Lady Gucci: «Assalto all'eredità, raggirata dalla compagna di cella e da altre 7 persone. Non le facevano vedere le figlie»

Martedì 31 Maggio 2022 di Valeria Di Corrado
Lady Gucci: «Assalto all'eredità, raggirata dalla compagna di cella e da altri 7 persone. Non le facevano vedere le figlie»

Dopo aver condiviso la cella del carcere con Lady Gucci  si sarebbe insinuata «in maniera inesorabile» - secondo la Procura di Milano - «nella vita di Patrizia Reggiani, andando a vivere nella sua casa» e lì avrebbe acquisito «il pieno controllo della gestione domestica», gestendo il «personale di servizio», ma anche rispondendo al telefono al posto suo, fino ad «impedire alle figlie Alessandra e Allegra Gucci e alle amiche» di farle visita.

L'obiettivo di Loredana Canò, 55 anni, era quello di fare compiere alla vedova Gucci scelte che avrebbero causato l'inesorabile prosciugamento del patrimonio milionario a favore suo e dei suoi complici.

Sono otto le persone alle quali è stato recapitato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio, nell'inchiesta sulla gestione delle fortune che la moglie dello stilista ereditò dalla madre Silvana Barbieri.

Le accuse, a vario titolo, sono di circonvenzione di incapace, peculato, furto, corruzione e induzione indebita. Oltre alla Canò, tra gli altri indagati ci sono l'avvocato Maurizio Giani e Marco Chiesa, rispettivamente legale e consulente finanziario di Barbieri, morta nel 2019; l'avvocato Daniele Pizzi, difensore e poi amministratore di sostegno della figlia Patrizia. E ancora sono indagati Marco Riva e Maria Angela Stimoli, presunti «prestanomi», Mario Wiel Marin e Marco Moroni, titolari di una società che ha svolto una perizia «sul valore economico di 5 società immobiliari» di cui era amministratrice Barbieri.


LA GUERRA CON LE FIGLIE
I finanzieri del nucleo di polizia economica-finanziaria di Milano hanno ben ricostruito entità e movimenti del patrimonio della madre di Reggiani a partire dal 53, quando fu fondata la prima società immobiliare della signora Barbieri e fino al marzo 2021, quando il giudice tutelare ha sospeso Pizzi, per chiarimenti sui 3 milioni di euro spesi in due anni, dall'incarico di amministratore di sostegno della vedova Gucci, condannata a 26 anni (di cui 17 trascorsi a San Vittore) per essere stata la mandante dell'omicidio del marito, avvenuto nel 95. L'indagine è nata anche in seguito all'esposto presentato da Allegra Gucci, una delle due figlie di Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci.
La signora Barbieri aveva lasciato in eredità alla figlia una villa nel cuore di Milano, un capannone di 10 mila metri quadri in via Mecenate e società immobiliari. E poi aveva incaricato l'avvocato Giani di costituire una Fondazione, da lui stesso presieduta a vita, con in pancia tra l'altro un complesso costituito da oltre 90 appartamenti del valore di 14 milioni di euro dietro la Stazione Centrale.


A ricostruire il giro di interessi attorno all'eredità di Patrizia Reggiani sono stati i pm Tiziana Siciliano e Michela Bordieri. Il tentativo di mettere le mani sull'ingente fortuna sarebbe cominciato quando Giani ha «orchestrato la scissione del cospicuo patrimonio» approfittando delle «stato di infermità e deficienza psichica» della signora Barbieri. Poi avrebbe appoggiato l'assunzione della Canò, la quale, dopo la scarcerazione, consolidò il «legame» con l'ex signora Gucci, «diventandone il punto di riferimento fiduciario».


IL FURTO DEI GIOIELLI
Per prima cosa, le avrebbe azzerato i rapporti sociali e familiari, impedendole addirittura di «mantenere una normale relazione affettiva con le figlie» Allegra e Alessandra, alle quali doveva fare «la guerra» per il vitalizio. Per l'accusa, le avrebbe pure rubato gioielli e l'avrebbe convinta che la colpa era del personale di servizio. Le avrebbe bloccato numeri di telefono, scritto mail «per conto suo», nascosto «in casa numerosi registratori» e predisposto «copioni che la donna leggeva durante gli incontri» anche con le figlie.

Accanto alla delega ad operare sui suoi conti e «a presenziare alle assemblee societarie», le avrebbe fatto firmare, complice Chiesa, una «polizza vita» con un premio da 6,6 milioni di euro indicandosi tra i beneficiari («con il 34%») e si sarebbe fatta versare quasi 40mila euro da una delle società. Infine, vanno registrati, tra gli episodi contestati, l'incasso di 15mila euro cash come compenso «in nero» per un'intervista rilasciata da Reggiani.

 

 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA