. L'autonomia è un'urgenza?
«No, chiariamo questo punto: non c'è alcuna emergenza. Come non esiste un obbligo costituzionale di trasferire queste funzioni. La fretta è cattiva consigliera e rischia di creare un'altra frattura del sistema».

Ma l'autonomia è prevista in Costituzione. Giusto?
«Giusto, ma non è scritto da nessuna parte che le Regioni possano chiedere qualsiasi funzione allo Stato. Nella nuova legge manca un'analisi di impatto preventiva: quanto costa per lo Stato e la Regione il trasferimento della funzione? Si può fare? Peraltro si va avanti senza che l'aula si esprima».

Nel Ddl Calderoli è previsto il parere della Commissione affari regionali sullo schema d'intesa.
«Un parere però non vincolante. E a ben vedere l'intesa tra governo e Regioni è intoccabile perché il Parlamento non può modificarla. Come si possa decidere cosa le Camere possano fare o meno senza modificare la Costituzione è un mistero».

Altra criticità: i Livelli essenziali delle prestazioni si determineranno con un Dcpm. Un atto amministrativo, che dall'aula non passa.
«Una violazione della riserva di legge del 117, a mio parere assoluta, che spiega come sia competenza esclusiva dello Stato definire questi servizi essenziali. Serve una legge che stabilisca almeno i criteri o le modalità».

Insomma, gran parte dell'iter si decide tra Palazzo Chigi e le giunte regionali.
«Una marginalizzazione del Parlamento inspiegabile. Ma sui Lep il problema vero è un altro».

Quale?
«Questi diritti essenziali dei cittadini, dai trasporti alla Sanità, devono essere finanziati. La nuova bozza Calderoli non scioglie il nodo: come e dove si trovano le risorse? Senza soldi, rimangono diritti virtuali. Eppure sugli asili nido questa garanzia è stata data: si è deciso che la disponibilità dei posti non deve essere inferiore al 33%. Poi però il precedente governo ha stanziato i fondi».

Come se ne esce?
«Un'idea è istituire un fondo perequativo per arginare i divari tra Regioni del Nord e Sud».

Rispetto alle intese di Veneto e Lombardia del 2019, nella legge Calderoli non si parla più di residuo fiscale e di trasferimento di entrate erariali. Un passo avanti?
«Non se ne parla direttamente, ma il pericolo resta. È ancora presente un riferimento alla spesa storica che rischia di dare il via a una forte sperequazione tra Nord e Sud».

Un parere da costituzionalista: questa legge rischia la bocciatura della Corte Costituzionale?
«Diciamo che l'impianto confuso e l'approccio sconsiderato al tema rendono probabile un intervento. È successo dopo la riforma del titolo V della Carta, quando per anni la Corte ha corretto il tiro con la sua giurisprudenza. Ma non è un esito auspicabile: è la politica a dover decidere».

Professore, è vero che c'è chi vuole fare melina rispetto alle richieste di autonomia delle Regioni del Nord?
«Ma il punto è che non sappiamo cosa richiedano queste Regioni. Fin dove si estenda il confine. Dopo i referendum Veneto e Lombardia hanno chiesto la delega di tutte le materie e le relative entrate erariali. Un uso strumentale dell'articolo 116 comma 3 della Costituzione».

L'autonomia non è un'occasione per responsabilizzare anche una classe dirigente al Sud?
«Nessun dubbio, come ogni vero meridionalista riconosce il Sud ha enormi problemi di classe dirigente e di efficienza. Ma il Nord non ne è esente. Il caso della sanità lombarda durante la pandemia, specie quella privata, fa riflettere».

Insomma, a suo parere questa riforma divide il Paese?
È figlia di una logica estrattiva, che punta al pompaggio delle risorse meridionali verso Nord. Non capiscono che se l'ultimo vagone va più lento, rallenta tutta la locomotiva».

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