Antonio Panzeri, vacanze in regalo. «Soldi anche dal Marocco». Viaggi di lusso e una carta intestata «al Gigante»

Moglie e figlia erano al corrente dei doni: «Non possiamo più spendere così tanto»

Sabato 10 Dicembre 2022 di Claudia Guasco
Antonio Panzeri, le vacanze da 100mila euro della famiglia. Il ruolo della moglie e della figlia (che sapevano)

Nelle telefonate la famiglia Panzeri discuteva disinvoltamente di «doni» arrivati dal Marocco, vacanze di Natale da 100 mila euro, conti correnti e giri di carte di credito, una delle quali intestata a una misteriosa terza persona con nome in codice «il gigante». I tre ignoravano di essere intercettati dalla Procura federale belga, che alle nove di mattina dell’8 dicembre ha emesso un Mandato di arresto europeo. Antonio Panzeri, si legge nel formulario trasmesso a Roma, «è sospettato di essere intervenuto politicamente con alcuni membri operativi del parlamento europeo a favore del Qatar e del Marocco, dietro compenso».

E non avrebbe fatto tutto da solo. La moglie Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia Panzeri, stando alle carte, lo sapevano e avrebbero collaborato attivamente: «Paiono essere consapevoli delle attività» dell’ex eurodeputato e «addirittura partecipare nel trasporto dei regali dati dal Marocco attraverso Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia».

LE ACCUSE

Madre e figlia sono state fermate dai carabinieri venerdì mattina. Maria Dolores Colleoni, 68 anni, nella casa di Calusco d’Adda, Silvia, avvocatessa trentottenne, nel milanese e per loro le ipotesi di reato sono le stesse di Panzeri: associazione a delinquere, corruzione, riciclaggio. Pena massima prevista per le due donne, calcola il giudice istruttore Michel Claise comunque premettendo la presunzione di innocenza: cinque anni di reclusione. L’indagine, che ha scandagliato il periodo dal primo gennaio 2021 a due giorni fa, è un ritratto di famiglia con «intrallazzi». A cominciare dalle regalie ricevute dal Marocco, che l’ex eurodeputato pare apprezzare: in una conversazione «commenta la consegna dei doni, dei quali sarebbe stato a quanto pare il beneficiario». Ma ad agevolare la triangolazione con il Marocco, tramite l’ambasciatore in Polonia, ci sarebbe stato il solerte lavoro di moglie e figlia, che avrebbero collaborato nel trasporto.

Per i magistrati il ruolo di Maria Dolores sarebbe tutt’altro che marginale, spicca anzi come figura influente. «Tutto dimostra che la moglie esercita una certa forma di controllo sulle attività del marito, o che almeno cerchi di mantenerlo», sottolinea l’atto di accusa. È lei, tanto per cominciare, che detta le regole quando si parla di ferie. In una conversazione Panzeri le annuncia che sarebbe andato in vacanza il primo gennaio «usando “l’altra soluzione” e che avrebbe potuto addebitare 10 mila euro dal conto bancario qui in loco», cioè in Belgio. La Colleoni però non pare convinta. Gli spiega di essersi informata sui prezzi per il viaggio di Natale: «Non è possibile affrontare una spesa di 100 mila euro per le vacanza come l’anno scorso, l’offerta attuale di 9 mila euro a persona solamente per l’albergo è troppo cara». E proprio su quella cifra di 100 mila euro sono in corso gli accertamenti degli investigatori.

CONTI CORRENTI

La sommaria descrizione dei fatti contestati dal giudice istruttore prende poi in esame le questioni bancarie. Dalle intercettazioni emerge come Maria Dolores Colleoni abbia detto al marito «di non essere d’accordo che sul suo conto corrente venissero addebitati 35 mila euro». Gli consiglia di «aprire un conto bancario in Belgio e apparentemente insiste di non volere che lui facesse qualsiasi operazione senza che lei potesse controllarlo». Caldeggia quindi il consorte ad aprire un conto con «partiva Iva, il che lascia pensare che Panzeri avrebbe potuto cominciare una nuova attività commerciale soggetta a Iva». La coppia, per le proprie spese, avrebbe attinto anche da una carta di credito intestata a un’altra persona: è il fantomatico «géant», il gigante, al quale si fa riferimento solo con il soprannome. Secondo il giudice istruttore anche questa costituirebbe una prova del presunto sistema corruttivo al quale avrebbero partecipato anche moglie e figlia. Proprio la Colleoni, «per riferirsi ai viaggi e agli affari del marito, usava la parola “combine”», intrallazzo. Il termine, si legge nell’atto, «è negativo e suggerisce» che Panzeri «usasse dei metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi». Ieri Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri si sono presentate in aula alla Corte d’Appello di Brescia: il giudice Anna Dalla Libera ha convalidato l’arresto e concesso i domiciliari. 

 

«Le mie assistite hanno riferito di non essere a conoscenza di quanto viene loro contestato», afferma l’avvocato Angelo De Riso, che con il collega Nicola Colli difende le due donne. «Siamo soddisfatti e confidiamo che non venga accolta la richiesta di consegna alle autorità del Belgio», aggiunge. «Adesso aspettiamo di ricevere gli atti che nemmeno il giudice aveva, evidentemente ha ritenuto di non dover disporre la custodia cautelare in carcere dopo aver verificato la personalità delle nostre assistite». I legali anticipano inoltre che, una volta conosciuto il contenuto del Mandato di arresto europeo, appronteranno «tutte le difese finalizzate a che non venga accolta la richiesta di consegna da parte dell’autorità belga». Prossima udienza il 19 dicembre, nel frattempo la Colleoni resterà nella casa di famiglia di Calusco d’Adda dove Panzeri, ormai, si recava di rado. «Lo vedevamo solo per votare, la sua attività era tutta all’estero», racconta l’assessore ai Lavori pubblici Massimo Cocchi. «Anni fa insieme a lui - ricorda l’ex sindaco Alfredino Cattaneo - siamo andati a Bruxelles con una delegazione di amministratori locali. Ci incontravamo nei convegni dedicati ai temi europei, oppure quando veniva in paese per le elezioni. Mi auguro per lui che si faccia chiarezza».

Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA