Gigi Proietti morto a Roma, centinaia di fiori davanti alla clinica. Mattatore di teatro e tv, fatale un attacco cardiaco

Lunedì 2 Novembre 2020
Gigi Proietti morto a Roma, centinaia di fiori davanti alla clinica. Mattatore di teatro e tv, fatale un attacco cardiaco

Gigi Proietti è morto. Oggi avrebbe compiuto 80 anni. Il noto attore romano è deceduto a Roma nella clinica Villa Margherita intorno alle 5.30. Le sue condizioni si erano aggravate ieri sera.

Proietti era ricoverato da 15 giorni per problemi cardiaci. «Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all'affetto della sua famiglia Gigi Proietti». Ne danno comunicazione la moglie e le figlie del noto attore romano Sagitta, Susanna e Carlotta.

I funerali

«Gigi sarà ricordato come merita», assicurano fonti vicine alla famiglia. I funerali del grande attore  si terranno nei tempi e nei modi compatibili con le attuali restrizioni anti Covid. Le esequie - a quanto si apprende - saranno pubbliche, ma con ingressi contingentati. «Roma perde una parte della sua anima - ha detto la Sindaca Virginia Raggi arrivata davanti alla clinica Villa Margherita - Proclamerò il lutto cittadino nel giorno dei funerali.» La Raggi ha  messo a disposizione il Campidoglio per la camera ardente. Si parla anche del Globe Theatre Silvano Toti nel verde di Villa Borghese, da lui creato. I funerali si celebreranno in chiesa.

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Pubblicato da Il Messaggero.it su Domenica 1 novembre 2020

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Proietti era ricoverato da due settimane nella clinica romana Villa Margherita per gravi problemi cardiaci. Ieri le sue condizioni sono peggiorate e nella tarda serata è stato sedato. Fino a tardi sono rimasti accanto all'attore la moglie e le due figlie, ma intorno alla mezzanotte hanno lasciato la clinica. Numerosi i tweet di personaggi famosi e di politici hanno ricordato l'attore.

Le reazioni

«Te possino Mandra'... proprio oggi?», scrive Enrico Montesano, "Er Pomata", che con Proietti fu interprete di uno dei film più celebri Febbre da Cavallo.  Dal mondo dello spettacolo a quello dello sport e della politica sono centinaia i messaggi in ricordo di Proietti. 

«Oggi ci lascia un attore gigantesco». Così, su Facebook, Carlo Verdone commenta la morte di Gigi Proietti. «Sul palcoscenico tra i migliori se non il migliore. Enorme presenza scenica, maschera da attore dell'antica Roma, tempi recitativi sublimi. Era un volto che rassicurava che l'identità di questa città ancora vive. Discepolo di Ettore Petrolini, forse più volte ha superato il suo maestro. Autorevolezza, cultura, generosità e umiltà. Questo era Gigi Proietti» conclude l'attore.

«Con Gigi Proietti non se ne va solo uno dei volti più amati dal pubblico, ma anche uno straordinario protagonista della nostra cultura. Proprio nel giorno del suo compleanno ci lascia un genio dello spettacolo che ha saputo divertire e commuovere milioni di italiani. La sua scomparsa addolora tutto il Paese». Così il premier Giuseppe Conte su Facebook.

«È stato un grande artista, un grande amico, un grande maestro: è stato tutto, un attore totale, enorme, di una grandiosità pazzesca». È commosso Pippo Baudo nel ricordare Gigi Proietti: «Raccoglieva tutto il massimo che un artista può avere: cantava, ballava, raccontava bene, sapeva coniugare il classico e il leggero. E anche quando raccontava una barzelletta, ne faceva una commedia». Negli anni, racconta Baudo, «l'ho visto recitare malato, con la febbre altissima: la scena lo ingigantiva, lo trasformava. È tipico dei grandi avere momenti di tristezza, di malinconia... ma quando si accendono le luci, partono».

Nel 1972 Baudo volle Proietti con lui a Canzonissima: «Lo avevo visto in Alleluja brava gente. Lo invitai, si alternava con Monica Vitti: dietro questi nomi c'è un mondo», sospira il conduttore. Baudo ricorda il successo di A me gli occhi please: «Fu il primo one man show, in scena al teatro Tenda di piazza Mancini. Partì moscio, poi bisognava fare a cazzotti per entrare. Come i vecchi teatranti, Proietti tirava fuori dal baule i suoi personaggi, che diventavano spunto per i suoi sketch e che oggi sono patrimonio della gente. Uno su tutti? Toto e la saùna..., un capolavoro».

Proietti, sottolinea ancora Baudo, «cantava benissimo: nel 1995 lo ebbi come concorrente a Sanremo, con Peppino Di Capri e Stefano Palatresi, con il brano Ma che ne sai, scritto da Claudio Mattone. Ci siamo divertiti tanto». E ci tiene, infine, a citare il lavoro per il Globe Theatre: «Ha riportato il teatro shakesperiano nel cuore di Roma, ha fatto un capolavoro».

«La notizia della scomparsa di Gigi Proietti mi ha particolarmente scosso. Viene a mancare un gigante del palcoscenico italiano che lascia un vuoto incolmabile. Quando ti trovavi davanti a lui, alla sua arte, alla sua persona, ti rendevi conto di essere davanti ad un fuoriclasse, ad un artista unico che sapeva coinvolgerti in modo totale in ogni tipo di rappresentazione. La sua arte non era mai ostentata ed era sempre in grado di mettere a proprio agio le persone con cui aveva a che fare». Così Alberto Angela rende omaggio sulle sue pagine social, Facebook e Twitter, a Gigi Proietti, scomparso nel giorno del suo ottantesimo compleanno, che è stato anche narratore/ospite in Ulisse - Il piacere della scoperta, su Rai1.

«Negli anni in cui abbiamo collaborato - racconta Alberto Angela - non ho avuto solo la fortuna di conoscere le sue doti professionali che tutti abbiamo avuto modo di apprezzare. Con la sua umiltà, la sua umanità e la sua semplicità, Gigi è stato uno degli uomini più veri, rispettosi ed umani che abbia mai incontrato. Mi stringo alla sua famiglia in questo triste momento e lo ringrazio per aver donato a me, ai miei programmi e a tutto il pubblico la sua arte, la sua visione della vita, condita sempre da quel sorriso indimenticabile che rimarrà impresso nei nostri cuori come un tatuaggio indelebile. Oggi se ne va uno dei nostri. Ciao Gigi».

«Va via un pezzo della nostra Roma, quella vera passionale e allegra. Come definire Gigi un grande il suo sorriso è stato e rimarrà unico». Lo scrive l'ex capitano della Roma, Francesco Totti. «Gigi era presente al ricevimento per il mio matrimonio, ci vedevamo in qualche occasione e con la sua allegria e il suo grande carisma trasmetteva sempre grande gioia. Mi ha seguito per tutta la carriera da calciatore, era un grande tifoso romanista e ha rappresentato Roma nel mondo come solo noi veri romani sappiamo fare. Gigi ti voglio bene, anche dal cielo ci farai stare allegri. Roma ti sarà sempre grata“.

«Se faccio quel che faccio, è soprattutto grazie a te». Enrico Brignano dedica un commosso ricordo su Instagram a Gigi Proietti, nel cui Laboratorio di Esercitazioni Sceniche ha mosso i primi passi da attore. L'attore posta una foto che lo ritrae sul palco insieme al maestro e accanto scrive: «Ti guardavo...ti spiavo dietro a una quinta mentre recitavi per carpirti ogni segreto, ma il talento non ha segreti, è talento e basta. E tu ne hai a secchi».

«Ho sempre cercato nei tuoi occhi - aggiunge Brignano - l'approvazione: ero l'alunno davanti al maestro, quando c'eri tu tra il pubblico, anche dopo 30 anni di palcoscenico. E se faccio quel che faccio, è soprattutto grazie a te. Sento un gran dolore dentro, ma so che è stato un privilegio starti vicino e devo farmelo bastare come consolazione. Grazie di tutto, Gigi. Sempre e per sempre», conclude.

«L'unica cosa che mi consola è la frase che ha detto Proietti tante volte "Chi nun Sa ride mi insospettisce"... Addio Gigi». Lo ha detto Antonella Clerici nelle stories di Instagram e lo ha scritto in un post, salutando così il mattatore romano.

«Non poteva esserci risveglio peggiore. Oggi, nel giorno stesso del suo 80mo compleanno, ci ha lasciato per sempre Gigi Proietti. Ho amato tantissimo il talento ma anche l'umanità di quest'uomo con cui ho avuto la grande gioia di lavorare. Addio Gigi. Ci mancherai tantissimo». Così Alessandro Gassmann su Instagram ricorda Gigi Poietti, scomparso questa mattina all'età di 80 anni, postando una foto che li ritrae insieme sorridenti.

 

La carriera

Un uomo, non un intellettuale, che racconta «l'allegria di allora, impastandola a quella di oggi. Ma senza nostalgia, per l'amor d'Iddio. No, semmai con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno ricorrente che, negli anni, abbiamo imparato a controllare». Gigi Proietti - morto nelle prime ore del mattino in una clinica romana in seguito ad un attacco cardiaco - presentava così la sua vita, lo aveva fatto parlando della sua autobiografia, intitolata 'Tutto sommato - Qualcosa mi ricordò, (Rizzoli). E se lui ricordava qualcosa l'Italia ricorda moltissimo dell'eterno Mandrake di Febbre da cavallo (o se preferite, Il maresciallo Rocca della tv e il Gastone teatrale) che dall'Accademia al teatro d'avanguardia, dal teatro Tenda al varietà e alla tv ha attraversato oltre mezzo secolo di spettacolo italiano.

È arrivato ad ottant'anni - li ha compiuti oggi il 2 novembre - con una storia ricca, di vero attore, di maestro di tecnica, di personaggio di grande ironia e carisma, amatissimo dal pubblico più evoluto come dalla grande platea degli spettatori televisivi. Un personaggio pubblico, quindi, ma che ha sempre difeso la sua vita privata fino all'ultimo, nei momenti positivi e in quelli negativi come il ricovero in terapia intensiva della notte prima dei suoi ottanta, in piena era covid, ma per un attacco di cuore che non era il primo.

 

Nato a Roma il 2 novembre 1940, appassionato musicista e cantante fin dalla giovinezza, durante l'università si avvicina al teatro sperimentale. Nel '66 debutta sul grande e sul piccolo schermo nel ruolo di un maresciallo dei carabinieri, per ironia della sorte trent'anni dopo interpreterà lo stesso personaggio con straordinario successo nella serie tv 'Il maresciallo Roccà. Il primo ruolo da protagonista al cinema glielo darà Tinto Brass nel '68 nel suo film 'L'urlò. Il primo vero successo per Proietti arriva però nel 1970 quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno, che aveva avuto un incidente, nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini 'Alleluja brava gentè. Nel 1967 sposa un'ex guida turistica svedese, Sagitta Alter, dalla quale ha due figlie: Susanna e Carlotta, anche loro attrici.

Da allora, la sua carriera è una serie di successi a teatro, al cinema e in televisione. È anche doppiatore , tra gli altri di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin («molto divertente ma faticoso») fino a Enzo, il saggio golden retriever protagonista di Attraverso i miei occhi. Poi regista e poeta teatrale. In circa 50 anni di attività ha così collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche.

Una carriera teatrale, da A me gli occhi please, passando per Shakespeare, che aveva riassunto in uno spettacolo Cavalli di battaglia scelto per festeggiare nel 2016 i suoi 50 anni in scena coronati dalla direzione quindicennale dell'elisabettiano Globe Theater di Roma. Anche se molto prima la sua scuola, e la sua vocazione di maestro, si era espressa al Brancaccio, di cui fu direttore dal1978, insieme a Sandro Merli, per dare vita ad una fucina di talenti tra cui figurano Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmuller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Attori che come lui sanno attraversare i generi e che hanno conquistato il cuore del pubblico televisivo come ha fatto Proietti, prima come conduttore (suo un Fantastico 4 nel 1983) poi come protagonista di fiction fortunatissime come Il Maresciallo Rocca, arrivata a conquistare anche 16 milioni di telespettatori, poi L'avvocato Porta sempre uscito dalla penna di Marotta e Toscan, Una pallottola nel cuore e molto altro.

«Raccontare la propria vita non è cosa da tutti - scrisse sempre nella sua autobiografia - Certo, chiunque può ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l'odore della povertà misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l'allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi come li spieghi a chi non c'era? I 'faccio un goccio d'acquà sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, le chiacchiere dei disoccupati... Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge?», per arrivare a concluder che «forse non è stato neppure come lo ricordi tu, perchè nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos'altro hai rimosso». Ora nel bellissimo cameo del Mangiafuoco nel Pinocchio di Garrone, tornerà ancora una volta al cinema, si proprio lui che si lamentava sempre di aver fatto in fondo pochi film, con Marco Giallini e la regia di Edoardo Falcone in «Io sono Babbo Natale» annunciato, sempre che i cinema riescano a riaprire, per il 3 dicembre. E saluterà come piaceva a lui, in commedia. 

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Ultimo aggiornamento: 20:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA