Gazzelle: «Questo concerto è la mia felicità. Non voglio esibirmi negli stadi»

«Preferisco rimanere con i piedi per terra». Domani sera si esibirà sul palco del Rock in Roma all'Ippodromo delle Capannelle davanti a 20 mila fan

Giovedì 21 Luglio 2022 di Mattia Marzi
Gazzelle: «Questo concerto è la mia felicità. Non voglio esibirmi negli stadi come la Amoroso»

Non lo dire a nessuno quando sei felice: lo canta Gazzelle in un verso di una delle canzoni che faranno parte del suo nuovo disco, in uscita all'inizio del prossimo anno, ancora inedite e con titoli provvisori.
«In un momento storico in cui tutto viene strillato, ostentato sui social, le gioie bisogna sapersele tenere anche per sé. È quello che canto in quel verso. Quando hai un diamante, non lo porti in giro a farlo vedere a tutti: lo tieni nascosto. Così la felicità», spiega Flavio Pardini, questo il vero nome del 32enne cantautore romano quello d'arte è un omaggio a un modello di scarpe di un noto brand sportivo da 29 Dischi d'oro e 15 Dischi di platino, che domani sera si esibirà sul palco del Rock in Roma all'Ippodromo delle Capannelle davanti a 20 mila fan.

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Lei lo è, felice?
«Ora sì. Anche grazie al fatto di essere tornato a suonare, dopo due anni. La pandemia è stata dura. Sono entrato in una crisi esistenziale. Ho vissuto momenti complessi inizialmente difficili da gestire. Tutto passato: a Roma sarà una festa».

Come se l'è immaginata?
«Ho preparato uno show ricco.
Ma niente ospiti: bastano le canzoni, ventisei in tutto, a partire da quelle dell'ultimo album OK.
E voglio salire sul palco in motorino».

Lo ha già fatto il suo collega Carl Brave. Altre idee?
«Allora vorrà dire che mi presenterò con un gommone (ride)».

La definiscono un eccentrico comunicatore: in cosa lo è?
«Chi è il ciarlatano che ha detto questa cosa?».

Il suo ufficio stampa, nel comunicato per annunciare il tour estivo.
«Non so cosa voglia dire.

Sono introverso e timido, ma non mi prendo mai sul serio: la corazza dell'ironia mi aiuta molto. Fosse per me non farei neanche interviste. Quello che ho da dire lo metto nelle canzoni. Il resto sono solo chiacchiere».

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In quelle che sta scrivendo cosa racconta?
«Sono la sintesi di questi ultimi due anni, sia a livello di sentimenti che di crisi mentali. A cavallo dei trent' anni sono forse nel cliché del trentenne che si sta staccando dall'adolescenza e sta entrando nell'età adulta, con tutte le ansie, le preoccupazioni e le responsabilità che questo comporta. Mi è stato d'aiuto Ligabue, che mi ha voluto come ospite del suo concerto a Campovolo dopo aver ascoltato una mia cover della sua L'amore conta su Instagram».

Faccio fatica a distinguere le nuove generazioni, ma so che lui è uno dei più bravi, ha detto di lei, presentandola.

«Già. Ascoltandolo, mi sono visto da fuori dopo tutti questi anni. E ho capito che non sono più il ragazzino che scrive le canzoni in cameretta per passione: ora è un lavoro. Quella sera grazie a lui mi sono esibito di fronte a 100 mila spettatori. Un traguardo importante».

A Milano la scorsa settimana ad ascoltarla c'erano 17 mila fan, domani a Roma ce ne saranno 20 mila, domenica a Taormina 5 mila. Con il prossimo tour punterà agli stadi?

«Non ci ho ancora pensato. Non vorrei fare il passo più lungo della gamba».

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Alessandra Amoroso a San Siro pochi giorni fa ha cantato davanti a 40 mila paganti. Da Marco Mengoni all'Olimpico c'erano 38 mila spettatori. Numeri che lei con il suo tour primaverile nei palasport e i concerti estivi può superare.

«Sì, ma preferisco fare tour capillari, piuttosto che un paio di date e basta. Voglio arrivare io alla gente, non viceversa. Per ora rimango con i piedi per terra».

La vedremo a Sanremo, a febbraio?

«Me lo chiedono ogni anno. Ci penso. Non lo farei a cuor leggero».

Perché?

«Sono una persona troppo competitiva. Magari vado in gara con una canzone in cui credo tanto e poi vince uno sbruffone che sul palco fa un balletto. Non me la vivrei bene, una cosa del genere: farei un macello».

Ultimo aggiornamento: 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA