Giorgio Napolitano lascia la terapia intensiva. Lo Spallanzani: «Paziente vigile e stabile»

L'ex presidente, vigile e stabile, è stato trasferito in reparto

Mercoledì 25 Maggio 2022 di Camilla Mozzetti
Giorgio Napolitano lascia la terapia intensiva. Lo Spallanzani: «Paziente vigile e stabile»

A meno di una settimana dall'intervento chiurgico a cui si è sottoposto, il presidente Emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, ha lasciato questa mattina la Terapia intensiva.

Più che positivo il decorso post-operatorio fanno sapere dall'Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Napolitano, vigile e stabile, è stato dunque trasferito in reparto. 

Napolitano operato allo Spallanzani, I medici: «È sveglio, prognosi riservata»

Venerdì scorso il presidente - primo nella storia della Repubblica ad aver ricoperto un secondo mandato al Quirinale - era stato operato presso il Dipartimento interaziendale dell’Azienda San Camillo-Forlanini ed Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. «È stato un intervento addominale con tecnica mininvasiva l’operazione è riuscita perfettamente», spiegò a poche ore dall'intervento il professor Giuseppe Maria Ettorre a capo dell'équipe chirurgica.

Giorgio Napolitano, chi è il primo presidente della Repubblica eletto per due mandati

Già quattro anni fa Napolitano aveva subito un intervento: era il 24 aprile del 2018 quando, all’ospedale San Camillo, era stato operato dal professor Francesco Musumeci dopo un ricovero d’urgenza per una dissecazione parziale aortica. Anche in quell’occasione l’operazione aveva avuto successo e il Presidente si era rimesso nel giro di una settimana. È stato infatti europarlamentare dal 1989 al 1992, poi presidente della Camera nello stesso anno, e ancora ministro degli Interni quattro anni più tardi, fino appunto all’elezione a Colle. Nella sua lunga militanza nel Pci, entrò anche in conflitto – nel 1981 – con l’allora segretario Enrico Berlinguer dopo la famosa intervista di quest’ultimo sulla “questione morale”. Sotto la sua presidenza, al Quirinale ha conferito a cinque presidenti del Consiglio – Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi – l’incarico di formare governi, dovendo gestire situazioni anche complesse. Dal governo tecnico guidato da Monti a quello di “larghe intese” di Letta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA