Carolina Marconi, la battaglia per il diritto all'oblio oncologico: «Non possiamo adottare né chiedere mutui». La vita a metà dei guariti dal cancro

Sono oltre 900mila le persone, in Italia, che sono guarite da un tumore e che si possono trovare a vivere difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi, come la richiesta di prestiti, la stipulazione di assicurazioni e l’adozione di figli

Sabato 30 Aprile 2022
Carolina Marconi, la battaglia per il diritto all'oblio oncologico: «Noi guariti dal cancro non possiamo adottare né chiedere mutui»

Continua la battaglia di Carolina Marconi al diritto di oblio oncologico. «Ho avuto un tumore e per lo stato non posso adottare». Dopo essere tornata a raccontarsi nello studio di Verissimo, dove la showgirl ha ribadito l'importanza di sostenere la raccolta per il diritto negato ai pazienti guariti da tumore, che oggi ha superato le 60mila firme, Carolina ringrazia i suoi follower su Instagram. «60 mila volte grazie di cuore …altre 40 mila firme ed arriveremo a quota 100 mila per chiedere l’approvazione della legge sul Diritto all’oblio oncologico», ha scritto sui social in un post dedicato a tutte le persone che l'hanno sostenuta durante le cure contro il tumore al seno diagnosticato mentre si sottoponeva ad alcuni esami per la fecondazione assistita.

Carolina Marconi: «Non posso adottare un bambino perché ho avuto un tumore». Il duro sfogo sui social

Carolina Marconi, la battaglia per il diritto all'oblio oncologico

Lo sfogo di Carolina è quello di centinaia di persone che in italia si trovano limitate ad accedere ad alcuni servizi. «Richiedere mutui, prestiti, assicurazioni e adozioni, per un ex paziente significa spesso fare i conti con il passato e con la patologia che si è lasciato alle spalle.

Mentre un tempo il tumore era una malattia che dava poche speranze di sopravvivenza, oggi moltissime neoplasie sono curabili, e altre hanno un’aspettativa di vita lunga. È necessario che il nostro Paese si unisca a quelli che hanno emanato la legge per il diritto all’oblio, garantendo ai suoi cittadini un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica. Si tratta di una norma che permetterebbe all’ex paziente di non dichiarare la malattia, pratica oggi obbligatoria per la stipula di molti contratti e la richiesta di alcuni servizi». Questa la chiara denuncia della Fondazione AIOM, di cui si fa portavoce la Marconi, che ha realizzato la campagna di comunicazione “Io non sono il mio tumore” con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, nella speranza di raggiungere al più presto gli altri Paesi virtuosi.

 

Troppi divieti per i guariti da tumore

Oggi Carolina Marconi sta bene e per tutto il tempo della malattia e ora ancor di più ha gridato la sua voglia di diventare mamma, sogno che aveva spinto lei e il suo compagno Alessandro Tulli a iniziare il percorso della fecondazione. «Io e Alessandro siamo andati dall'assistente sociale e abbiamo scoperto che non possiamo adottare un bambino, perché io ho avuto un tumore, devo aspettare cinque anni, non puoi chiedere un mutuo, un assicurazione, un prestito. C’è un po' di discriminazione. Bisogna tutelare un bambino, ma chi lo dice che lo tuteliamo così? Lo tuteliamo lasciandolo in casa famiglia?».

Lo sconforto della showgirl

Una battaglia che Carolina fa affrontando tutti i giorni le difficoltà conseguenziali alla sua malattia nonostante la guarigione. Sui social e nei salotti televisivi la showgirl sensibilizza l'opinione pubblica sui importanti tempi e chiede l'aiuto di tutti, e denuncia. Denuncia le ingiustizie. Nel giorno di Pasquetta la Marconi ha vissuto un momento di debolezza: «c’erano tanti bimbi che giocavano con i loro genitori ,mi divertivo a guardarli ho pensato quanto fossero meravigliosi.. non vi nego che ho avuto x un istante una fitta al cuore (paura di nn vedermi un giorno come loro ) è bastato uno sguardo tra me ed Ale con gli occhi un po’ lucidi… ma subito dopo come sempre ho cercato di sdrammatizzare x e far capire che era Tutto ok .. Un sorriso per non ammettere quella delusione che in realtà ho dentro …la verità è che mi sento arrabbiata ,impotente ferita ,un paese che per me era il più bello del mondo ..io sono Italiana, mio padre era italiano, pensavo non ci fossero tutte queste discriminazione cui sono venuta a conoscenza ultimamente».  

I dati

Nel nostro Paese sono 3,6 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di cancro. Di questi, il 27% – circa 1 milione – può essere considerato guarito. Molti di loro subiscono, hanno subito o subiranno ingiustamente discriminazioni legate alla malattia, si legge sul sito di AIOM. 

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Lo sfogo

«Purtroppo se ti ammali sono caxxi, nn hai più diritto di fare nulla non possiamo essere liberi di guardare al futuro senza convivere con l’ombra della malattia... e non siamo assolutamente tutelati... sicuramente riceverò tante critiche ma dico semplicemente la verità ... è un mese che leggo i vostri messaggi di disappunto e sconforto “Carolina a me non è passato un piccolo prestito perché ho avuto il tumore ““Carolina sono 7 anni che nn mi fanno addottate un bambino perché ho avuto il tumore e ci siamo rassegnati “Carolina nn posso avere una casa di proprietà senza mutuo xche ho avuto un tumore “ “cara Italia cerca di vedere e oltre e seguire l ‘ esempio degli altri paesi come Francia, Belgio, Lussenburgo, Olanda e Portogallo che hanno aderito alla legge del diritto oncologico …».

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La situazione in Europa e in Italia

Sono oltre 900mila le persone, in Italia, che sono guarite da un tumore e che si possono trovare a vivere difficoltà nell’accesso ad alcuni servizi, come la richiesta di mutui e prestiti, la stipulazione di assicurazioni e l’adozione di figli. In Europa: Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo hanno emanato la legge per il diritto all'oblio oncologico, per garantire a queste persone il diritto a non dichiarare informazioni sulla propria malattia, che al momento in Italia è obbligatorio per la stipula di molti contratti e la richiesta di alcuni servizi. 

La vita dimezzata dei guariti dal tumore: «Difficoltà per mutui e assicurazioni, siamo discriminati»

«Tutti noi abbiamo il diritto di avere un giorno una Gioia così grande: una famiglia .. Sogno ancora un futuro ricco di felicità , una vita lunga e sana non vissuta all’ombra del cancro...». E poi Carolina lancia un messaggio chiaro e forte: «NOI siamo guariti nn siamo il nostro tumore»

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La riabilitazione come piano di vita

Il Piano europeo di lotta contro il cancro mira non solo a garantire che i pazienti oncologici sopravvivano alla malattia, ma che vivano una vita lunga e soddisfacente, senza discriminazioni e ostacoli iniqui. A tal proposito, la Mission on Cancer, promossa e finanziata dalla Commissione Europea, prevede di salvare entro il 2030 tre milioni di persone, assicurando una vita più lunga e migliore, attraverso 3 pilastri: prevenire tutto il prevenibile, ottimizzare la diagnostica e il trattamento e sostenere la qualità della vita

Foto Fonte Fondazione Aiom

«La riabilitazione oncologica in Italia è di fatto un diritto negato, tanto che anche una rilevante quota di persone guarite convive con disabilità più o meno gravi che impediscono loro il ritorno a una vita produttiva e che le costringono a ricorrere al sostegno assistenziale e previdenziale riconosciuto alle persone invalide ed inabili da INPS e da enti e casse previdenziali». la denuncia della Fondazione fa scattare la raccolta firme che ora, grazie anche a Carolina Marconi è arrivata a 60mila firme.

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 14:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA