Prendere tempo. Per far depositare almeno un po' del polverone che si è sollevato intorno a Filippo Facci. «Comunicherò la decisione presa assumendone la piena responsabilità. E comunque in tempi brevi». Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, non ci sta a farsi tirare per la giacchetta da chi gli chiede un dietrofront immediato sull'ingaggio del giornalista di Libero, finito nell'occhio del ciclone dopo le parole sulla ragazza che ha denunciato il figlio di Ignazio La Russa per violenza sessuale (definita da Facci «indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa»).
Ieri il caso è approdato sul tavolo del Cda di viale Mazzini, dopo le richieste di stop alla trasmissione (che secondo alcuni avrebbe già cambiato nome, da "I Facci del giorno" a un più riadattabile "I fatti del giorno") arrivate dai consiglieri Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti, e Francesca Bria (in quota Pd) e le critiche della presidente della tv pubblica Marinella Soldi.
«Non è mia abitudine le parole di Sergio ai consiglieri decidere sulla base di campagne politiche strumentali e emozionali. Non mi faccio trascinare da nessuno. Motivo per il quale ha assicurato comunicherò la decisione presa assumendone la piena responsabilità, e comunque in tempi brevi». Ma anche, come spiega una nota diffusa da viale Mazzini a riunione terminata, «tenendo conto del dibattito consiliare». Il che significa di fatto che la permanenza di Facci al timone della striscia informativa quotidiana prima del Tg2 delle 13 resta appesa a un filo.
Dalla sua, tuttavia, l'editorialista di Libero che ha in parte ritrattato la frase contestata avrebbe il sostegno del direttore generale Giampaolo Rossi. Mentre tra i membri del Cda si registrano sensibilità diverse. Anche se alla maggioranza, a quanto si apprende, le parole del giornalista non sarebbero proprio piaciute. In prima linea a chiedere la testa di Facci ci sono Bria e Laganà, che ieri aveva inviato una lettera all'ad Sergio per chiedere se il profilo del giornalista fosse compatibile col servizio pubblico (lettera che l'esponente in Cda in quota M5S Alessandro Di Majo precisa di non aver firmato). Ed è proprio da Laganà e Bria, con quest'ultima contraria alla scelta di prendere tempo sul caso Facci, che sono arrivati i due voti contrari sul piano di produzione e trasmissione dei nuovi palinsesti. Piano che, in ogni caso, è stato approvato senza patemi, con il sì di tutti gli altri consiglieri (Di Majo compreso).