Scudetto al Napoli, Spalletti in lacrime: «Dedicato a mio fratello scomparso e alla mia famiglia»

Il tecnico: "Ce l'ho fatta e sono contento per i tifosi, la felicità finisce qui"

Venerdì 5 Maggio 2023 di Mario Landi
Scudetto al Napoli, Spalletti in lacrime: «Dedicato a mio fratello scomparso e alla mia famiglia»

Luciano Spalletti tra gioia e lacrime: la dedica alla città e alla famiglia. Il primo scudetto della sua carriera in Italia è un misto di emozioni che giorno dopo giorno, nell'attesa del titolo, sono esplose dopo il punto a Udine che ha riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni. «È per te Napoli - ha detto quasi gridando Spalletti dedicando il trionfo alla città - la mia più grande emozione è vedere i tifosi partenopei felici.

Il problema era arrivare fin qui, loro riusciranno a superare certi momenti della loro vita pensando a questo momento. Queste persone hanno diritto a vivere questi momenti. Ora mi sento più rilassato, ce l'ho fatta, la felicità finisce qui». Poi facendo le dediche arrivano le lacrime, pensando al fratello morto nel 2019: «La dedica è per la mia famiglia, penso a mio fratello Marcello» ha aggiunto mostrandosi visibilmente commosso.

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Uno Spalletti inedito, arrivato al trionfo del Napoli proprio con una cura particolare, non maniacale né asfissiante, ma un'attenzione metodica al lavoro di gruppo, quel gruppo prioritario rispetto alle individualità, pronto a dare a tutti un'occasione di ribalta. Kvara e Osimhen sono i protagonisti assoluti ma una vetrina, con applausi e complimenti dal tecnico, l'hanno avuta Zerbin, Gaetano, Zedadka, Gollini, esaltato per esempio dal suo tecnico quando con l'Atalanta con una parata strepitosa ha salvato la squadra facendosi trovare pronto dopo un'indisposizione di Meret. «Noi qui abbiamo una possibilità di fare delle vittorie per scrivere il nostro nome nella storia della squadra. Mi piacerebbe una squadra di scugnizzi che credano nel proprio talento e lo mettano in pratica con qualsiasi avversario».

Riavvolgendo il nastro della storia, nel luglio del 2021 Luciano Spalletti iniziò con queste frasi la sua avventura sulla panchina del Napoli, tracciando un percorso che ha saputo insieme al club portare avanti fino al trionfo di oggi, il terzo pezzo di storia del club azzurro. Il pezzo più importante della sua carriera, di un tecnico nato nella località del turismo chic Certaldo - oltre che luogo di nascita di Boccaccio -, appassionato del calcio e della psicologia per formare una vera squadra, ma che in Italia non aveva finora mai vinto lo scudetto anche allenando squadre di vertice come la Roma (dove fu memorabile il suo scontro con Francesco Totti, che ora sembra in via di ricomposizione) e l'Inter (lì forte il contrasto con Mauro Icardi). È stato più profeta all'estero che in Italia, capace di vincere due campionati, una Supercoppa e una Coppa nella gelida San Pietroburgo alla guida dello Zenit. Ma ora è profeta a Napoli, immortalato, insieme ai giocatori, negli striscioni azzurri che avvolgono la città. Oggi a 64 anni la conquista dello scudetto nella città che più lo ama: «Mi hanno ricordato - spiega - che non ho mai vinto in Italia. Se il non compiuto da altre parti è valso per poter vivere questo con il Napoli sono contento che sia stato così».

 

Ora è pronto con la squadra a godersi la lunga festa, la bella vittoria record del Napoli e a sentire dentro la vera gioia di una città della quale quando arrivò disse: «Napoli è un contesto stimolante sotto ogni punto di vista. Non vedo l'ora di conoscerla bene». In due anni l'ha conosciuta dall'albergo panoramico sul golfo in centro, dove ha vissuto la quotidianità, ma anche partecipando a iniziative in particolare con le associazioni che si occupano dell'infanzia, a cui in questi due anni ha sempre guardato con gli occhi dell'affetto. Ultime sue iniziative, lontane da occhi indiscreti, a Pompei in un centro dove ci si occupa di bambini abbandonati. La sua costruzione del Napoli scudetto l'ha fatta a Castel Volturno, trasformando Osimhen da giocatore anarchico a campione, valorizzando al meglio Kvaratskhelia e Kim, i due talenti scovati dal ds Giuntoli, sconosciuti ai più, come le loro nazioni di provenienza, la Georgia e la Corea del Sud, e unendo la squadra al massimo. Ha portato le sue idee da San Siro allo stadio di San Pietroburgo, dall'Olimpico e ora al Maradona le ha elevate al top, vincendo a Napoli.

Ultimo aggiornamento: 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA