Agnelli, i punti oscuri dell’eredità: le società offshore e i quadri scomparsi: la procura indaga su irregolarità fiscali

Torino, la procura indaga su irregolarità fiscali legate al patrimonio di donna Marella

Venerdì 9 Febbraio 2024 di Michela Allegri ed Erica Di Blasi
Agnelli, i punti oscuri dell’eredità: le società offshore e i quadri scomparsi: la procura indaga su irregolarità fiscali

Il patrimonio di Marella Caracciolo, la moglie dell’avvocato Gianni Agnelli, morta il 23 febbraio 2019, viene passato al setaccio dalla Procura di Torino, così come le società - e i conti collegati - a lei riconducibili.

Per il momento l’inchiesta dei magistrati è aperta per irregolarità fiscali - gli indagati sono John Elkann, Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Groningen - ma potrebbe diventare molto più ampia. Perché nell’esposto presentato da Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato, si sollevano dubbi sulla spartizione ereditaria dell’immenso patrimonio di famiglia, già al centro di una causa civile che vede la donna contrapposta ai tre figli avuti dal primo matrimonio, John, Lapo e Ginevra Elkann. Ci sono le società offshore, ma c’è anche una collezione d’arte con capolavori di Picasso, Monet e de Chirico che sembrano essere spariti nel nulla, e che è al centro di un’altra indagine. La Procura sta lavorando per acquisire le copie originali degli atti successori.

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LE IMPOSTE

Per quanto riguarda gli aspetti fiscali - pm e Guardia di finanza stimano un mancato versamento all’erario per circa 3,8 milioni - l’obiettivo dei magistrati è ricostruire l’entità del patrimonio anche per capire se le imposte siano state versate nella loro interezza, in particolare tra il 2018 e il 2019, anno della morte di Marella Caracciolo. I pm sottolineano che, almeno nel 2018, la donna avrebbe trascorso in Italia più di 183 giorni e quindi si sarebbe dovuta considerare residente nel nostro Paese a fini fiscali. Nel corso di una causa civile intrapresa a Torino, però, i nipoti hanno sostenuto che la residenza abituale fosse in Svizzera. Si indaga anche sul vitalizio da quasi 8 milioni che Margherita Agnelli avrebbe versato alla madre in rate mensili, in relazione a un accordo transattivo siglato nel 2004, e che sarebbe stato incassato tramite una fiduciaria. Una delle tesi degli inquirenti, tutta da verificare, è che ci siano persone che abbiano collaborato con Marella Agnelli, ma che siano state assunte e inquadrate in maniera diversa per evitare che emergesse la permanenza della donna in Italia. Ieri sono stati ascoltati i primi testimoni: almeno uno di loro fa parte dell’entourage di John Elkann.
Nell’esposto presentato da Margherita Agnelli la donna sostiene che le sia stata nascosta l’entità di buona parte del patrimonio della madre e contesta la legittimità dei suoi testamenti svizzeri. Ha anche indicato una trentina di società offshore riconducibili alla madre e collocate nelle Isole Vergini britanniche.

LA CONTESA

Gli accordi che Margherita contesta sono quelli che hanno portato Elkann a capo di Exor, la cassaforte del gruppo. Quattro le cause intentate: una a Ginevra, una a Thun, una a Torino e una a Milano, che riguarda le opere d’arte. La battaglia giudiziaria di Margherita Agnelli contro i tre figli - ne ha avuti altri cinque con Serge de Pahlen - dura ormai da 15 anni. Ed è culminata nel 2019 con la morte di Marella, che ha indicato come eredi John, Lapo e Ginevra Elkann, mentre Margherita sostiene di essere stata esclusa ingiustamente dalla successione insieme agli altri figli e ha impugnato i testamenti. La posta in gioco è altissima: viene messo in discussione l’assetto della società Dicembre, che si trova al vertice del gruppo Exor, il quale controlla a cascata Stellantis, Ferrari, Juventus, Gedi e altro. Gli Elkann, attraverso i loro avvocati, hanno ribadito più volte che nel 2004 «due fondamentali accordi» erano stati «negoziati e liberamente sottoscritti proprio da colei che ora, come nel 2007, vuole cancellarli dal mondo del diritto».

C’è poi un’altra questione da risolvere. Una delle collezioni d’arte più preziose d’Italia, collegata all’eredità di Giovanni Agnelli, sembra essere scomparsa nel nulla. Comprende opere di Picasso, Bacon, Monet, de Chirico, Balthus, Gérome e Balla, di cui la figlia di Agnelli lamenta la sparizione dal proprio asset ereditario a Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e in una casa a Roma a due passi dal Quirinale.

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