Raffaele La Capria, morto lo scrittore con Napoli nell'anima: aveva 99 anni

Con “Ferito a morte”​ aveva vinto il premio Strega nel 1961

Lunedì 27 Giugno 2022 di Francesco Musolino
Raffaele La Capria, morto lo scrittore con Napoli nell'anima: aveva 99 anni

Questa notte, è scomparso Raffaele La Capria. Lo scrittore che aveva Napoli nel cuore e viveva a Roma dal 1950, avrebbe compiuto cento anni il prossimo 3 ottobre.

Con il suo capolavoro di denuncia Ferito a morte vinse il premio Strega nel 1961 e come sceneggiatore, vinse il Leone d’Oro a Venezia per il film Le mani sulla città di Francesco Rosi. La Capria era nato a Posillipo nel 1922 e fu una delle voci più importanti della letteratura italiana del secondo Novecento, capace di costruire un macrocosmo narrativo che convergeva sulla sua città natale, sempre al centro dei suoi pensieri, delle sue interviste, fra denuncia e auspici di un possibile cambiamento, convinto esponente del ruolo civile dello scrittore.

Era cresciuto durante gli anni del fascismo, capace di nutrire la propria mente con letture sconsigliate dal regime e durante la guerra, ventenne, eccolo «in una divisa troppo larga, con un fucile troppo antiquato, uno zaino troppo pesante, goffo e impreparato in ogni senso». L’arrivo degli alleati a Napoli, il fermento della Liberazione, l’avvicinamento al PCI e il brusco risveglio mentre la sua città piombava nel provincialismo, nel malgoverno. Ciò confluì nel suo esordio, Un giorno d’impazienza (Bompiani, 1952), acerbo rispetto al più elaborato Ferito a morte che lo avrebbe subito consacrato con una narrazione su più piani e un protagonista, Massimo De Luca (alias dell’autore) la mattina del giorno che lo vedrà partire per trasferirsi a Roma mentre tra le pagine trovano spazio anche l’incontro con la natura e una delusione d’amore cocente.

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L'amore con Ilaria Occhini

Sposato prima con Fiore Pucci, poi con l’attrice Ilaria Occhini, La Capria aveva avuto dalla prima moglie la figlia Roberta e dalla seconda Alexandra, vinse nel 2001 il Premio Campiello alla carriera e la sua opera culturale ha avuto sempre un respiro internazionale. Traduttore di numerosi autori teatrali, La Capria – affettuosamente soprannominato Dudù dalla sua cerchia di amici - aveva un occhio vigile e una lingua letteraria capace di spaziare fra i registi e così, ricordiamo anche Amore e psiche (1973), Tre romanzi di una giornata (1982) e ovviamente il suo saggio di denuncia, L’armonia perduta (1986). E ancora, il celebre racconto per ragazzi Colapesce (1997), le opere di saggistica - False partenze (1964), Il sentimento della letteratura (1964) – e ovviamente, la sua autobiografia, Cinquant'anni di false partenze (2002), il bilancio di una vita fra le parole mentre l’anno successivo - nel 2003 - tutte le sue opere sono state finalmente racchiuse nel volume monografico de I Meridiani, a cura di Silvio Parrella, concedendo al lettore di spaziare sulla sua vasta opera letteraria. Francesco Musolino

 

Ultimo aggiornamento: 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA