La storia d’amore finita, magari così male da volerla scordare. Oppure, il ricordo di una vacanza con gli amici che, da ragazzi, sembrava indimenticabile, ma, da adulti, si è rivelata una come tante. O ancora quella creazione molto grande, che faceva collezionare sguardi ammirati, ma che un giorno ha attirato le occhiate, tutt’altro che compiaciute, del datore di lavoro. Sono tanti i tatuaggi che si cerca di rimuovere.
Anzi, sono sempre di più.
LE MOTIVAZIONI
Si stima che il mercato globale del settore delle cancellazioni arriverà a ottocento milioni di dollari nel 2027. Erano cinquecento milioni nel 2019. Il quaranta per cento è concentrato negli Usa, ma il trend si registra anche in Europa. E in Italia. «Nel mondo dei tatuaggi, si assiste a un fenomeno controtendenza: molti desiderano cancellarli - commenta il professor Leonardo Celleno, presidente Aideco-Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia - le ragioni sono varie. Il tatuaggio, spesso, si fa da giovani e ciò implica scelte di soggetti e tipologia che, in età più avanzata, possono non essere tanto gradevoli. Poi ci sono le ragioni dei rapporti umani, dal cambio di partner all’ambiente di lavoro. Possono esserci pure motivi medici». Il ripensamento è frequentemente legato all’età, ma non solo. «Per esperienza posso dire che perlopiù a pentirsi sono gli uomini - prosegue Celleno - d’altronde sono anche quelli che tendono ad avere i tatuaggi più grandi. Le richieste di rimozione si cominciano a vedere già intorno ai 28 anni, diciamo dall’età del matrimonio».
I "PENTITI"
Casi ci sono anche nel nostro Paese. Federica Pellegrini ha cancellato, trasformandolo, quello per Luca Marin. Belén Rodriguez ha documentato sui social la rimozione del tatuaggio fatto con Stefano De Martino, che poi ha cancellato alcuni dei suoi.
RIPENSAMENTI A CATENA
Non mancano i pentiti del ripensamento: «Asia Argento - racconta il suo tatuatore Marco Manzo, autore di molti tatuaggi di nomi noti - ha rimosso quello sulla pancia, con l’angelo, ma poi mi ha chiesto di rifarglielo».
Insomma, il fenomeno c’è e si vede, o forse sarebbe meglio dire, non si vede più. Cancellare un tatuaggio non è così semplice e può essere doloroso. Le storie sui social si rincorrono.
C’è perfino chi paragona l’operazione all’olio bollente sulla pelle. «I tatuaggi si rimuovono con il laser - spiega Celleno - ma questo tipo di intervento deve essere fatto rigorosamente da professionisti. Possono servire mesi per la cancellazione totale. Dipende dalle dimensioni del tattoo e dai colori. Ogni tinta richiede una precisa lunghezza d’onda per essere rimossa. Per il dolore esistono anestetici di superficie». Piccoli e grandi sacrifici per regalarsi l’emozione - e la libertà - di un passato da “riscrivere”.
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