Samantha Cristoforetti, diretta del lancio: oggi compie gli anni, domani torna nello spazio. I bambini a casa col papà, una “passeggiata” con i russi Video intervista

Martedì 19 Aprile 2022 di Paolo Ricci Bitti
Samantha Cristoforetti pronta al decollo per la missione Minerva dell'Esa: «Ai miei due bambini penserà il papà»

Samantha Cristoforetti, il 27 aprile, il giorno dopo il suo compleanno (auguri), tornerà in orbita per quasi 6 mesi sull’Iss per la missione Minerva dell’Esa a distanza di 7 anni dalla sua prima spedizione: quanti post-it ha lasciato sul frigorifero di casa a Colonia?

«Ho la fortuna di avere un partner (Lionel Ferra, francese, ingegnere aerospaziale francese, addestratore di astronauti dell’Esa, ndr) che ha sempre dimostrato di cavarsela molto bene in famiglia e di essere il punto di riferimento per i nostri due figli (Kelsi Amel, 5 anni, e Dorian Lev, un anno, ndr) anche per lunghi periodi.

Noi astronauti dobbiamo molto a chi ci aiuta quando siamo lontani da casa in missione o in addestramento».

Come si spiega ai figli che la mamma andrà per così tanto tempo sulla Stazione internazionale? Magari non sono nemmeno troppo sorpresi i figli che crescono in una famiglia “spaziale” come la sua o come quella degli americani Meghan Mac Arthur e Bob Behnken, che hanno già volato a turno sulla navicella Crew Dragon fino all’Iss?
«Forse sì, di spazio in famiglia effettivamente si parla. A ogni modo - dice da Houston l’astronauta trentina che il 26 aprile compirà 45 anni - i nostri figli sono ancora piccoli e anche per la maggiore, che ha 5 anni, non è facile farsi un’idea dei tempi dell’assenza della madre. Ma c’è molta serenità».


Alcuni degli ultimi film o serie sull'esplorazione spaziale, ad esempio “Proxima” con Eva Green e “Away” con Hilary Swank, sono incentrati su astronaute-madri divise fra i lunghi viaggi spaziali e le relazioni con i figli. Li avete visti in famiglia?
«No, anche se conosco “Proxima”, perché il mio partner è stato consulente per la troupe. In realtà tutto viene vissuto come molta naturalezza che sia la madre o che sia, come avviene più spesso, il padre a partire per lo spazio. Sarà bello passare con la famiglia qualche giorno (da oggi, vedi video sotto, ndr) della quarantena pre-lancio al Kennedy Space Center di Cape Canaveral. Siamo alloggiati nelle stesse camere degli astronauti delle missioni Apollo».


Che differenza, in fatto di emozioni, fra la prima missione (Futura, Agenzia spaziale italiana, 2014/15, record di 199 giorni in orbita) e la seconda, battezzata Minerva (Agenzia spaziale europea), la dea della saggezza?
«L’emozione della prima volta è senz’altro molto forte, ma credo che la consapevolezza di quello che mi aspetta mi aiuterà a provare sensazioni altrettanto intense: sono convinta del bello della seconda volta. E il nome Minerva mi piace molto perchè è anche la dea degli artigiani, ché di artigianato c'è n'è ancora tanto nelle macchine che ci portano nello spazio».


Dalla vetusta navicella Soyuz alla sfavillante Crew Dragon "Freedom" di SpaceX di Elon Musk finora mai usata da un italiano: è come passare da una Zhigulì (la versione russa della Fiat 124 a partire dagli anni Sessanta, ndr) a una Tesla?
«(risata) Eh? Non ho queste competenze automobilistiche, ma sì, sono due cose completamente diverse, con relativi pro e contro. Mi mancheranno le bacchette per pigiare i tasti del quadro di comando della Soyuz, mentre sulla Dragon, che ha sedili molto più confortevoli, si usano i touch screen. Però la navicella russa è divisa in due volumi e questo era un vantaggio se, ad esempio, si doveva usare la toilette. C’è più privacy rispetto all’unico, sia pure più vasto, volume della Dragon in cui si è riparati solo da una tendina che divide l’abitacolo quando si “estrae” la toilette da un portellone sul soffitto. E siccome il viaggio con la Dragon dura anche 30 ore è certo che la useremo, mentre la Soyuz impiegava solo 6 ore per raggiungere l’Iss. La Crew Dragon, inoltre, prevede soprattutto un pilotaggio da remoto o in automatico, mentre sulla Soyuz il pilota può manovrare maggiormente».


A scanso di equivoci gli ingegneri di Musk hanno disegnato le classiche figurine di uomo e donna stilizzate sul portellone-toilette.
«Sono certa che la troveremo».


In queste settimane voi astronauti della missione Crew-4 avete temuto per le sorti della missione dopo che i vertici di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, hanno minacciato pesantemente di bloccare la collaborazione con Stati Uniti, Europa, Canada e Giappone sull’Iss se non fossero state tolte le sanzioni innescate dall’aggressione all’Ucraina? 

«No, mai, perché chi fa parte della comunità legata alle attività spaziali, quindi non solo gli astronauti ma anche le migliaia e migliaia di tecnici che rendono possibili le missioni, sa bene quanto è forte lo spirito di valorizzare più ciò che unisce rispetto a ciò che divide. Vi sono lunghissime collaborazioni, nel caso dell’Iss dal 1999, basate su valori, amicizie, rispetto, condivisione di obbiettivi che rafforzano rapporti saldissimi. Si lavora per anni a progetti che richiedono la massima fiducia reciproca. Fra noi c’è la totale attenzione a quanto di terribile sta accadendo, con una forte partecipazione alle sofferenze delle popolazioni, ma al tempo stesso siamo certi della volontà di confermare la cooperazione internazionale alla base del progetto della Stazione spaziale fino alla sua scadenza nel 2030».

 
Grazie agli amici russi potrebbe mettere a segno un altro record per un’italiana: la prima passeggiata spaziale o Eva, attività extra veicolare che serve di solito per lavori di manutenzione dell’Iss che è vasta come un campo da calcio?
«C’è questa possibilità anche se i calendari delle Eva sono molto variabili».


Si è allenata con la tuta russa Orlàn (aquila di mare), un imponente scafandro pesante 112 chilogrammi.
«Sì, mentre le tute americane sono componibili addosso agli astronauti richiedendo quindi l’aiuto di almeno un collega, la tuta russa Orlàn per i cosmonauti è in un unico pezzo, con un ampio “portellone” posteriore da cui entrare e uscire anche senza assistenza».

In situazione di microgravità sull’Iss, un ambiente che favorisce lo svolgimento di molti tipi di test scientifici, seguirà oltre 150 esperimenti già in corso e ne avvierà almeno 8: quali hanno attirato di più la sua curiosità?
«Quello che indaga - risponde l'astronauta  che è laureata sia in Ingegneria meccanica a Monaco con specializzazione sulla propulsione spaziale sia in Scienze aeronautiche alla Federico II di Napoli - e sulle particelle antiossidanti (esperimento Prometeo dell'Asi e dell'Istituto italiano di tecnologia, ndr) contro la degenerazione delle cellule neurali: lo stress ossidativo colpisce il sistema nervoso centrale contribuendo a generale patologie come il morbo di Chron e il Parkinson. E poi quello sull’influenza dell’ambiente spaziale sulla funzione ovarica ed endocrina (esperimento Ovospace sull'apparato riproduttivo femminile, università La Sapienza di Roma, ndr): verranno utilizzate cellule ovariche bovine».


Metà dei moduli abitativi dell’Iss sono “made in Italy” e la stazione conta sul decisivo contributo dell’Agenzia spaziale europea. L’Europa, però, con le proprie forze non ha mai mandato astronauti nello spazio: è arrivato il momento di raggiungere questa autonomia, come avete scritto nel recente Manifesto degli astronauti europei?
«Sì, è arrivato quel momento. Lo scenario internazionale è cambiato, non ci sono più solo le grandi potenze, sono in attività anche privati come appunto SpaceX una cui navetta ci porterà sull’Iss. L’Europa ha forze e competenze per portare equipaggi in orbita e garantire così un sostegno ancora più importante all’esplorazione spaziale».


Crede in un’alleanza spaziale fra Russia e Cina? Lei con i taikonauti cinesi si è pure addestrata.
«Questioni di geopolitica che passano sopra di me».


La sua terza missione sarà sulla nuova stazione spaziale cislunare Lunar gateway o direttamente sulla Luna con la missione Artemis?
«E chi lo sa? L’Esa sta selezionando in questi mesi una nuova classe di astronauti, forse toccherà a loro».


A proposito del concorso Esa, sente la responsabilità di ispirare i giovani e in particolare le donne ad occuparsi di spazio, non solo per il ruolo di astronauti, e di materie Stem: c’è stato un boom di domande (22.589 per 6 posti, ndr) ma nel gruppo dei candidati italiani le donne sono solo il 19%. Meglio del 16% del precedente concorso, ma bel sotto il 23% della media europea. Senza dimenticare che finora le donne nello spazio sono meno di un sesto degli oltre 600 fra astronauti, cosmonauti e taikonauti.

«I role models, modelli di ruolo, sono certo importanti e noi astronauti facciamo il massimo, compiendo il meglio possibile il nostro lavoro, per favorire il coinvolgimento dei giovani. Personalmente, pensando a quando ero bambina e sognavo di diventare astronauta, mi bastava sapere che gli astronauti esistevano: non era così facile, almeno dall’Italia, seguire le loro missioni come avviene oggi». 


Tra le fonti di ispirazione che lei certo non aveva da bambina c’è adesso la bambola Barbie Cristoforetti con relativa tuta spaziale: chissà quante ne ha in casa?
«Sì, me ne hanno mandate alcune ma devo dire che mia figlia non ne è restata molto colpita».


Che impressione la fanno, invece, i turisti spaziali che a suon di milioni arrivano sulla Stazione spaziale senza affrontare la selezione durissima toccata a lei e ai colleghi, come racconta con grande fascino nel suo “Diario di un apprendista astronauta” premiato anche gli Usa e tradotto anche in greco?
«Turisti? Loro preferiscono “astronauti privati”, ma è una situazione del tutto diversa dalla nostra: noi lo facciamo per lavoro, loro per fare un’esperienza alla quale va comunque dedicato tempo e impegno per l’addestramento, oltre che un’ingente somma di denaro. Sull’Iss, comunque, non ne incontrerò durante la mia missione».

 


La proliferazione dei satelliti, a colpi di costellazioni anche di 12mila elementi, può diventare un rischio per la Stazione spaziale e le strutture, anche private, che la seguiranno?
«Certo è un fenomeno da tenere sotto controllo: le nubi di detriti causate da un eventuale scontro fra satellite possono diventare pericolose».


A differenza di quanto annunciato lo scorso anno, sarà comandante del Segmento orbitale americano (Usos) e non di tutta la stazione perché già alla fine del 2021 è cambiato il calendario della spedizioni 67 e 68: la guerra in Ucraina, insomma, non c’entra nulla. Ci spiega che cosa dovrà fare in caso di incidenti come quello causato dal modulo Nauka? In breve, l'accensione involontaria dei motori del modulo russo, che nel luglio 2021 si era agganciato all'Iss da poco, causò il "deragliamento" dalla rotta orbitale della stazione spaziale: l'equipaggio non fu mai in pericolo, ma quelle ore non passarono in fretta sull'Iss che si trovò "impennata" rispetto all'assetto previsto.  

«Sì, una situazione critica perché bisogna recuperare in fretta l'assetto normale usando i motori della stessa Iss oppure quelli dei moduli o delle navicelle attraccati. Sono situazioni di emergenza per cui siamo addestrati e che vanno gestite sia dall'Iss sia dalle sale di controllo a terra. Però se l'assetto non è ottimale può essere che le antenne per le comunicazioni radio non siano più puntate sui satelliti maniera corretta e quindi che non sia facile comunicare. Inoltre se i pannelli solari non sono orientati correttamente può diminuire la produzione di energia elettrica». 

Nella missione Futura nella "scatola da scarpe" che può contenere gli oggetti personali stivò 500 magnifici libriccini lillipuziani, questa volta che cosa porterà di "suo"?

«Purtroppo non c'è stato tempo per prepararsi come la volta scorsa: l'addestramento è passato da oltre due anni a poco più di uno. Porterò qualche piccolo giocattolo per fare divertire i bambini durante i collegamenti video».

In missione con una sua "vecchia" amica, la geologa della Nasa, Jessica Watkins: insieme avete partecipato a una delle spedizioni sottomarine Neemo al largo della Florida nel 2019. La Watkins è stata anche nazionale di rugby a  7 per gli Usa vincendo una medaglia di bronzo ai Mondiali.

«E' fortissima e fa un sacco di cose, noi la chiamiamo Watty. Io e lei saremo specialisti di missione durante il volo. Sono molto fortunata: volerò con un equipaggio fantastico, molto preparato, molto unito. Con noi, nel Crew-4, ci sono il comandante Kjell Lindgren e il pilota Robert Hines, anche loro della Nasa».

Il decollo da Cape Canaveral del razzo Falcon 9 di SpaceX (che sarà possibile seguire in diretta live) è previsto alle  9.52 (ora italiana) del 27 aprile. Sull'Iss Samantha Cristoforetti troverà Thomas Marshburn, Raja Chari, Kayla Barron, americani della Nasa e il tedesco Matthias Maurer. Con loro i cosmonauti Oleg Artem’ev, veterano alla terza missione (che è anche deputato alla Duma per il partito conservatore “Russia Unita”, il partito di Putin), Denis Matveev, Sergej Korsakov.


Paolo Ricci Bitti
 

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Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA