The Great British Bake Off, Giuseppe Dell’Anno è il primo italiano a vincere: «Ho pianto fiumi di lacrime»

Giovedì 25 Novembre 2021 di Chiara Bruschi
The Great British Bake Off, Giuseppe Dell Anno è il primo italiano a vincere

LONDRA - I suoi tre figli di 5, 7 e 9 anni non sapevano che il vincitore del loro programma preferito, The Great British Bake Off, sarebbe stato proprio il loro papà. Giuseppe Dell’Anno ha dovuto mantenere il segreto per mesi e stenta a trattenere l’emozione mentre ci racconta il momento in cui, insieme alla sua famiglia, ha guardato l’episodio finale in cui è stato incoronato vincitore, il primo italiano a diventare il miglior pasticcere in uno dei programmi più seguiti del Regno Unito: «Abbiamo finito di registrare a luglio ma non potevo dirlo a nessuno.

I miei figli hanno scoperto tutto guardando una puntata a settimana. Non volevo rovinargli la sorpresa. Ieri sera erano agitatissimi e ho chiesto a mia moglie di riprendere la scena mentre guardavamo la tv. Quando hanno annunciato il mio nome sono saltati dalla gioia e io ho pianto fiumi di lacrime». La famiglia, per l’ingegnere 45enne che vive in Inghilterra da venti ma è originario di Gaeta, è fondamentale, come ci racconta ancora frastornato. E la cucina è molto più di una semplice passione, è un’eredità da tramandare, la sua «seconda natura».

Ha dedicato la vittoria a suo padre, come mai? 

«Mio padre Cosmo – che tutti chiamano Mimino – ha lavorato sulle navi da crociera Costa per vent’anni ed è sempre stato appassionato di pasticceria. A Pasqua preparava 40 pastiere per regalarle agli amici, a Natale ricordo decine di vassoi di paste per tutti. Ogni domenica cucinava un dolce e per me era una cosa normale. Quando mi sono trasferito lontano da casa mi sono imposto di imparare perché mi mancava tutto quello che vivevo con lui. La cucina è un affare di famiglia: ho un cugino decoratore, uno zio panettiere, quando ci rivediamo il cibo è l’argomento che regna sovrano».

E coi suoi figli?

«Voglio tramandare loro quello che ho imparato inconsapevolmente da bambino. È come se, insegnando la pasta frolla, stessi consegnando i gioielli di famiglia. La domenica mi svegliavo con mio padre che chiudeva i tortellini mentre facevo colazione. Sono ricordi bellissimi».

Lei però è un ingegnere, laureato a Pisa e con un master alla Cranfield University inglese.

«Ho sempre lavorato nel settore ricerca e sviluppo nell’ambito dei materiali. Quando ho inviato la domanda per Bake Off ho anche inviato un curriculum a Milano. Mi hanno assunto la scorsa estate. Due grandi cambiamenti tutti insieme».

State pensando di tornare in Italia?

«Per ora faccio la spola tra Milano e Bristol. Ho conosciuto mia moglie Laura sui banchi dell’Università a Pisa, lei è pugliese e un paio di anni fa abbiamo iniziato a pensare di tornare in patria per avvicinare i bambini alla famiglia, che è lontana e mi spiace da morire che non abbiano la stessa gioia che ho avuto io di condividere le domeniche coi nonni».

Il tempo è prezioso. Come mai ha deciso di partecipare al programma?

«Mio figlio maggiore mentre mangiava una mia torta mi ha detto: “Papà, you should be on Bake off”. Ho inviato la domanda di nascosto e ho girato il video di presentazione mentre erano a scuola… mi vergognavo».

Si aspettava di vincere?

«Per niente. Ho vissuto tutto il programma con una sindrome dell’impostore di proporzioni epiche. Sono stato tentato più volte di alzare il telefono e dire: “Non sono in grado”».

Ha portato un po’ della sua terra nelle ricette?

«Sì, in ogni piatto. “Breakfast in Gaeta” per esempio era ispirata alla merenda che mi dava mia nonna da bambino: un bicchiere di olive di Gaeta con pane fresco. Ci ho messo olive verdi e nere portate da casa e focaccia con olio pugliese di mio suocero. Quando ho ricevuto la stretta di mano di Paul Hollywood – il presentatore, ndr - mi sono commosso perché era una focaccia piena di ricordi e belle memorie».

Un consiglio per chi ha un sogno nel cassetto?

«Ho perso tanto tempo ed energie a chiedermi quando imbarazzante sarebbe stato se fosse successo questo o quello. Col senno di poi, non ne vale la pena. Meglio sostituire le energie negative con pensieri costruttivi, tentare. E poi dirsi: “Almeno ci ho provato”. Questa esperienza mi ha cambiato. Accettare il lavoro in Italia, nonostante le complicazioni, è figlio delle lezioni che ho imparato in Bake off».

E ora? Sarà chef o ingegnere?

«Amo il mio lavoro e non so se tutto questo clamore avrà una scadenza o si evolverà in qualcos’altro. Ma di una cosa sono certo: mi piacerebbe scrivere un libro con le ricette di papà».

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