Scomparsa Elnaz Rekabi, la scalatrice iraniana in gara a Seul senza il velo. I dissidenti: «Trasferita nel carcere di Evin». Il messaggio di "scuse" su Instagram

Aveva sfidato gli Ayatollah presentandosi senza l'hijab. La Bbc: perse le sue tracce. Poi la notizia del presunto arresto

Martedì 18 Ottobre 2022
Elnaz Rekabi, scomparsa la scalatrice iraniana in gara a Seul senza portare il velo

Elnaz Rekabi è scomparsa. L'atleta iraniana Elnaz Rekabi che domenica aveva gareggiato senza il velo ai Campionati asiatici di arrampicata in Corea del Sud non si trova. Secondo i dissidenti iraniani sarebbe stata arrestata e trasferita nella famigerata prigione di Evin, dove è attualmente detenuta l'italiana Alessia Piperno e teatro di duri scontri nei giorni scorsi. Il suo gesto a Seul fu una scelta in segno di solidarietà con le proteste che da un mese vanno avanti in Iran dopo la morte della giovane Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia a Teheran con l'accusa di indossare male il velo.

Elnaz Rekabi, scomparsa o arrestata?

Dalla sera di domenica si sono persi i contatti con la climber, ha riportato il canale in farsi della Bbc citando una fonte vicina alla Rekabi. Le autorità iraniane le avrebbero sequestrato passaporto e cellulare. Secondo il sito Iran Wire, sarebbe stata portata direttamente all'aeroporto internazionale Khomeini, prima del rientro previsto per mercoledì in Iran, per essere trasferita nella prigione di Evin a Teheran, dove è attualmente detenuta l'italiana Alessia Piperno e teatro di duri scontri nei giorni scorsi, su ordine dell'intelligence dei Guardiani della Rivoluzione.

Stando al portale di notizie, l'atleta era entrata nella sede dell'ambasciata iraniana a Seul con la promessa che sarebbe stata riportata in patria senza 'problemi'. Sarebbe stato fermato, riporta ancora Iran Wire, anche il fratello dell'atleta.

 

Iran smentisce: «Sono fake news»

«Elnaz Rekabi è partita da Seoul per l'Iran alle prime ore del 18 ottobre 2022 insieme ad altri componenti della squadra. L'ambasciata della Repubblica Islamica d'Iran in Corea del Sud smentisce categoricamente tutte le notizie false e la disinformazione riguardo Elnaz Rekabi». È quanto si legge in un tweet dell'ambasciata iraniana a Seul dopo le notizie sul caso della climber iraniana che in Corea del Sud ha gareggiato senza velo.

La prima a togliersi il velo in gara

Elnaz aveva disputato le prime prove col velo, è soltanto all'ultima che ha deciso di disobbedire. Mai nessuna prima di lei aveva violato la legge. Nel 1996 era stata la campionessa di tiro a segno Lyda Fariman la prima iraniana dai tempi della rivoluzione di Khomeini a partecipare alle Olimpiadi. Era stata lei stessa a chiedere una deroga per portare il velo durante la cerimonia d'apertura. 

Il messaggio apparso su Instagram

Nelle storie profilo Instagram di Elnaz Rekabi è apparso un messaggio a sua firma nel quale l'atleta si scusa per non aver indossato il velo durante la competizione. Diversi sono i commenti apparsi sui social che mettono in dubbio l'autenticità del messaggio. 

La richiesta di asilo

In Iran l'hijab è obbligatorio anche per le donne iraniane nelle competizioni sportive anche quando rappresentano all'estero il proprio paese. «Elnaz aveva deciso di apparire senza l'hijab circa un mese fa e sapeva che avrebbe gareggiato senza l'hijab obbligatorio», ha detto una fonte a IranWire aggiungendo che la donna non ha chiesto asilo «perché suo marito è in Iran e voleva tornare dopo la competizione. Prende sempre decisioni così audaci». Il capo della Federazione di arrampicata iraniana Reza Zarei, che in precedenza era un membro del Ministero dell'Informazione, ha promesso a Elnaz che se le avesse consegnato il passaporto e il cellulare, l'avrebbe portata in Iran rapidamente, senza rischi e senza renderlo pubblico. Ma, spiega una fonte di IranWire, «sappiamo cosa fanno le ambasciate della Repubblica islamica. La porteranno direttamente all'aeroporto e la riporteranno in Iran».
 

Scioperi e proteste in Iran

Ancora scioperi e proteste tra i lavoratori in Iran, ad un mese dalla morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata e poi morta per non aver indossato correttamente il velo isalmico. L'impianto per la lavorazione della canna da zucchero di Haft-Tappeh ha iniziato un nuovo sciopero dopo una convocazione martedì. Anche altri lavoratori degli impianti petrolchimici di Abadn, Mahshahr, Assaluyeh, Bandar Abbas e dell'impianto di produzione di pneumatici di Kian-tire a Yazd si sono uniti agli scioperi dei lavoratori, iniziati la scorsa settimana. Secondo i social media, un gruppo di lavoratori è stato arrestato. A Teheran, Karaj, Rasht, Sanandaj, Yazd e Abdanan la scorsa notte sono continuate le proteste e gli scioperi. Anche gli studenti universitari delle città di Teheran, Karaj, Ardebil, Rasht, Najafabad, Bushehr e Shahrkord hanno tenuto raduni e scioperi.

Ultimo aggiornamento: 13:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA