Morto Filippo, il principe gaffeur che dietro le quinte decideva il futuro della casa reale

Venerdì 9 Aprile 2021 di Riccardo De Palo
Morto Filippo, il principe gaffeur che dietro le quinte decideva il futuro della casa reale

Tra i molti sacrifici che il principe Filippo ha dovuto affrontare, sposando Elisabetta II, ce n'è uno che gli ha procurato particolare dispiacere. E non si tratta dell’obbligo di restare sempre (idealmente) un passo indietro alla Regina, che lui nell'intimità aveva il vezzo di chiamare Lillibet, o di dovere celare dietro le quinte il suo importante ruolo di consigliere negli affari reali. «Sono l’unico uomo di questo Paese che non può dare il proprio nome ai suoi figli», sbottò una volta. Questo perché la Regina è una Windsor, e Filippo un Mountbatten. Stando ai voleri di Giorgio V, Elisabetta non avrebbe potuto dare il suo cognome reale a Carlo, Andrea, Anna ed Edoardo.

Ed era tentata di cedere alle pressioni del marito per lasciare le cose com'erano. Ma alla fine, nel 1952, decise che i suoi discendenti sarebbero stati degli Windsor. Si racconta che Filippo restò basito, e si lamentò di essere meno considerato di «una schifosa ameba».

Tuttavia, nel 1960 Elisabetta acconsentì, dopo la nascita del principe Andrea che i suoi discendenti potessero fregiarsi del doppio cognome, Mountbatten-Windsor. Solo con la nascita di Edoardo nel 1964 - che ora erediterà il titolo di Duca di Edimburgo - le speranze di Filippo ebbero un seguito. 

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Intendiamoci. Filippo ha amato per tutta la vita i suoi quattro figli, e ha fatto il meglio per loro. La mattina si metteva a cucinare le uova per la colazione personalmente, mentre la regina preparava il té, per dare ai bambini una parvenza di vita familiare normale. Ma ha sempre dovuto ingoiare bocconi amari. Durante le celebrazioni per le nozze d’oro, Filippo confessò che i suoi figli «hanno fatto abbastanza bene, date le circostanze». I contrasti ci furono, soprattutto con Carlo, perché i loro caratteri erano veramente all’opposto. «Lui è un romantico e io sono pragmatico», disse del figlio che (al contrario di lui) odiava la scuola e si diceva vittima di bullismo. «Vediamo le cose in maniera diversa», spiegava Filippo. Con Anna il clima era ben diverso: era molto più simile a lui. 

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Nato a Corfù il 10 giugno del 1921, il principe di Galles è stato testimone di molti eventi drammatici nei suoi quasi cento anni di vita. Secondo il biografo di Carlo, Jonathan Dimbleby, Filippo considerava il figlio «un buono a nulla», però si astenne dal commentare pubblicamente tanti eventi che lo riguardavano. Ma la morte di Lady Diana, nel 1997, lo investì indirettamente. L’ondata di sdegno per la riluttanza dei reali a unirsi al dolore dei loro sudditi, dopo la scomparsa di una principessa così amata, era diretta anche contro di lui.

Filippo appariva spesso in sontuosi abiti marziali, che ricordavano la sua partecipazione come alto ufficiale alla Seconda guerra mondiale, e la parentela con l’ammiraglio e ultimo viceré dell’India, zio Lord Mountbatten. Ma le sue gaffe erano proverbiali. Una volta disse a un politico britannico di colore: «E lei da quale parte esotica del mondo proviene?»

Un’altra volta, parlando con un uomo che gli stava presentando la moglie come “quella laureata” della famiglia, una donna “molto più importante di lui”, rispose: «Abbiamo lo stesso problema nella mia famiglia».

Quanti momenti memorabili. Come quella volta che chiese a una cadetta della Marina se lavorasse in uno strip club. Forse voleva solo essere spiritoso, ma la battuta è entrata di diritto negli annali. Così come quando disse al dittatore del Paraguay Stroessner che era un piacere «essere in un Paese che non viene governato dal suo popolo». O quando propose, a un convegno per la protezione di specie di uccelli minacciate, se avessero pensato di far fuori i gatti, che uccidono molti più volatili degli uomini. Un'altra volta incontrò il direttore (antimonarchico) dell'Independent, Simon Kelner, a un ricevimento al castello di WIndsor. «E lei cosa ci fa qui?». «Sono stato invitato, sir», rispose lui. «Non avrebbe dovuto accettare», gli disse Filippo impassibile.

Eppure, malgrado certi aspetti naive del suo carattere, sembra che in famiglia FIlippo fosse ben diverso da quanto lasciasse apparire, e che al di là della sua aria svitata fosse piuttosto irascibile, e che pretendesse molto dai propri familiari. 

Di certo il suo ruolo dietro le quinte fu molto importante, nel garantire la stabilità della monarchia. L’ultimo caso bollente, quello dell’addio di Meghan e Harry alla casa reale, un anno fa, e la recente intervista della coppia a Oprah Winfrey, sono stati al centro di diversi incontri tra Carlo e il padre, a lungo ricoverato in ospedale. Secondo alcune fonti trapelate alla stampa, Filippo ha sicuramente parlato in maniera “colorita” con il figlio e la Regina, delle accuse di razzismo rivolte alla sua famiglia. 

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Certo, Filippo aveva i suoi privilegi, ma era sempre un passo indietro rispetto alla sua consorte. Il suo passaporto aveva il numero di serie “1”, ma la Regina non aveva alcun bisogno di documenti del genere, a differenza di lui. Con una media di trecento incontri ufficiali all’anno - tra cui quello con Barack e Michelle Obama in visita presidenziale, mentre era assente durante la visita di Donald Trump - Filippo fu anche il primo membro della casa reale a visitare l’Unione Sovietica, nel 1973.

Per svagarsi, e non pensare alle incombenze che lo attendevano ogni giorno, il principe amava guidare l’auto. E spingeva molto sull’acceleratore. Spesso, prendeva il posto dello chauffeur di turno, non sempre felice di cedergli il posto. Una volta, fece molto rumore un incidente non grave, che capitò proprio mentre la regina era sul sedile del passeggero. Nel 2019, a 97 anni suonati, la sua Land Rover urtò contro un altro veicolo, ferendo due passeggeri. Filippo dovette rinunciare, obtorto collo, alla patente. Una delle ultime rinunce di cui, sicuramente, deve essersi lamentato con i suoi familiari.

 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA