Claudio Amendola: «Piango se penso che i miei figli possano stare male. I 60 anni? Nessun problema, la botta l’ho avuta a 50»

L’attore torna in tv con “Il Patriarca”, la serie di Canale 5 in onda dal 14 aprile: «Per anni ho desiderato lavorare con Gabriele Salvatores. Ma lui niente, non mi ha mai filato»

Martedì 4 Aprile 2023 di Gloria Satta
Claudio Amendola: «Piango se penso che i miei figli possano stare male. I 60 anni? Nessun problema, la botta l’ho avuta a 50»

Un boss potentissimo e spietato, con un occhio al Padrino («ma è solo un riferimento, la presenza e lo sguardo sono tutti miei») e il cuore al miglior cinema “crime”: Claudio Amendola torna in tv protagonista e regista della serie Il Patriarca, in onda in 6 prime serate su Canale 5 dal 14 aprile.

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Il suo personaggio, Nemo Bandera, è un imprenditore del settore ittico che, dietro la facciata rispettabile, gestisce un colossale narcotraffico in un immaginario paese del Meridione.

E quando il medico gli diagnostica un inizio di Alzheimer, decide di “ripulire” i suoi affari e scegliere un successore all’interno della propria, avidissima famiglia. Tra sparatorie, sangue, passioni proibite, tradimenti e colpi di scena, le cose saranno tutt’altro che facili. Amendola, 60 anni, 3 figli e due nipoti, un avviatissimo ristorante al centro di Roma, giura che la serie si è rivelata una sfida entusiasmante.


Perché?
«Mi è piaciuto interpretare un personaggio feroce che, all’improvviso, scopre di essere fragile e fa di tutto per riportare la famiglia nella legalità. Anche se il suo mondo lo tira sempre dentro, vorrebbe riparare al male fatto».


Anche lei, con l’età, è diventato più buono?
«Più buono no, ma mi commuovo spesso. Piangere sul set non mi richiede più sforzi».


Per che cosa si commuove?
«Mi basta pensare che i miei figli possano stare male».


Compiere i 60 è stato uno choc?
«No, la vera botta l’ho avuta a 50. Sono soddisfatto della mia età, del percorso che ho fatto».


Di cosa va più fiero?
«Di aver fatto il mio mestiere con serietà, abnegazione, rispetto degli altri. Non ho mai avuto il sacro fuoco né ho frequentato scuole di recitazione, eppure ho costruito una bella carriera con la fisicità, la presenza scenica, la voce ereditata dai miei genitori (Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, ndr). Anche se parlo piano mi faccio sentire».


Le è costato molto rivelare in tv, al programma “Belve”, di essere stato in passato dipendente dalla cocaina?
«No, non mi è costato affatto perché sono fiero di essermi liberato di quella me... Uscire dalla dipendenza è stato un percorso violento e breve, ci sono riuscito pensando ai miei figli. E a loro non ho mai nascosto nulla».


Un suo difetto con cui ha fatto pace?
«La mia proverbiale pigrizia. Quando non lavoro, a parte il bridge, non ho voglia di fare nulla. Ma non mi sembra un peccato mortale, mi accetto come sono».


La soddisfazione più grande?
«L’altro giorno, per i suoi 24 anni, mio figlio Rocco mi ha invitato a pranzo con gli amici del cuore. E ho scoperto che tutti mi considerano una persona di cui fidarsi».


Non appartenere ai giri cinematografici che contano l’ha penalizzata?
«Sul lavoro no, ma a parte il David come non protagonista vinto nel 1992 per il film Un’altra vita, non ho mai avuto premi. Ma non me ne frega niente, è andata benissimo così».

 


E la sua amata Magica come va?
«Sono un romanista contento. Lo stadio è pieno, sento l’entusiasmo, la squadra fa il suo. L’avventura in Coppa Europa League ci dà molte speranze. Mi piace Mourinho, il suo carisma, il modo in cui protegge i tifosi e la Roma».


Parlando invece di Roma, la sua città?
«Non potrei vivere in nessun altro posto del mondo e quando parto sento subito il bisogno di tornare. Ho apprezzato il sindaco Gualtieri che ha difeso le famiglie arcobaleno, per un po’ ho dimenticato le buche, i cinghiali, il degrado».


Che sfida le manca?
«Per anni ho desiderato lavorare con Gabriele Salvatores e gliel’ho fatto sapere in tutti i modi. Ma lui niente, non mi ha mai filato. E ora non me ne frega più niente, può anche chiamarmi. Il mio sogno è un altro: fare un western».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA