Prigioniero in un lager nazista: Quinto Nunzi, 99 anni ora fa causa alla Germania

Ci sarebbe un precedente: una sentenza di condanna già pronunciata nei confronti della Germania

Giovedì 26 Gennaio 2023
Prigioniero in un lager nazista polacco, Quinto Nunzi fa causa alla Germania all'età di 99 anni

Quinto Nunzi è un anziano signore di 99 anni. Vive a Civitanova Marche (Macerata) e dopo 78 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale farà causa alla Germania per tutte le sofferenze fisiche e psichiche subite a Myslowice, campo di concentramento in Polonia, alle strette dipendenze di Auschwitz. La richiesta di risarcimento è di 130 mila euro.


«La Germania paghi i suoi debiti»

Una frattura al femore e il recente Covid l'hanno un pò limitato nel fisico, ma non nella memoria, lucidissima nel ricordare gli anni tragici da internato militare. «Ho sofferto tanto, in quei momenti non vedevamo l'ora di morire per mettere fine a tutto quel dolore», racconta Quinto all'Ansa, mentre mostra la croce al valore militare, le foto dell'epoca e i documenti che attestano la sua prigionia durata quasi tre anni.

 



«Assieme ad altri militari - ricorda - fui catturato nel 1943 dai soldati tedeschi a Gorizia dove facevo il militare, ci dissero che ci avrebbero portati in Germania, ci ritrovammo a essere trattati peggio delle bestie e chi si ribellava veniva fucilato». «Nostro padre - raccontano i figli Fabiola e Tonino - da sempre, a chiunque incontra, racconta gli anni della guerra e quanto ha sofferto e il suo desiderio è quello di vedersi risarcito». Desiderio che adesso è sfociato in un'azione civilistica, presso il tribunale di Roma, nei confronti della Repubblica federale tedesca, attraverso gli avvocati Alessandra Piccinini - anche presidente della sezione Anpi di Cingoli e Apiro - e Dino Gazzani. La prima udienza è fissata per il prossimo 9 giugno.

Il parere dei legali

«Venga eliminato il vincolo temporale, scaduto il 27 ottobre 2022, per promuovere le azioni risarcitorie a favore delle vittime dei crimini di guerra e contro l'umanità compiuti dai nazisti in danno dei cittadini italiani durante il secondo conflitto mondiale»: a chiederlo sono gli avvocati marchigiani Dino Gazzani e Alessandra Piccinini, quest'ultima anche presidente della sezione Anpi di Cingoli e Apiro.
 


«Riteniamo che ci sia proprio un problema di costituzionalità nel porre un termine perentorio all'esercizio di diritti che oggi possono trovare pieno riconoscimento grazie anche al fondo di 55 milioni di euro creato dal governo Draghi tramite i finanziamenti del Pnrr - spiegano gli avvocati - Occorre dare la possibilità a tutti gli ex internati militari e deportati civili di accedere all'indennizzo anche in virtù di quanto affermato sui crimini di guerra dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale. Accedere al fondo richiede un iter complesso che necessita di tempi sicuramente più lunghi di quelli concessi, anche se noi ci siamo fortunatamente rientrati».
 

 


«Rientrare nel fondo istituito dall'articolo 43 del decreto legge 36 del 2022 - aggiungono Piccinini e Gazzani - presuppone che ci sia una sentenza già pronunciata di condanna verso la Repubblica federale tedesca o una transazione con l'avvocatura dello Stato italiano»; «infatti gli atti con i quali abbiamo avviato il contenzioso civilistico verso la Germania, con la prima udienza fissata per il 9 giugno, li abbiamo notificati anche al nostro Stato. La documentazione prodotta - concludono - crediamo che non lasci margini di dubbio sulla sofferenza subita dal nostro assistito e quindi restiamo fiduciosi sul pronunciamento finale».

Ultimo aggiornamento: 16:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA