Il medico no vax Dario Giacomini: «Rientro a testa alta, non sarò un untore»

Il radiologo fa parte dei 4mila operatori sanitari sospesi per non aver rispettato l'obbligo vaccinale

Martedì 1 Novembre 2022
Dario Giacomini (medico no vax): «Rientro a testa alta, non sarò un untore»

«Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente», a parlare, in un'intervista all'ANSA, è Dario Giacomini, radiologo non vaccinato tra i 4mila medici "no vax" reintegrati dal nuovo governo Meloni, che si prepara a rientrare nell'ospedale di Vicenza, dove lavorava prima della sospensione per non aver voluto rispettare l'obbligo vaccinale per medici e operatori sanitari.

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«Vaccini operazione politica»

Durante l'intervista rilasciata all'Ansa, Giacomini, medico reintegrato, ha voluto dire la sua sull'obbligo vaccinale e su quelle che secondo lui sono le conseguenze: «Si instilla odio verso i sanitari non vaccinati, è una pericolosa furia ideologicà», dice, poi continua «i vaccini anti Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perchè sono convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare il contagio.

I dati dimostrano che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmenti» dice il medico. 

«Sono stato sospeso a luglio dello scorso anno ma a breve rientrerò al lavoro visto il decreto approvato dal Cdm che sospende l'obbligo vaccinale dall'1 novembre. Finalmente» afferma «come tanti altri cittadini per cui l'obbligo è scaduto invece lo scorso 15 giugno, potrò tornare al mio posto».

Giacomini passa poi a spiegare le ragioni alla base della scelta di non vaccinarsi: «Da subito ho espresso perplessità circa la capacità del vaccino di impedire la trasmissione del contagio da virus SarsCoV2. I documenti delle stesse aziende farmaceutiche non confermavano questo punto. Inoltre resta aperto il capitolo sugli eventuali eventi avversi nel medio e lungo periodo, con studi che sono ancora in corso. Quindi, per un principio di precauzione ho deciso di non vaccinarmi e ho contestato il divieto di esercitare la mia professione, perchè questo lede il diritto al lavoro per una scelta di salute personale». Inoltre «è mancato, a mio parere, un vero dibattito scientifico, mentre è prevalso un atteggiamento oltranzista e impositorio».

Il medico radiologo reintegrato poi precisa «non essere contrario ideologicamente alla vaccinazione come principio di sanità pubblica, perchè tutti siamo stati vaccinati con altri tipi di vaccini; tuttavia in questo caso mi è sembrata più un'operazione politica che sanitaria. Infatti il vaccino, pur prevenendo le formi gravi di malattia a livello del singolo - rileva - non previene la diffusine del contagio, neppure con le tre dosi e neppure negli ospedali, dunque questi sono argomenti pretestuosi ed i medici sono equiparabili qualunque sia il loro stato vaccinale».

Aggiunge: «gli ospedali erano in forte difficoltà a fronte di un'assente gestione sul territorio della pandemia e quindi si è pensato che la vaccinazione coatta potesse essere la soluzione, ma è stata un'imposizione politica legata in primis ad una sbagliata gestione della pandemia ed i medici non vaccinati sono stati la valvola di sfogo».

Ed ancora: «Sono stato in ospedale per oltre un anno, quando il vaccino non c'era ancora, a contatto con pazienti Covid, e ho visitato tantissime persone anche non infette, ma non ho contagiato nessuno. Questa è la dimostrazione che si può comunque lavorare, pur in presenza del Covid», argomenta «assumendo ovviamente dei comportamenti prudenti e tutelandosi con presidi protettivi. D'altronde le malattie infettive, anche più letali del Covid, sono sempre esistiti e le abbiamo combattute anche quando non c'era lo strumento vaccino. Dunque è assurdo essere puniti sulla base della scelta di fare o meno il vaccino».

Inoltre sostiene: «Si stanno discriminando i medici non vaccinati, come se la loro professionalità ne fosse intaccata».  Quanto alla polemica sull'opportunità di far rientrare i sanitari non vaccinati nei reparti più a rischio come le terapie intensive, dice: «Da sempre in questi reparti ci sono strumenti operativi di protezione per evitare che si possa danneggiare il paziente, a prescindere dalla pandemia di Covid. Ora torno in ospedale, contento di poter dare di nuovo il mio contributo per la salute dei pazienti con cui».

Conclude Giacomini: «continuo a battermi anche con la mia associazione per la libertà di scelta terapeuticà, che raccoglie sanitari e liberi cittadini».

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Ultimo aggiornamento: 19:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA