Edoardo Vianello: «Torno in classifica grazie a Miss Keta ma io neppure la conosco»

A sorpresa a 84 anni torna a essere protagonista dell'estate musicale

Mercoledì 10 Agosto 2022 di Mattia Marzi
Edoardo Vianello: «Torno in classifica grazie a Miss Keta ma io neppure la conosco»

Sorpresa: a 84 anni Edoardo Vianello torna protagonista dell'estate musicale italiana. Impossibile fare un giro sui social senza imbattersi in video di balletti in spiaggia con in sottofondo la sua Il capello: «Che finimondo per un capello biondo che stava sul gilet», risuona la voce del cantautore romano, come se uscisse fuori da un vecchio jukebox facendo un salto in avanti nel tempo di sessantuno anni (il 45 giri uscì nel 1961). Il merito è di Myss Keta, la rapper mascherata milanese, che nel suo nuovo singolo Finimondo ha campionato il vecchio successo della voce di Abbronzatissima. Il singolo ha già vinto un Disco d'oro. Su Spotify ha superato i 10 milioni di ascolti e su TikTok è stato utilizzato in oltre 130 mila clip: «Una mia amica mi ha raccontato che l'altro giorno stava canticchiando Il capello e la nipotina di dieci anni le ha detto: Nonna, come fai a conoscere questa canzone?», sorride, dall'altra parte del telefono, Edoardo Vianello.

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Un trionfo. Come è andata con Myss Keta?
«Io neppure la conosco.

Si è occupato della pratica il mio editore. Mi ha detto che dalla casa discografica di questa Myss Keta era arrivata la richiesta di inserire nella sua canzone un frammento de Il capello, ma bisognava dare l'autorizzazione».


Cosa l'ha convinta ad accettare?
«Vent'anni fa il remix di Abbronzatissima di Brusco fu un successo e portò benefici anche a me, tra serate e diritti: perché dire di no?».


Come si spiega questo revival degli Anni 60, da Myss Keta che riprende esplicitamente la sua Il capello a Fedez che riscopre il twist con La dolce vita?
«In fondo è un indice dello stato di salute della musica: privi di idee, ai cantanti non resta che recuperare il passato. Nelle canzoni di oggi ci sono tanti effetti speciali inutili, ma manca la cosa più importante».

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Qual è?
«La melodia. Non dimentichiamo che dietro ai miei successi e a quelli degli artisti della mia generazione c'era il tocco di maestri come Ennio Morricone e Luis Bacalov, che hanno reso quelle canzonette immortali. Pinne fucile ed occhiali e Guarda come dondolo quest'anno compiono sessant'anni. E io continuo a cantarle, qualche volta anche mio malgrado (ride)».


Perché?
«Mi piacerebbe far ascoltare qualche canzone nuova. Sono trent'anni che agli autori che mi invitano in tv propongo di farmi cantare brani inediti: Ma quali inediti, il pubblico vuole ascoltare I watussi, mi rispondono. È demoralizzante. Ho scritto una canzone nuova, sulla crisi di Roma, la mia città. L'ho intitolata Vieni a Roma. Non è il classico inno con immagini da cartolina, ma un pezzo per certi versi anche dissacrante. Una canzone da cantautore, termine che la critica negli Anni '60 non usò mai per parlare di me, nonostante fossi autore delle mie canzoni. Ero considerato di serie B rispetto ai cantautori che facevano impegno. E nella categoria pop non ero esattamente un divo. Ai tempi di Cantagiro Morandi e Celentano venivano accolti dai bagni di folla delle ragazzine. A me riservavano giusto qualche tenero sorriso».

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In che zona vive?
«Sono nato a San Giovanni, ma da anni vivo sulla Nomentana. Vedo disastri ovunque: marciapiedi devastati, lampioni storti, cantieri aperti da 15 anni. Perché un turista dovrebbe tornare qui, dopo aver visto tutta questa sporcizia, se non per riprendersi la monetina? Nel brano racconto tutto questo. Ma a chi lo canto?».


Non ha provato a mandarlo ad Amadeus? Magari la prende a Sanremo.
«Mi risponderebbe: Ma perché non fai una nuova Abbronzatissima? A 84 anni preferisco evitare. Ho ricevuto già abbastanza no nella mia carriera».


Quello che l'ha fatta stare più male?
«Quando scrissi La partita di pallone pensando a Mina. Dopo tre giorni il suo direttore artistico Tony De Vita mi fece sapere: A Mina non interessa. La incise Rita Pavone e diventò un successo».


È vero che ha scritto un'autobiografia?
«Sì, Nel continente c'ero. Uscirà dopo l'estate per la Nave di Teseo. L'ho scritta per lasciare una traccia di quello che ho fatto».


Non parlano per lei i suoi successi, 60 milioni di copie vendute?
«Non è tutto oro quel che luccica: racconto le sofferenze dietro quelle canzoni, che hanno fatto da colonna sonora a certi cambiamenti della società».


A proposito: I watussi oggi la riscriverebbe, nell'era del politically correct?
«No. Ma se proprio dovessi cambiare le parole del testo cambierei altissimi, non negri. Così non discriminerei quelli bassi (ride)».

 

Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 18:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA