Aveva affermato di essere la madre di Vladimir Putin. È morta lo scorso 31 maggio a 96 anni, Vera Putina, la donna georgiana che nel 1999 dichiarò di aver abbandonato quando era bambino l'attuale presidente russo.
LA BIOGRAFIA
Vera Nikolaevna Putina era nata nel settembre del '26 nel distretto russo di Ochyorsk. La donna ha sostenuto che mentre studiava meccanizzazione agricola all'università aveva avuto una relazione con Platon Privalov, un meccanico del quale era rimasta incinta. Successivamente aveva però scoperto che l'uomo era già sposato e voleva rubare il bambino perché sua moglie era sterile. Il bambino, sempre secondo la versione della donna, sarebbe nato il 7 ottobre 1950 – esattamente due anni prima della data di nascita ufficiale di Putin – e sarebbe cresciuto, con il soprannome di "Vova" nel povero villaggio georgiano di Metekhi, a un'ora di macchina dalla capitale Tbilisi. Il nome del bambino sarebbe stato registrato in una scuola vicina tra il '59 e il '60 e nel 2008 un'ex insegnante locale, Shura Gabinashvili, ha affermato in un'intervista al Daily Telegraph di avergli dato lezioni di russo: «Amava le favole russe e il russo era la sua materia preferita», ha detto.
Poi Vera aveva sposato Giorgi Osepahvili, un soldato georgiano, dal quale avrebbe avuto altri figli e il nuovo marito avrebbe insistito perché abbandonasse il suo primogenito. Così la donna avrebbe lasciato il piccolo di 9 anni dai suoi genitori in Russia. Un anno dopo, però, il nonno del ragazzo lo avrebbe portato in un orfanotrofio.
Vera in seguito ha ipotizzato che i genitori adottivi di Putin a San Pietroburgo, entrambi quarantenni quando Putin è nato, e i cui due figli maggiori erano morti durante l'infanzia, avessero adottato suo figlio.
Vera aveva raccontato di avere scoperto che suo figlio si era unito al KGB, ma pensava che non lo avrebbe mai più rivisto. Fino al '99, guardando ai notiziari sul nuovo primo ministro russo riconobbe immediatamente Vladimir Putin come suo figlio perché «camminava come un'anatra».
MORTI SOSPETTE
Negli anni scorsi due giornalisti che stavano facendo indagini su questa vicenda sono morti. Il primo, il russo Artyom Borovik, un eminente critico del Cremlino che all'epoca stava lavorando a un documentario sull'infanzia di Putin, morì in un incidente aereo all'aeroporto internazionale di Sheremetyevo il 9 marzo 2000. Il secondo, il giornalista italiano Antonio Russo, assassinato lo stesso anno mentre copriva la seconda guerra cecena. Vera si era offerta di fare un test del DNA per dimostrare la sua storia, ma quando ha parlato con The Daily Telegraph nel 2008, la Russia aveva appena lanciato un'invasione su larga scala della Georgia in una disputa sullo stato separatista dell'Ossezia del Sud.
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