SPAZIO

Starship diretta tv. Esploso 4 minuti dopo il lancio il razzo di Elon Musk: ordinata la distruzione, che cosa è successo Rivedi il decollo - di Paolo Ricci Bitti

Secondo tentativo dalla base di SpaceX a Boca Chica nel sud del Texas, i 33 motori del missile Superheavy hanno sprigionato calore fino a 2.800 gradi, il doppio di un altoforno

Giovedì 20 Aprile 2023

Il sorriso di Musk e tutti i passaggi dei 3 minuti e 59 secondi del test

di Paolo Ricci Bitti

Elon Musk, impassibile, seduto nella piccola sala di controllo della sua SpaceX a Boca Chica, ha visto due milioni di dollari andare in fumo in 3 minuti e 59 secondi.

Starship, il razzo più potente e grande del mondo, era esploso 30 chilometri sopra la sua testa. Solo per un istante, inquadrato in primo piano dalla sua regia, è sembrato impietrito, poi un sorriso, le dita a sfiorare lo smartphone: «Complimenti a tutti, oggi abbiamo imparato tanto, presto (entro l'anno, ndr) saremo pronti per un nuovo lancio. Intanto miglioreremo l'affidabilità».

Ecco fatto, l'uomo più ricco del mondo, aveva già archiviato il primo test di volo del razzo che trasporterà di nuovo l'uomo sulla Luna per poi balzare verso Marte e trasformare l'umanità in una razza multiplanetaria. Nella sua forsennata tabella di marcia, che include anche bagattelle come Tesla, bisogna andare sempre avanti. Dalla scienza e dalla tecnologia ha mutuato e fatto suo il principio «Sbaglia in fretta, impara ancora più in fretta» che applica in ogni business e, fondamentalmente, nella vita. Anche perché è lui, di tasca sua, a metterci la grana: la Nasa, ad esempio, deve stare molto attenta a come spende i soldi dei contribuenti e infatti viaggia con velocità da replay rispetto a Musk.

Anzi, effettivamente il primo decollo di Starship è andato particolarmente bene: la missione di portare in orbita la navicella che sarà capace di trasportare 100 passeggeri (già, al costo di 2 milioni a lancio, bruscolini rispetto ai 55 milioni o agli 80 per un singolo posto di Crew Dragon o su un'attempata Soyuz) sulla Luna e su Marte è fallita, ma intanto l'astronave e il primo stadio, il razzo SuperHeavy, non sono esplosi al decollo. Ogni mezzo spaziale al primo volo (maiden flight) corre rischi altissimi di fallire: il 70%, si valuta. Figuriamoci il caso del missile più alto (120 metri) e potente della Storia. E lo stesso Musk, che nel progetto Starship di SpaceX ha già investito almeno due miliardi dei suoi 200 di patrimonio personale, si dava solo una possibilità su due di evitare un'esplosione già sulla rampa.

Indimenticabili i bagliori inferrnali dei primi quattro test relativi solo alla navicella Starship: esplosioni già a terra o a quote molto basse. Poi tutto ok al quinto tentativo con l'astronave che si è posata al suolo dopo aver scalato il cielo come avveniva finora solo nei film.

Quello di oggi era il primo test dei due giganti assemblati: il primo stadio, il razzo SuperHeavy alto 70 metri, 200 tonnellate a secco, dotato di 33 motori Raptor 2 a metano e ossigeno liquido, e sopra ad esso la navicella Starship, lunga 50 metri, e pesante 100 tonnellate, sempre a secco. Il primo lucente e splendente, la seconda per metà nera per placche termiche che servono al rientro nell'atmosfera.

Decollo

Come già lunedì, il count down è stato bloccato a meno 40 secondi. Ma sì, nessun timore: si capiva, traguardando le immagini che si spingevano fino all'orizzonte delle paludi del sud del Texas, che era la volta buona. Il direttore di lancio ha preso in fretta la decisione bypassando quella miriade di schermate che riportano i dati di migliaia di sensori sparsi nei due mezzi spaziali. Impossibile che la luce verde sia omogenea e l'esperienza di SpaceX, che lancia razzi Falcon ormai al ritmo di uno al mese, permette ai tecnici di imparare a capire quando è il caso di preccuparsi davvero.

10, 9, 8, 7 ...

Go! Lancio! Starship si è alzata maestosamente staccando l'ombra da un fragoroso vulcano di fiamme: la temperatura nella rampa, alluvionata da tonnellate d'acqua, ha raggiunto i 2.800 gradi, il doppio di quella di un altoforno, ma non si è sciolto nulla tra metallo e cemento proprio per via di quelle cataratte d'acqua pompata dalla palude.

Primo minuto

Che spettacolo: Superheavy lucente, Starship nera che si stagliano sul celeste del cielo, sotto di loro una scia azzurrina chè è metano che si sta bruciando. A 60 secondi dal decollo, con le vibrazioni del terreno avvertite fino a 15 chilometri, il missile ha raggiunto i 6 chilometri di quota e la velocità di 680 chilometri orari. E' già meraviglioso che non sia saltato tutto per aria in questa fase.

Secondo minuto

Continua imperiosa l'ascesa: a 120 secondi dal decollo Starship ha bucato il muro del suono e sfreccia a 1600 chilometri orari a 21 chilometri di quota. Risultano accesi solo 26 dei 33 motori Raptor II disposti su tre cerchi, un capolavoro di tecnologia che è anche un'opera d'arte, ma non ci sono problemi, il sistema è costruito sul principio della ridondanza.

Terzo minuto

Le velocità supera i 2.000 chilometri orari, la quota è adesso di 38 chilometri.  Tra poco dovrebbe iniziare la procedura di distacco  fra primo e secondo stadio, fra razzo Superheavy e astronave Starship che deve accendere i 6 motori. Il missile deve assumere una particolare inclinazione e quindi quando lo si vede inclinarsi non ci si preoccupa. Epperò ora l'inclinazione pare un po'  troppa accentuata, non avviene il distacco fra le due parti del missile e la velocità scende verso i 1.500  chilometri orari, poi cala ancora. Starship pare ora puntare senza controllo verso Terra, cade a foglia morta. Addio test: la fesi più critiche erano due, il decollo che è riuscito, e il distacco, fallito. Il primo stadio, il razzo Superheavy, se tutto fosse andato bene, sarebbe caduto nell'Atlantico, la Starship avrebbe dovuto compiere un'orbita quasi completa della Terra e cadere poi al largo delle Hawaii. In questo caso non era previsto il recupero dei mezzi (di fatto involucri vuoti in questo primo test) che invece sono progettati per atterrare anche con l'aiuto di una torre-rampa ed essere poi riutilizzati, il grande atout di Musk.

Quarto minuto

Con sangue freddo e maestrìa la sala di controllo prende pesanti decisioni sul filo dei secondi. Prima svuota i serbatoi di combustibile tenuto ad altissima pressione: quelli di SuperHeavy erano già a buon punto perché la maggior parte della miscela di metano e ossigeno liquido viene usata per il primo spunto, per conquistare i primi chilometri di quota, i primi chilometri di libertà dalla forza di gravità. Quelli dei sei motori, sempre Raptor II, della navicella Starship erano invece al completo. Getti bianchi di "spurgo" si sono visti chiaramente. Solo allora nella sala di controllo hanno spinto il tasto dell'autodistruzione che aziona cariche esplosive, con i rottami metallici (300 tonnellate, eh) che sono caduti nell'oceano Atlantico nella zona interdetta alla navigazione. Lo svuotamento dei serbatoi serve appunto a ridurre al minimo le conseguenze della caduta al suolo dei detriti. L'esplosione è avvenuta a 29 chilometri di quota e a 3 minuti e 59 secondi dal decollo, quando Starship stava precipitando sul filo dei 2.000 chilometri orari.  

"Sbaglia in fretta, impara ancora più in fretta" ha pensato di nuovo Musk. Solo per un secondo. I tecnici di SpaceX sono già al lavoro con i nuovi prototipi, non c'è tempo da perdere.

 

I complimenti di Elon Musk

Il fondatore di SpaceX, Elon Musk, seduto nella sala di controllo di Boca Chica, impassibile al fallimento del test, ha subito twittato i complimenti alle migliaia di tecnici che hanno lavorato per il test: «Congratulazioni a tutti, oggi abbiamo imparato tanto per il prossimo lancio che faremo presto (entro l'anno, ndr)».

 

 

 

 

Il momento dell'esplosione

 

Starship non si separa da SuperHeavy: ordinata l'autodistruzione del razzo

A  4 minuti dal decollo, a quota 21 chilometri, la sala di controllo di SpaceX ha capito che qualcosa non stava funzionando nella procedura di distacco fra il primo stadio, il razzo Superheavy, e il secondo, la navicella Starship, e ha quindi disposto di svuotare i serbatoi di metano e ossigeno liquido e ha ordinato la distruzione del missile.

Lanciato!

Decolla il razzo più grande e potente si sempre: un inferno di fiamme a 2800° gradi (il doppio di un altoforno) ingloba la rampa dalla quale Starship e Superheavy si alzano maestosamente. 

Il conto alla rovescia riparte

Il conto alla rovescia riparte

Conto alla rovescia fermato a meno 40 secondi

Conto alla rovescia fermato a meno 40 secondi, come nel primo tentativo di lunedì. SpaceX chiede di attendere il ricalcolo.

Countdown a meno 10 minuti

Countdown a meno 10 minuti, tutto nominale (regolare)

Il lancio il 20 aprile, la data che piaceva a Elon Musk: giornata mondiale dell'erba (cannabis)

Forse il rinvio dal 17 al 20 aprile non è dispiaciuto del tutto a Elon Musk che aveva indicato proprio questa seconda data per lo storico debutto del suo razzo più importante: il 20 aprile, era stato fatto notare, è la giornata mondiale dell'erba, della cannabis. Giornata "ufficiosa", naturalmente, che nasce da una vicenda degli anni Settanta quando 4:20 (un'orario che si può leggere anche come data, 20 aprile appunto, secondo la grafia anglosassone) divenne una sorta di codice usato da studenti della San Rafael High School della California per indicare una coltivazione illegale di erba.

di Paolo Ricci Bitti

Starship di SpaceX di Elon Musk, ripartito la diretta per il  countdown per il secondo tentativo di lancio oggi 20 aprile: la finestra "apre" alle 15.20 e durerà 65 minuti per lo storico il decollo del gigante. La Luna e Marte saranno più vicini alla Terra e ai terrestri grazie al razzo più alto e più potente di sempre. Dopo accertamenti durati oltre un anno e mezzo, la Federal Aviation Administration (FAA) degli Stati Uniti ha concesso la licenzia provvisoria per il lancio del missile con cui Musk punta a sbarcare sulla Luna nell'ambito del programma Artemis e quindi a raggiungere Marte per colonizzarlo, prospettiva affascinante e pure un po' inquietante.

I volontari, a ogni modo, non mancano. 

La ricostruzione grafica del volo

Sbagliando si impara

Musk non sta nella pelle e twitta la sua felice emozione per questo secondo tentativo che segue quello di lunedì 17 aprile quando il conto alla rovescia si fermò a meno 40 secondi da "go" per un problema a una delle millanta valvole pressostatiche dei serbatoi dei 36 motori Raptor II. Musk ha intanto definitivamente vinto la gara con Jeff Bezos (Amazon e Blue Origin) su chi ha costruito il razzo più grande ed è diventato partner insostituibile per la Nasa che non può permettersi di fallire più tanto lancio dopo lancio perché impiega soldi pubblici.

Musk invece attinge alle sue casse, rifornite (o alleggerite a seconda dei momenti) anche da Tesla e Tweet, e può superare i fallimenti inevitabili quando si cerca di mettere a punto un sistema spaziale mai costruito prima.  Ogni lancio, per dire, costa due milioni di dollari e Musk non ha mai perso l'ottimismo e il sorriso anche di fronte alle fragorose esplosioni dei suo missili rimbombate nel Texas. I primi quattro prototipi di Starship hanno fatto questa spettacolare fine, ma poi il programma è subito ripartito facendo tesoro degli errori. Nell'ultimo test l'astronave ha raggiunto i 40 chilometri di quota.

«Non vi annoierete»

Lo stesso Musk il mese scorso ha detto alla Morgan Stanley Conference che «c'è una probabilità su due che  il primo lancio fallisca, ma state certi che non vi annoierete. Ci sono comunque altri razzi e altre Starship in costruzione ed entro l'anno avremo l'80% di possibilità di raggiungere l'orbita».

Starship, missile di lucente acciaio tirato a specchio alto 120 metri (10 metri in più dell'attuale primatista Saturn V  delle missioni Apollo che comunque Von Braun aveva progettato pensando già a Marte) e con diametro di 9 metri, è il razzo più potente della storia: grazie a 33 motori Raptor II a metano e ossigeno liquido disposti su tre cerchi che generano quasi 7,5 milioni di chilogrammi di spinta, toglierà il record allo Space Launch System (Sls) della Nasa che ha debuttato a novembre 2022 nella missione lunare Artemis 1 e che, al momento del lancio, produce quasi 4 milioni di chilogrammi di spinta. Può portare nello spazio dalle 100 alle 250 tonnellate di carico utile.

La scorsa settimana i tecnici della SpaceX hanno assemblato fra le paludi della base di Boca Chica nel sud del Texas il razzo a due stadi riutilizzabili, altro strabiliante atout della compagnia di Elon Musk.

Se le condizioni meteo autorizzeranno questo primo volo di prova si accenderanno i 33 motori del primo stadio del Super Heavy (Booster 7) e il secondo stadio-navicella-astronave Starship 24. Il piano di volo prevede il rientro del primo stadio dopo 8 minuti nelle acque del golfo del Messico a 30 chilometri dalla costa, mentre la Starship arriverà nello spazio per compiere quasi  un'orbita completa e atterrare nel Pacifico nei pressi delle isole Hawaii. Entrambi i mezzi sono progettati per atterrare anche con l'aiuto di una rampa che li afferra a differenza dei razzi Falcon 9 che si posano al suolo autonomamente grazie a retrorazzi e a quattro alette mobili. In ogni caso scene magnifiche che materializzano davanti agli occhi scenari da fantascienza e questo è un contributo all'umanità che nessuno potrà mai togliere a Musk.  

 

Come si arriva a un razzo alto 120 metri?

Il primo stadio è chiamato Super Heavy ed è alto 70 metri. E' costruito in acciaio per per essere riutilizzabile più volte ed è spinto da 33 motori Raptor II. A secco pesa circa 200 tonnellate e può portare in orbita bassa fino a 250 tonnellate di carico: un'enormità per gli standard attuali.

Il secondo è la navicella Starship, sempre in metallo lucente a parte il lato con lo scudo termico nero: è alta 50 metri (ma i nuovi modelli saranno 10 metri più lunghi) e ha un diametro di 9 metri. Conta su 6 motori Raptor II e i suoi serbatoi di metano e ossigeno liquido possono essere riforniti nello spazio. Una versione di questa astronave è destinata anche ad allunare. A secco pesa circa 100 tonnellate e offre locali pressurizzati, ovvero abitabili, valutati in 1000 metri cubi, questo quando la Iss arriva a 80 metri cubi ospitando al più 11 astronauti. Ora Musk dice che sulla Starship potranno viaggiare verso la Luna e poi verso Marte fino a 100 persone per trasformare l'uomo in una specie multiplanetaria, ma è chiaro che per adesso SpaceX è concentrata soprattutto sui sistemi di decollo e volo, per gli "interni" della navicella c'è tempo.

Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA