​Bernard Arnault, la sfida dei figli alla successione: Delphine (che si prende Dior) o suo fratello Antoine, a chi andrà l'impero?

Nel frattempo è partito il giro di poltrone al vertice di Lvmh dove a prendere il timone dell'ammiraglia Louis Vuitton, come presidente e amministratore delegato, arriva Pietro Beccari

Sabato 14 Gennaio 2023 di Simone Pierini
Bernard Arnault, la figlia Delphine (che si prende Dior) e il fratello Antoine: a chi andrà l'impero dell'uomo più ricco al mondo?

Un vero e proprio impero quello di Bernard Arnault, l'uomo più ricco del mondo capace, secondo Forbes, di scansare anche Elon Musk con un patrimonio di oltre 187 miliardi di dollari. Arnault, 73 anni, la scorsa settimana ha consegnato a sua figlia Delphine le chiavi di Christian Dior, la casa di alta moda parigina che, nel 1947, ha dato avvio all'industria della moda moderna con il New Look. È il primo tassello di un puzzle che andrà a comporsi nel tempo, una battaglia tra i figli per contendersi il patrimonio infinito dell'imprenditore. 

Arnault, l'impero, la successione e il "segnale" Dior

Secondo il Guardian la scelta di Delphine rappresenta un segnale non da poco. Da mesi gli osservatori hanno speculato sui piani di successione all'interno della società più preziosa d'Europa, fornitore di moda, champagne, gioielli e immobili che è al centro dell'ecosistema globale del lusso.

Una corsa all'impero che ricorda da vicino le vicende della famiglia Roy in Succession, la serie televisiva di successo basata sul colosso di Rupert Murdoch. Quattro figli, di cui una donna, ciascuno con ruoli specifici all'interno dell'impero di famiglia, e una dura battaglia per prendene il controllo in attesa dell'uscita di scena del padre. E ora la figlia maggiore, Delphine, 47 anni, è stata posta alla guida di Dior, un marchio che è simbolicamente, se non economicamente, significativo. Seppur il marchio Louis Vuitton rappresenti ormai la metà dei profitti della società madre, Dior ha rappresentato la prima gemma che Arnault ha acquistato nel 1984 su consiglio di un tassista di New York. È quindi, in termini familiari, dinastici ed emotivi, è al centro del suo cuore.

Delphine e Antoine, due figli per una poltrona

L'incoronazione di Delphine, ex studentessa della London School of Economics, la porta a essere l'unica figlia a servire sia nel consiglio di amministrazione, sia nel comitato esecutivo della società madre LVMH, oltre ad essere incaricata della supervisione di tutte le attività legate ai prodotti. È stata lei stessa a guidare Dior durante la frenesia creativa di John Galliano e a fungere da inviato dei designer dalle cui spalle creative dipende l'impero. La promozione di Delphine è arrivata meno di un mese dopo la nomina di suo fratello minore Antoine ad amministratore delegato della holding Christian Dior SE, che controlla LVMH, e vicepresidente del suo consiglio di amministrazione. Alcuni lo hanno interpretato come l'inizio della battaglia per la successione all'interno della società orientata all'eredità da 418 miliardi di dollari. Proprio come per l'impero Murdoch, spesso considerato un'espressione della pulsione di un uomo che potrebbe crollare senza il suo creatore, così è con Arnault, 18 anni più giovane di Rupert e dieci volte più ricco.

 

Le mosse di Bernard Arnault

Nel frattempo è partito il giro di poltrone al vertice di Lvmh dove a prendere il timone dell'ammiraglia Louis Vuitton, come presidente e amministratore delegato, arriva Pietro Beccari, 55enne manager italiano. È lui ad aver lasciato il suo posto alla guida di Dior a Delphine Arnault. Papà Bernard però, al momento, è ancora saldo nel suo ruolo di presidente e ceo di Lvmh e terrà sotto la sua ala Michael Burke che, dopo aver guidato per un decennio Louis Vuitton e supervisionato di recente l'integrazione nel gruppo dell'americana Tiffany, assumerà nuove responsabilità riportando direttamente a lui.

La scalata di Delphine

Delphine, 47 anni, già vicepresidente esecutivo di Louis Vuitton dal 2013, assume ora gli incarichi, ricoperti negli ultimi quattro anni da Beccari, di presidente e ceo di Christian Dior Couture dove sarà affiancata da un nuovo direttore generale, Charles Delapalme, finora vicepresidente esecutivo di Dior con responsabilità alle attività commerciali del marchio. Ma la riorganizzazione non finisce qui: Stéphane Bianchi, presidente e amministratore delegato della divisione orologi e gioielli, avrà la supervisione anche di Tiffany e Repossi i due brand che entrano nella stessa divisione del gruppo Lvmh. «Pietro Beccari ha svolto un lavoro eccezionale presso Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica maison» e «Sono certo che Pietro guiderà Louis Vuitton verso il prossimo livello di successo e di desiderabilità», ha detto Bernard Arnault. Proprio in Dior parla italiano anche il direttore artistico, Maria Grazia Chiuri. Beccari non è tuttavia l'unico manager italiano a ricoprire incarichi al vertice di un big della moda e del lusso. Nell'altro colosso transalpino del lusso, Kering, spiccano i nomi di Marco Bizzarri e Francesca Bellettini: il primo è presidente e ceo di Gucci, la seconda di Yves Saint Laurent. Ma senza superare le Alpi, un altro top manager, Andrea Guerra, si prepara a fine mese a prendere le redini di Prada come amministratore delegato al posto che gli lascerà Patrizio Bertelli. Quest'ultimo rimarrà a capo del gruppo di famiglia come presidente.

Ultimo aggiornamento: 21:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA