Un documento ufficiale pubblicato sul sito del Senato e diffuso sui social media.
Autonomia, 112 miliardi di tasse finirebbero alle regioni del Nord
L’opposizione è scesa immediatamente in campo. Alessandra Maiorino, vice presidente del Senato del Movimento Cinque Stelle ha chiesto a Calderoli di «fermare il folle treno dell’autonomia». Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, ha attaccato il disegno di legge «che spacca l’Italia». Sulla stessa linea il responsabile Sud del partito, Marco Sarracino. «Il servizio bilancio della Senato», ha spiegato, «prima certifica che il disegno di legge Calderoli spacca l’Italia aumentando divari e diseguaglianze, poi si parla di errore nella pubblicazione, quando invece da una lettura del documento, poi ritirato, a nostro giudizio non viene rilevato nulla di sbagliato». Il Senato ha provato a spegnere la tensione pubblicando una nota in cui derubricava lo studio a «bozza provvisoria» ancora «da verificare» pubblicata «erroneamente». La toppa però, è apparsa subito peggiore del buco. Il documento del Servizio del Bilancio era presente nelle caselle elettroniche dei senatori da venerdì scorso. Ed era stato pubblicato sul sito della Commissione.
Difficile che nessuno se ne fosse accorto e non lo avesse letto. Anche il pungente post su Linkedin è apparsa una modalità inusuale per “comunicare” un dossier tecnico del Senato. Il sospetto, insomma, è che dietro questo giallo si nasconda un messaggio politico alla Lega. E a Calderoli.
Che fine farà adesso il dossier del Senato? In un secondo comunicato diffuso dall’ufficio stampa di Palazzo Madama, diramato nella serata di ieri, è stato precisato che il documento non sarà ritirato e neppure modificato.
LA REAZIONE
Le obiezioni insomma, restano lì, anche perché le opposizioni hanno iniziato a gridare alla «censura». Il ring della Commissione Affari Costituzionali riaprirà a questo punto martedì prossimo, quando inizierà il ciclo di audizioni sul progetto Calderoli. I primi ad essere sentiti saranno i governatori delle Regioni, compresi Luca Zaia, Attilio Fontana, Michele Emiliano e Francesco Rocca del Lazio. Poi toccherà a esperti, sindacati e associazioni. Verranno ascoltate Confindustria, l’Ance (l’associazione dei costruttori), Il primo giorno gli auditi saranno ben 15. Difficilmente sarà possibile quell’esame «approfondito» che era stato promesso su un tema così importante per il futuro del Paese. Ed anche per il futuro del ministro Calderoli.
In una recente intervista, il leghista ha detto che senza l’approvazione dell’autonomia considererà chiusa la sua esperienza politica. «Davvero - ha aggiunto - non come Renzi». E a questo proposito ieri i giornalisti in Senato a margine della Commissione gli hanno chiesto come stesse. «Non sto», ha risposto, «né meglio né peggio rispetto a ieri, se si va avanti sto meglio sempre».