Francesca Fagnani, il testo del monologo a Sanremo con i ragazzi del carcere minorile di Nisida

Le parole della co-conduttrice di Amadeus al Festival di Sanremo

Mercoledì 8 Febbraio 2023
Le parole della co-conduttrice di Amadeus al Festival di Sanremo

Amadeus chiama sul palco del Festival di Sanremo Francesca Fagnani, protagonista con un monologo di impatto, che ha toccato quello delle carceri minorili. La co-conduttrice, per la seconda serata, è il volto della trasmissione «Belve».

Dopo la scalinata, Fagnani confessa ad Amadeus: «Vengo in pace e sono emozionatissima. Fiorello mi ha detto di non prendere calmanti ma un buon frizzantino. Drusilla mi ha aiutato per le scale, consigliandomi di non guardarle, ma non ce l'ho fatta e l'occhio è caduto sui gradini».

«Vattene amore è la mia canzone preferita del Festival di Sanremo», racconta Fagnani. Gianni Morandi vorrebbe sapere chi è il suo amante (che a meno di sorprese è il giornalista Enrico Mentana, ndr.).


Il monologo

Parti del monologo sono l'insieme delle testimonianze dei ragazzi del Carcere minorile di Nisida.

«Non tutte le parole sono uguali. Alcune devono abbatere i muri per essere sul palco di Sanremo. Parole che provengono dal Carcere minorile di Nisida. Della pena loro non se ne fanno niente. "Siamo qui per i soldi, per fare i brillanti. Catturare l'attenzione. Non ho paura se faccio le cose per rabbia. Vogliamo che la gente sappia che non siamo bestie o killer per sempre. Non ho mai pianto. Ho rivisto mio padre dopo anni e lì ho pianto» 

«Perchè l'hai fatto? Risposta non c'è. Bisogna andare indietro. Hanno 15 o 18 anni, con lo sguardo perso e occhi che chiedono aiuto ma non si sa a chi. La scuola li ha abbandonati, gli assistenti sociali anche. I genitori non ce l'hanno fatto».

«Gli adulti mi dicono che sarebbero andati a scuola. In quel quartiere solo la scuola ti può salvare. Lo Stato non può esistere solo attraverso le forze di polizia. Lo Stato dovrebbe garantire pari opportunità ai giovane come la democrazia italiana dice».

«Se non riesci a trovare un lavoro torni in carcere. In Italia la prigione serve solo a punire e non a rieducare: tutto il giorno a fare nulla e magari siete in sovrannumero. Un magistrato ha detto che i detenuti non devono passare per vittima e non devono essere picchiati ma perchè lo Stato non può esssere violento come chi arresta.

Chi esce dal carcere deve uscire meglio di come è entrato, per rispetto dell'art. 27 della Costituzione. Che uno spacciatore o un ladro che sia, una volta uscito, cambi mestiere».

Ultimo aggiornamento: 23:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA