Sorelle separate da bambine si riabbracciano 55 anni dopo: «Nessuno ci restituirà quello che abbiamo perso»

Lunedì 9 Agosto 2021 di Francesca Pierantozzi
Sorelle separate da piccole si riabbracciano 55 anni dopo: il commovente bacio in stazione

Daisy sapeva di avere una sorella solo perché lo ricordava: aveva nove anni quando portarono via la piccola Benedicte, nove mesi, dalla loro casa alla Réunion. Era il 1966 e succedeva spesso: la Francia adottava bambini dal territorio d'oltremare per ripopolare le regioni rurali vittime dell'esodo verso le grandi città. Regioni come la Creuse, nel cuore verde e disabitato del paese, tra Limoges e Clermont Ferrand.

Per questo li chiamarono i bambini della Creuse: furono almeno 2500 tra il '62 e l'84 ad essere portati via dalle famiglie nella Réunion. In molti casi le famiglie (spesso analfabete) sottoscrivevano un documento che nemmeno capivano e rinunciavano alla patria potestà, abbandonavano i figli, cedendoli per l'adozione o l'affido.

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LIETO FINE
Così accadde a Benedicte prima, poi a Daisy. Non a Anne Marie, la terza sorella, che oggi vive in Martinica. Ma c'era anche lei l'altro ieri a Nantes, quando si sono ritrovate, uno dei rari lieti fine di questa vicenda per la quale l'Assemblée Nationale, nel 2014, ha riconosciuto la responsabilità morale dello Stato. «Nessuno ci restituirà quello che abbiamo perso, non abbiamo mai potuto giocare insieme, non siamo cresciute insieme. 55 anni di vita non ce li restituirà nessuno, ma almeno ci siamo ritrovate»: così ha detto Daisy davanti alle telecamere prima di incontrare Benedicte per la prima volta. Ha lasciato che la seguissero per documentare l'incontro dopo una vita passata nell'ombra e soprattutto nel silenzio.

In molti casi lo stato francese cancellò qualsiasi atto amministrativo che potesse aiutare i bambini della Creuse a risalire alle origini. Come tanti altri, Daisy e Benedicte furono strappate alla loro isola, e poi adottate in Francia o accolte in case-famiglia. «E' stata anche una storia di razzismo, violenze, stupri, cattiverie, umiliazioni. Ma oggi c'è la gioia di ritrovarci» ha detto Daisy, ferma sul binario della stazione di Nantes (dove ora vive) con in mano un mazzo di fiori e un cartello con la scritta: Benedicte. E Benedicte è arrivata: più giovane, ma con i capelli tutti bianchi, corti, al contrario di Daisy, con i capelli scuri e lunghi. Si sono guardate, in qualche modo riconosciute, e hanno riso, prima di piangere una nelle braccia nell'altra. E' stata Daisy a fare tutte le ricerche, ha assoldato un detective, ha fatto pubblicare degli articoli nella stampa locale. Alla fine è arrivata a lei. «Crederà che sono una pazza o un'imbrogliona» aveva detto al marito prima di decidersi a scrivere a Benedicte. E invece Benedicte le ha creduto, anche se «non sapevo di avere sorelle: sapevo di essere stata adottata, ma niente di più». Il test del Dna ha confermato quello che già sapevano.
Alla festa che Daisy ha organizzato nel giardino di casa sua è arrivata dalla Martinica Anne Marie. Tutte e tre hanno guardato a lungo una foto in bianco e nero di una bella donna con un cappello a falde larghe: la loro madre. Alla festa in giardino erano in tanti, anche alcuni ex bambini della Creuse, quei pochi che sono riusciti a rompere l'omertà e a ricostruire la loro storia. «E' meraviglioso che siano riuscite a ritrovarmi», ha detto Benedicte.

Ultimo aggiornamento: 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA