Vasco Rossi all'Olimpico: «Roma mi regala nuove energie. Non smetto più: farò concerti tutti gli anni»

Parla il rocker, che oggi e domani suonerà allo stadio Olimpico: Vivo ogni esibizione come se fosse l’ultima: credevo di morire giovane

Venerdì 16 Giugno 2023 di Mattia Marzi
Vasco Rossi all'Olimpico: «Roma mi regala nuove energie. Non smetto e me la godo: farò concerti tutti gli anni»

«Roma è Roma, ci sto sempre bene. Respiro la sua aria: quel ponentino, qui, mi ha sempre portato bene. Avrà anche le sue criticità. Chi non he ha. Però per me sarà sempre la città eterna, la nostra capitale internazionale. Maestosa, ricca di storia e della sua grandezza», dice Vasco Rossi.

Il re del rock italiano, 71 anni, cinquanta dei quali passati sui palchi e in studio, è arrivato nella Capitale. Stasera e domani salirà sul palco dello Stadio Olimpico, per le due tappe romane - entrambe sold out - del suo tour negli stadi: ad attenderlo oltre 120 mila spettatori complessivi (sono invece 450 mila quelli che hanno acquistato i biglietti per i concerti del tour: partito dal Dall'Ara di Bologna il 6 giugno scorso dopo la data zero del 2 giugno a Rimini, chiuderà il 28 e 29 giugno a Salerno, ndr). In questa intervista si racconta in esclusiva a Il Messaggero.

Vasco Rossi: «Forse me la godo per l'ultima volta. A 71 anni oggi ci sei e domani...»

Cosa rappresenta Roma per lei?
«Una bellissima donna che mi ha affascinato e conquistato al primo incontro. Da quando ci venivo in giro per promozione in Rai nei primi Anni '80 e la giravo a piedi, sconosciuto e libero, alla svolta con Vita spericolata. Ricordo i primi concerti allo Stadio Flaminio, che dopo di me non è stato più concesso. E poi all'Olimpico, dove suono dal 1991. Un anno fa, dopo le due memorabili serate al Circo Massimo, ho ricevuto pure la Lupa d'Oro: mi avete incoronato gladiatore».

«Forse me la godo per l'ultima volta», ha detto lo scorso novembre quando ha svelato le date del tour. Battuta scaramantica oppure l'idea di appendere il microfono al chiodo la tenta sul serio, dopo una vita «al massimo»?
«Me la godo sempre come se fosse l'ultima (ride). Sono in perfetta forma e ogni anno cercherò di portare un po' di gioia. Perché ogni anno ci sarà un concerto di Vasco».

Si è dato scadenze? Ci si vede a 80 anni ancora sul palco?
«Per fortuna un artista non porta una data di scadenza. È il pubblico che decide. Oppure il destino. Ad oggi mi sento ancora il migliore interprete di me stesso».

A un film biografico sulla sua vita, oggi che il genere va forte al botteghino, ci ha mai pensato?
«Sta per uscire. Lo abbiamo appena annunciato. Non è un film, ma una docu-serie intitolata Il Supervissuto (in autunno su Netflix, ndr). Solo che a interpretare il protagonista sono io: non uso controfigure (ride). La regia è di Pepsy Romanoff, il mio braccio destro da anni per tutto ciò che riguarda video e film dei miei concerti».
«Fino a 20 anni pensavo si potesse cambiare il sistema, dopo ho costruito un sistema mio», ha detto.

I ventenni che fanno musica oggi hanno l'ambizione di cambiare il sistema?
«Oggi vedo più l'aspirazione a fare la rockstar che a essere delle vere rockstar. A me sono tutti molti simpatici, sento che sono affezionati alle mie canzoni. Ricambio il loro affetto. Però io sto nel mio rock, che dà libertà e non morirà mai».

Come mai quest'anno non è andato a festeggiare il quarantennale di "Vita spericolata", la sua canzone più iconica, sul palco dove la cantò in pubblico per la prima volta e che le spalancò le porte del successo nazionalpopolare, quello del Festival di Sanremo? Amadeus l'ha cercata?
«Amadeus e non solo lui: tutti i direttori artistici passati mi hanno cercato negli anni. Io ci sono andato nel 2005: conduceva Paolo Bonolis e io andai per chiudere un cerchio, restituendo il microfono che mi ero messo in tasca nell''82, l'anno di Vado al massimo. A me la tv piace poco. Preferisco i palchi dei concerti: quando salgo sul palco e la musica comincia per me tutto torna. Lì sono veramente presente».

Quest'anno comincia il concerto con "Dillo alla luna", che non suonava dal 2012: che significato ha oggi?
«Stiamo vivendo un momento duro e complicato, per tanti motivi. Al mio popolo raccomando di stare in guardia, di stare svegli, di fare attenzione. Ma non bisogna smettere di sognare».

E dei giovani cosa pensa?
«Il loro è un punto di vista nuovo. Saranno indifferenti alla politica ma hanno un nuovo senso del sociale. Penso al loro impegno sul fronte ambientale. Oggi Siamo solo noi la dedico a loro: il futuro è nelle loro mani. Vanno ascoltati e rispettati e gli vanno offerte delle opportunità. Non lasciamoli soli e precari».

Cosa manca alla carriera di Vasco?
«Niente. Ho avuto la vita che volevo. Pienamente vissuta. E rifarei tutto daccapo esattamente così: stessi errori, stesse passioni, stesse delusioni, come canto in Se ti potessi dire. Pensavo di morire giovane. E adesso sono qui, supervissuto: vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo».

Un erede artistico ce l'ha o no?
«Direi che un Vasco Rossi basta e avanza: non mi replicate (ride)».

Ultimo aggiornamento: 07:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA