Autonomia, l'affondo di Bonaccini: non ci sono risorse per la riforma

Giovedì 24 Agosto 2023 di Andrea Bassi
Autonomia, l'affondo di Bonaccini: non ci sono risorse per la riforma

Sul dossier dell'Autonomia differenziata c'è fibrillazione.

Tra i governatori del Nord aleggia nervosismo. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato che il primo settembre pubblicherà dei dati che dimostrano che la spesa pubblica dello Stato nella sua Regione è bassa (e il corollario è che le tasse pagate sono alte). E per il suo sito "anti-Svimez" ha anche annunciato che chiederà dei contributi pubblici (proprio per pareggiare i conti con la Svimez). Il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha chiesto che i Lep (i livelli essenziali delle prestazioni da garantire in tutte le Regioni) «non siano un paravento» per non fare l'autonomia.

Ma in realtà è proprio sui Lep che il progetto del ministro leghista Roberto Calderoli si sta arenando. La ragione l'ha spiegata ieri il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «Per la legge Calderoli», ha detto parlando al Meeting di Rimini, «sono sicuro che non ci sono le risorse nella legge di Bilancio». Come nel gioco dell'Oca si torna sempre alla casella di partenza. Per assicurare più aule, più insegnanti, più medici, più autobus di linea, più strade, più ferrovie, per pareggiare i servizi in tutto il Paese, servono soldi. E tanti. Per adesso non ci sono. Anzi. C'è il rischio che alla fine, a pagare il conto dei Lep che servono a Veneto e Lombardia per ottenere l'autonomia differenziata, siano altri capitoli dello Stato centrale: le pensioni, la sicurezza, l'illuminazione pubblica. È la ragione che ha portato quattro autorevoli membri del Clep, il Comitato voluto dallo stesso Calderoli per stabilire i livelli essenziali delle prestazioni, a dimettersi. L'ex ministro Franco Bassanini, il presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Gallo, l'ex Presidente del consiglio Giuliano Amato e il presidente emerito del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, hanno lasciato il Clep motivando l'uscita con la mancata volontà del Comitato stesso di prendere il toro per le corna e stabilire quali sono tutti i servizi essenziali che devono essere garantiti ai cittadini, e non solo quelli necessari per l'autonomia differenziata. Ma i dubbi (per usare un eufemismo) sulle risorse per finanziare i Lep, sono stati espressi anche da altri autorevoli componenti del Comitato dei saggi voluto da Calderoli. Il gruppo che si è occupato degli effetti sulla finanza pubblica, e del quale fanno parte il governatore uscente della Banca d'Italia Ignazio Visco e il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, nel suo documento conclusivo ha sottolineato il rischio che con l'autonomia che si sta configurando le Regioni più ricche abbiano sempre più risorse a disposizione e quelle povere sempre meno servizi. Difficile andare avanti con dubbi così profondi espressi da personalità così autorevoli.

GLI EMENDAMENTI

Ma ci sono anche altre questioni alla base del nervosismo dei governatori del Nord. Il progetto di autonomia differenziata sta perdendo pezzi sotto la raffica di emendamenti presentati da Fratelli d'Italia. E non soltanto al disegno di legge Calderoli. Tra gli emendamenti approvati alla delega fiscale, licenziata definitivamente a inizio agosto, ce n'è anche uno che obbliga alla "perequazione orizzontale" le Regioni più ricche. Che significa? Che chi ha più soldi dovrà finanziare i territori che hanno una capacità fiscale minore. Gli autonomisti hanno sempre spinto perché il meccanismo fosse solo quello della «perequazione verticale». I soldi cioè, avrebbe dovuto metterli solo lo Stato. Il percorso insomma appare in salita. E Bonaccini già profetizza che alla fine «non se ne farà nulla».
Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA