Voleva essere sepolto accanto ai genitori in quel piccolo cimitero immerso nella campagna di Maccarese. Stefano D’Orazio, colonna dei Pooh, lo aveva ribadito ai familiari in più di un’occasione: «Quando arriverà il momento voglio stare accanto a mamma e papà». Certo, non immaginava che quel momento sarebbe arrivato così presto, il 6 novembre scorso, vittima del Covid a 72 anni.
«Stefano andava spesso a trovarli – racconta la fioraia locale – le tombe erano sempre in ordine». E chissà che ora il suo arrivo in quel cimitero abbandonato da anni dal Comune di Roma non aiuti a renderlo un po’ più decoroso per tutti, defunti e famiglie. Perché solo raggiungere il camposanto è diventata una via crucis».
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La strada, dissestata, è piena di dossi, senza manutenzione da decenni da parte del XII Municipio capitolino, un ostacolo quasi insuperabile. Ma è tutta la struttura gestita dall’Ama a essere cadente, all’ingresso il muro di cinta è degradato, piove nelle cappelle, molti cornicioni sono crollati. L’ossario Gruppo E, che ospita più di 100 defunti, è chiuso da tre anni, dopo segnalazioni di possibili crolli, l’Ama nell’ottobre 2017 ha puntellato la parete chiudendo l’area al pubblico. Da allora i parenti possono guardare le tombe solo da lontano e lasciare i fiori sulla recinzione che delimita i loculi. La presenza nel cimitero di Ennio Flaiano, della moglie Rosetta e della loro figlia Lelè, non è bastata finora a scuotere le coscienze degli amministratori. «Bella figura che farà il Comune di Roma con un cimitero in queste condizioni», commenta Massimo Vergnani assicuratore di Maccarese. L’arrivo di Stefano D’Orazio potrebbe aiutare in questa battaglia di civiltà. Anche senza la sua batteria è uno di quelli destinati per sempre a fare rumore.