Lando Buzzanca morto, addio all'icona della virilità italica. Diceva: «Morire è bellissimo, è un riposo»

Domenica 18 Dicembre 2022 di Gloria Satta
Lando Buzzanca morto, addio all'icona della virilità italica. Disse: «Morire è bellissimo, è un riposo»

Scheletrico, incapace ormai di camminare e di parlare, rannicchiato in un letto del Policlinico Gemelli dopo una brutta caduta dalla sedia a rotelle avvenuta nella rsa dov’era ricoverato dalla fine del 2021 per decisione dell’amministratore di sostegno: così se n’è tristemente andato, a 87 anni, Lando.

Addio all'icona della virilità italica


Buzzanca, uno dei nostri attori più popolari, icona in tutto il mondo della virilità italica che da siciliano doc aveva sempre incarnato con convinzione, travolgente ironia e un enorme successo.

Ormai Lando era ridotto a una larva umana, eppure non aveva perso la lucidità come ha raccontato sui social il suo medico di fiducia Fulvio Tomaselli, lo stesso che nei mesi scorsi aveva denunciato il ricovero dell’attore nella rsa «contro la sua volontà» e condotto una battaglia per farlo tornare a casa dove lo aspettava la compagna Francesca Della Valle. Nel 2013 l’attore aveva tentato il suicidio: trovato in casa svenuto con i polsi tagliati, dapprima smentisce di aver cercato di togliersi la vita, ma un anno dopo conferma. Era ancora sconvolto, spiegò, per la morte della moglie Lucia che gli aveva dato due figli: «La vita non aveva più senzo senza di lei, ho creato il successo solo per lei». Gli avrebbe ridato la voglia di vivere Francesca, la compagna di 40 anni più giovane.

 

Lando Buzzanca, la vita e la carriera

Nato a Palermo il 25 settembre 1935 in una famiglia di spettacolo (il padre faceva il proiezionista), Buzzanca a 17 anni si trasferisce a Roma per studiare recitazione. L’esordio avviene nel 1959 come comparsa in Ben Hur. Poi, da Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961) passando per Il merlo maschio, il film di Pasquale Festa Campanile che 10 anni dopo gli avrebbe regalato il soprannome destinato a connotarlo per tutta la vita, l’attore costruisce un’imponente carriera incarnando il maschio latino per eccellenza, campione di prestazioni erotiche, conquistatore irresistibile in tempi in cui nessuno gridava al sessismo e non era ancora nato il pensiero politicamente corretto. Sedotta e abbandonata, Il magnifico cornuto, Don Giovanni in Sicilia, Il trionfo della casta Susanna, Professione bigamo, Il vichingo venuto dal Sud, Homo Eroticus, L’uccello migratore, Io e lui ispirato all’omonimo romanzo di Moravia in cui dialoga con il proprio pene, Lo sciupafemmine sono i titoli più fortunati della sua vasta filmografia, spesso considerata «di serie B» dalla critica ma sempre premiata dagli incassi. Recita accanto alle attrici più sexy come Ewa Aulin, Senta Berger, Barbara Bouchet. E Laura Antonelli, sua partner in Il merlo maschio: Lando che ”suona” il violoncello sul corpo nudo della diva è una delle immagini cult del cinema erotico italiano degli anni Settanta.

Dalle parodie al cinema d'autore

Dotato di notevoli doti comiche, l’attore aveva anche interpretato la parodia di 007 in due film nel ruolo dell’improbabile agente segreto James Tont. Negli ultimi anni si era concentrato sul cinema d’autore: I viceré di Roberto Faenza per cui vince il Globo d’oro, Chi salverà le rose? di Cesare Furesi in cui si era ritagliato il ruolo delicato e struggente di un anziano gay accanto a Carlo Delle Piane, Wiva gli sposi di Valerio Zanoli sono gli ultimi film di Buzzanca che era stato popolarissimo anche nelle serie tv come Chiara e Francesco, Lo scandalo della Banca Romana, Capri 3, Le nuove storie del Commissario Vivaldi, Il restauratore. Sul teleschermo aveva fatto anche il varietà: la riedizione 1989 di Lascia o raddoppia?, Striscia la notizia, nel 2016 Ballando nelle stelle. Aveva al suo attivo anche una carriera musicale scandita da alcuni singoli (L’uomo oggetto) e dal videoclip Amo Milano di Dargen D’Amico in cui aveva il ruolo di un siculo trapiantato in Lombardia.

Era soddisfatto della sua carriera, Buzzanca, e gli unici rimpianti riguardavano la sua vita familiare: «Non sono stato un buon figlio, sempre lontano dai miei», confessava, «e ho tradito spesso mia moglie pur adorandola: era inevitabile visto che ho lavorato sempre accanto ad attrici bellissime ma ogni volta tornavo a casa». Negli ultimi anni assicurava di non aver paura della morte: «Mi impressiona semmai la malattia perché ti mortifica e ti costringe a dipendere dagli altri, togliendoti la dignità. Ma in fondo morire è bellissimo, è un riposo». 

Ultimo aggiornamento: 17:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA