Morto Pelé, aveva 82 anni: tre mondiali vinti, 1281 gol segnati, per molti il calciatore più forte di sempre

Una carriera straordinaria tra Seleçao e Santos: tre titoli mondiali e 1.281 gol

Giovedì 29 Dicembre 2022 di Stefano Boldrini
Morto Pelé, aveva 82 anni: tre mondiali vinti, 1281 gol segnati, per molti il calciatore più forte di sempre

“O rei” del calcio da qui all’eternità. Non ci sarà un altro monarca dopo la parabola di Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, morto ieri all’ospedale “Albert Einstein” di San Paolo, all’età di 82 anni: da un anno e mezzo lottava contro un cancro al colon. “Even the sky was crying”, “anche il cielo stava piangendo”, scrissero negli Stati Uniti per raccontare la sua ultima partita, il 1° ottobre 1977, l’esibizione Cosmos-Santos, primo tempo con la squadra statunitense, secondo con il club di una vita.

Pelé firmò su punizione l’ultimo dei suoi 1.281 gol in 1.363 prestazioni: basta già questo numero per consegnarlo all’immortalità.

Una carriera straordinaria, con cifre, trofei e tributi persino esagerati: tre mondiali (1958, 1962 e 1970), 92 gare e 77 reti con la Seleçao – lasciata all’età di 31 anni -, 659 presenze e 643 gol con il Santos, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali, lo stipendio più alto in assoluto durante l’attività, il record di otto gol in Santos-Botafogo del 22 novembre 1964, novantadue triplette, trenta quaterne, il divieto di lasciare il paese per giocare all’estero emanato nel 1961 dal presidente della Repubblica “perché tesoro nazionale”. L’Inter di Moratti era riuscita a chiudere l’affare con il Santos, ma la sommossa dei tifosi costrinse la dirigenza del club, portato dagli anfratti del calcio ai vertici internazionali, a stracciare il contratto. 

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ICONA

Pelé è stata un’icona del Ventesimo secolo. E’ stato il primo campione sportivo di fama planetaria. Consacrato dalla Fifa “il più grande giocatore della storia” e proclamato dal Cio nel 1999 “atleta del secolo”, ha superato i confini del calcio, sconfinando nella politica – ministro dello sport dal 1° gennaio 1995 al 1° maggio 1998 e ambasciatore dell’Onu nel 1992 per l’ecologia -, nel cinema – leggendaria la sua partecipazione al film cult “Fuga per la vittoria” di John Huston -, nella musica, nella televisione, nella pubblicità e negli affari. Sterminata la lista dei politici che gli hanno stretto la mano per una foto ricordo: Nixon, Kissinger, Mandela, la regina Elisabetta. Nel 1969, in occasione di un’amichevole a Lagos, le due fazioni in lotta nella guerra civile nigeriana decretarono una tregua di 48 ore. E’ stato esagerato anche nel privato: tre mogli e sette figli. Figlio di un calciatore della Fluminense, Dondinho, visse un’infanzia segnata dalla povertà: non potendo acquistare il pallone, si arrangiò con un calzino imbottito di carta da giornale, legato con lo spago. 

 

LA PARABOLA

Furono i compagni di scuola ad affibbiargli il soprannome “Pelé”, per irriderlo: storpiava il nome del suo giocatore preferito, il portiere Bilé. Il nome Edson fu invece un omaggio a Thomas Edison, l’inventore della lampadina. Cominciò con il fùtsal e fu la sua fortuna. «Mi permise di sviluppare velocità e rapidità di pensiero». A 14 anni era già un fenomeno del calcio indoor e nel giugno 1956 sostenne il provino con il Santos. Il test durò pochi minuti. Pelé firmo subito il suo primo contratto professionale e il 7 settembre 1956, non ancora sedicenne, debuttò nel campionato brasiliano, Santos-Corinthias 7-1: siglò subito il primo gol ufficiale. Il crescendo fu travolgente: il 7 luglio 1957 l’esordio in Nazionale, nell’estate 1958 il titolo mondiale in Svezia con il Brasile. Pelé fu il trascinatore della Seleçao, la star del torneo, nonostante i 13 gol del francese Just Fontaine, che anni dopo avrebbe dichiarato: «Quando vidi giocare Pelé, capì che dovevo appendere le scarpe al chiodo». Giocò la finale contro la Svezia il 29 giugno 1958, all’età di 17 anni e 249 giorni. Segnò due gol: quello con il pallonetto per dribblare il difensore e tocco al volo per superare il portiere è stato definito tra i più spettacolari di sempre. Nel 1962, in Cile, il secondo mondiale.

Nel 1970, in Messico, il terzo titolo, 4-1 nella finale contro l’Italia e la firma dell’1-0 volando in cielo per colpire il pallone di testa. La foto del gesto tecnico, con Burgnich nel disperato tentativo di contrastarlo, è un omaggio alla sua forza esplosiva. «Prima di quella partita pensai che Pelé fosse di carne e d’ossa come tutti gli uomini. Mi sbagliai», il tributo di Burgnich. O rei lasciò la Nazionale un anno dopo: il 18 luglio 1971 contro la Jugoslavia. Il millesimo gol era arrivato due anni prima, il 19 novembre 1969, su rigore, contro il Vasco da Gama. Pelé ha incarnato la perfezione calcistica: tecnica straordinaria, dribbling, tiro, visione di gioco, velocità, creatività, agilità.

Solo Giovanni Trapattoni, il 12 maggio 1963, in una sfida tra nazionali, lo marcò in modo efficace, senza ricorrere al fallo sistematico. Gli altri lo massacrarono: come i difensori bulgari, che nel mondiale 1966 lo azzopparono, impedendo al Brasile di conquistare il terzo titolo di fila. La rovesciata in Fuga per la vittoria è il momento più alto del calcio nella storia del cinema: si era ritirato da quattro anni, ma il gesto atletico fu da giocatore in attività. Il gol che definì “il più bello e spettacolare” fu realizzato con la maglia del Santos contro il San Paolo Clube Atletico Juventus, il 2 agosto 1959: dobbiamo fidarci delle sue parole, perché non esistono filmati di quella partita. 

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La rivalità con Maradona fu ricomposta negli ultimi anni di vita del fuoriclasse argentino. I grandi del calcio lo hanno omaggiato senza riserve. Crujiff: «Pelé è stato l’unico calciatore che ha superato i confini della logica». Ferenc Puskas: «Il più grande è stato Alfredo Di Stefano. Mi rifiuto a classificare Pelé come giocatore. Era al di sopra». Mourinho: «Pelé è stato il calcio». I problemi di salute sono cominciati nel 2014, con il ricovero in ospedale a causa dei calcoli renali, poi nel maggio 2016 l’operazione alla prostata e il 4 ottobre 2021 la rimozione di un tumore al colon. Negli ultimi anni ha fatto sentire la sua voce attraverso i social. L’omaggio alla regina Elisabetta, scomparsa il 7 settembre 2022, ha fatto il giro del mondo. C’erano una volta O rei e The Queen. 

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA