Giulio Deangeli: «Ho preso tre lauree e voglio battere la Sla ma da bambino sognavo di fare il pilota»

Domenica 11 Ottobre 2020 di Valeria Arnaldi
Giulio Deangeli: «Ho preso tre lauree e voglio battere la Sla ma da bambino sognavo di fare il pilota»

Occhi luminosi. Sorriso emozionato. Quasi timido. Sembra un neolaureato come tanti nelle foto online, Giulio Deangeli, 25 anni, residente ad Este, in provincia di Padova, studente dell'Università di Pisa e allievo della Scuola Superiore Sant'Anna.

Attenzione a non farsi ingannare dalle apparenze: Deangeli, infatti, ha conseguito tre lauree in pochi mesi. Dopo quella in Medicina e Chirurgia, il 20 luglio scorso - preceduta da una borsa di studio a Cambridge nel 2016 e una ad Harvard nel 2018 - ha ottenuto cinque borse di studio per il dottorato a Cambridge nel primo semestre di quest'anno, poi, il 23 settembre si è laureato in Biotecnologie e ieri, in Ingegneria Biomedica, conseguendo ogni titolo con il massimo dei voti, alla fine di percorsi con la media del 30 e, per Biotecnologie, del 30 e lode. Non solo. Gli manca un esame per laurearsi in Biotecnologie molecolari, «entro fine anno», assicura. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare i suoi progetti.

Come è nata l'idea di prendere più lauree?
«Il mio modello è stato il caso di Carlo Maria Rosati, di cui si sentiva parlare per la doppia laurea. Appena uscì la notizia, pensai che mi sarebbe piaciuto ripercorrere le sue orme. La vera spinta è arrivata dalla prima borsa di studio a Cambridge, nel 2016, quando ho potuto frequentare il laboratorio di Maria Grazia Spillantini. Lì ho apprezzato l'importanza dell'approccio multidisciplinare per le malattie neurodegenerative».

Ed è iniziato lo studio per quasi quattro lauree.
«Sì, non servono superpoteri per fare quello che ho fatto, io mi sono divertito tantissimo. Sono stati i sei anni più belli della mia vita. Se studi cose diverse, non ti annoi mai, e anche se vari metodo di studio. Io sono arrivato a inventarne alcuni strampalati. Ho creato una specie di gioco, con carte memory items, per interrogarmi. Alcuni di questi metodi ora li insegno».

A casa cosa dicono?
«Mamma è un'insegnante di inglese, papà è veterinario. Sono figlio unico. All'inizio erano preoccupati, temevano lo stress, il burning out. Ora non dicono più nulla».

Cosa sognavi di diventare da grande?
«Già, alle elementari, quando ho iniziato a fare le ricerchine sul corpo umano, ho capito che quel tipo di studi mi interessava. A 17 anni mi sono messo da solo a studiare neuroscienze. Credo ci sia stata anche una spinta autoconoscitiva. Mi dedico alle malattie neurodegenerative, come la Sla, perché sono un problema sociale enorme».

Hai fatto molte rinunce?
«No, non ho sacrificato nessuno dei mie hobby. Sono appassionato di aeronautica, fin da quando, a 4 anni, papà mi ha insegnato a usare il simulatore di volo. Ho la stanza piena di modellini di aerei. Amo la musica classica. Il mio compositore preferito è Mahler. Suono il violino e un po' il piano, mi interessa la musicologia. Gli amici sono pochi ma molto fidati. Quelli più cari sono compagni di università, alcuni pure all'estero. Non ho avuto tempo per la vita di coppia».

La tua giornata tipo?
«Le mie giornate variano. A volte studio anche venti ore di fila, non sento la stanchezza perché mi piace. Le vacanze sono i viaggi per tenere conferenze».

Il tuo dottorato sarà a Cambridge: conti di tornare in Italia?
«Non voglio essere uno dei cervelli in fuga. Andare all'estero, credo sia fondamentale nella ricerca. Ciò che conta è non tagliare legami accademici e sociali con il proprio Paese. Sono grato all'Italia. Non so dove sarò tra dieci anni, ma di certo non avrò rotto il legame con il mio Paese».
 

Ultimo aggiornamento: 20:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA