Vasco Rossi le canta ai No vax: «Credo nella scienza e non ascolto i cretini»

Il rocker: «Se ho il mal di denti prendo un farmaco, non parlo con un santone»

Giovedì 14 Ottobre 2021 di Mattia Marzi
Vasco Rossi le canta ai No vax: «Credo nella scienza e non ascolto i cretini»

Non è da lui mandarle a dire. Non l'ha mai fatto. Vasco Rossi arriva e mena duro, come le canzoni del nuovo album Siamo qui. Uscirà il 12 novembre. L'attesa è tanta: l'ultimo, Sono innocente, risale a sette anni fa. Un'anticipazione arriverà domani con l'omonimo singolo. Ma il 69enne rocker di Zocca si è già portato avanti, presentando tutto il disco ieri con una conferenza stampa a Milano.
Rock senza fronzoli, a partire dal brano che lo apre, XI comandamento, in cui si rivolge ai nuovi governanti che sull'onda di estremismi, populismi, fake news, si prospettano all'orizzonte.

Vasco Rossi, attacco ai No vax

 

«Non sono contro la destra, è giusto che ci sia. Ma non deve essere pericolosa. I toni della Meloni e di Salvini sono divisivi, creano solo odio per avere consensi», dice. Poi, per alleggerire i toni, aggiunge: «Ho detto Meloni e Salvini? Ops, cancellate subito».
Pensi a cantare, le diranno: come risponde?
«Io pago le tasse qui, a differenza di certi che hanno la residenza a Montecarlo, e dico quello che voglio. Ho scritto un testo alla Jannacci, ironico: Conviene arrendersi all'evidenza, non puoi discuterci con l'ignoranza».
Ma qual è questo undicesimo comandamento?
«Ah, saperlo. Aspetto che ce lo dicano i populisti. Forse sarà di amare loro più di qualsiasi altra cosa. Sento che sta arrivando una valanga di ignoranza generale».
Allude per caso anche ai no vax?
«Sì.

Io credo nella scienza. Quando ho il mal di denti prendo l'antidolorifico, non parlo con un santone e non ascolto i cretini sui social. Non condivido quello che va raccontando in giro il mio amico Red Ronnie (Il green pass è un ricatto, ndr). Parla di argomenti che non conosce. Una volta ha detto che i testi dei rapper sono violenti e diseducativi. Mi sembrava di sentire Nantas Salvalaggio quando diceva che io ero un cattivo esempio perché cantavo Coca-Cola (Bollicine, ndr). Facevo paura ai benpensanti».

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Perché?
«Inneggiavo al godimento, raccontando la vita dei ragazzi dell'epoca. Ora, invece, ho capito che il godimento è mortifero».
E che fa, alle porte dei 70 anni (li compirà a febbraio)?
«Parlo della condizione umana, come nel singolo che dà il titolo all'album: siamo esseri gettati nel mondo. Parlo al plurale perché rappresento un popolo che continua a seguirmi».
Si sente un profeta?
«Non lo sono mai stato. Ma racconto sentimenti universali, nei quali molti si riconoscono. Per Siamo qui mi sono ispirato a Heidegger. Durante il lockdown ho combattuto l'angoscia leggendo. Questa canzone chiude un cerchio aperto quarant'anni fa con Siamo solo noi. All'epoca eravamo illusi: ora siamo delusi».
Altri passaggi salienti del disco?
«In Ho ritrovato te parlo della riscoperta della vita: sono nato e poi risorto (allude alla malattia del 2011, ndr). E poi c'è una canzone in cui mi sono divertito a raccontare come sono i rapporti di oggi. Si intitola L'amore l'amore. Ha presente la sessualità fluida? Ecco. Un giorno uno si sveglia uomo e alla sera, incredibile ma vero, si potrebbe sentire donna. Io sono aperto a tutto: l'importante è che ci sia l'amore, appunto».
Per stare insieme a una persona per molto tempo, come lei con la sua Laura (si conobbero nell'88 e si sono sposati nel 2012, ndr), cosa serve?
«Saper chiudere un occhio. A volte anche due. Non puoi pensare più di innamorarti della prima che capita, quando metti al mondo un figlio (il rocker si è detto amareggiato a proposito della condanna a un anno e dieci mesi per lesioni personali stradali gravi e omissione di soccorso inflitta lunedì dal tribunale monocratico di Roma al figlio Davide, nato da una precedente relazione, ndr)».
La scelta di non rinunciare alle chitarre è a suo modo politica?
«Sì. Nell'era del rap e della trap io vado in direzione ostinata e contraria. Sia chiaro, alcune produzioni di oggi mi piacciono e avevo proposto ai miei collaboratori di sperimentare con l'autotune. Però me l'hanno sconsigliato: sono troppo intonato, dicono (ride). Allora resto il Vasco di sempre».
Bolle in pentola qualcosa con i Maneskin?
«No. Ma mi piacciono molto. Mi sembra di rivedere me agli esordi: stessa potenza».
Li ha chiamati?
«No, non è da me. Però durante Sanremo li ho supportati sui social. Credo che la loro vittoria al Festival sia stata anche merito mio (ride)».
Chi altro le piace?
«Blanco. E Madame. Canta con il sesso».
E basta?
«Il fatto è questi nuovi cantanti hanno tutti vocine da bambini. Ma bisogna essere così per piacere alle donne di oggi?».
Dal tour del 2022 cosa ci si deve aspettare?
«Le date, sospese dal 2020, sono passate da cinque a undici (partenza il 20 maggio da Trento, doppietta al Circo Massimo di Roma l'11 e 12 giugno, ndr). Abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo. L'obiettivo è il cento per cento della capienza. Ma le certezze arriveranno solo dopo l'inverno».

 

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