C'è un filo rosso che, al di là dell'immenso talento, lega la carriera poliedrica di Gigi Proietti, sempre a cavallo tra teatro, cinema e tv: la romanità.
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LA LINGUA NOBILE
Ma orgoglio della romanità, per Proietti, è anche la difesa del romanesco, inteso come la lingua nobile di Trilussa e del Belli: la lingua in cui Gigi ha scritto molti componimenti poetici ed ironici, sonetti chiamati da lui stesso versacci e pubblicati per anni sul Messaggero, da sempre il suo giornale di riferimento. Era infatti in romanesco lo struggente sonetto da lui composto e letto nel 2003 al funerale di Alberto Sordi tra la commozione generale. Ma proprio di recente l'attore si è accorto che lo spirito della nostra città era cambiato: «Un tempo avrei detto che la nostra prima qualità è la tolleranza, scambiata per pigrizia», ha osservato, «purtroppo siamo diventati troppo nervosi anche noi. Damose na calmata». Tra i progetti recenti di Gigi, figura la creazione di Radio Raccordo Anulare, un'emittente gestita da giovani per tenere collegate e informate tutte le zone della città, specialmente le periferie per risolvere un grande problema «che, in una metropoli come la nostra, è la comunicazione. I romani devono potere conoscersi, non rimanere distanti come isole». E il degrado? «Facile rispondere le solite buche e la solita immondizia, ma sono problemi antichi. Non a caso già Aldo Fabrizi cantava Buongiorno monnezza».
LA POLITICA
Qualcuno, in considerazione della sua immensa popolarità, gli aveva offerto di entrare in politica. Gigi ha sempre rifiutato. Il suo motto: «Meglio essere un discreto attore che un pessimo politico». Unica condizione per accettare: l'esistenza di un dicastero per le formazioni professionali. «Vorrei riaprire il Laboratorio per giovani attori, ci penso seriamente e intanto ho proposto all'Accademia Silvio D'Amico di mandare i neo-diplomati a farsi le ossa al Globe». Roma, e ancora Roma nel cuore.
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