Abramovich e i negoziati, "doppio gioco" con l'Ucraina? Ad aprile l'annuncio sull'accordo con Mosca (poi naufragato)

In molti si chiedono se il miliardario sia davvero interessato alla pace o se sia invece tutto un bluff per proteggere il suo patrimonio

Venerdì 6 Maggio 2022
Abramovich ha mentito agli ucraini? Luci e ombre sul suo ruolo nei negoziati

I voli in Turchia sin dall'inizio della guerra, la notizia dell'avvelenamento a marzo e ora spunta anche la falsa promessa di un accordo con il Cremlino, dichiarato alle autorità ucraine ma mai raggiunto, per l'evacuazione dei civili da Mariupol. Il ruolo dell'oligarca Roman Abramovich nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina è avvolto nell'ombra e in molti si chiedono se il miliardario sia davvero interessato alla pace o se sia invece tutto un bluff per proteggere il suo enorme patrimonio.

Per rispondere a questa domanda, cerchiamo ripercorriamo le mosse e strategie degli ultimi tre mesi in cui l'oligarca si è speso come mediatore tra il Cremlino e Kiev e analizziamo gli effetti che hanno avuto.

Roman Abramovich e il "falso" accordo su Azovstal

Secondo il Washinghton Post, a inizio aprile mentre l'assedio dell'acciaieria Azovstal a Mariupol infuriava e centinaia di civili ucraini morivano sotto le bombe, Abramovich aveva detto di aver ottenuto un accordo con il Cremlino per l'evacuazione di civili e bambini. Ma non era vero: quando i funzionari ucraini hanno cercato dettagli su come procedere sono stati accolti dal silenzio da Mosca. In effetti infatti i bombardamenti sono andati avanti fino all'accordo raggiunto dalle Nazioni Unite e la Croce Rossa Internazionale. Secondo le fonti citate dal giornale americano, l'oligrca non ha partecipato al tavolo dei negoziati che hanno avuto successo (quelli delle Nazioni Unite) e non ha offerto alcuna spiegazione per il fallimento dell'accordo che aveva paventato.

 

Luci e ombre sull'oligarca

La partecipazione del miliardario russo ai colloqui di pace divide. E se c'è chi lo sostiene a spada tratta, c'è anche chi ritiene che il suo agire non sia affatto disinteressato: «È una sorta di finzione utile per Abramovich da mantenere in vita», ha detto Gavin Wilde, direttore per la Russia nello staff del Consiglio di sicurezza nazionale statunitense fino al 2019 «Nella misura in cui i suoi sforzi negoziali hanno evitato le sanzioni statunitensi, direi che sono stati decisamente più vantaggiosi per lui - e forse anche per Mosca - che per l'Ucraina». In effetti il coinvolgimento di Abramovich nei negoziati, e soprattutto le richieste di Zelensky hanno convinto il presidente degli Usa Joe Biden a "risparmiarlo" dalle sanzioni: un "bel colpo" per il miliardario che negli Stati Uniti vanta diversi miliardi tra fondi di investimento e beni di altro tipo. 

Diversa è stata la decisione di Europa e Regno Unito che invece hanno inserito il suo nome nelle black list con sequestri stimati in circa 14 miliardi di dollari e costringendolo a spostare i propri yacht e jet privati in Turchia. L'Unione Europea in particolare ha scelto di non risparmiarlo citando i "lunghi e stretti legami di Abramovich con Vladimir Putin" e "l'accesso privilegiato al presidente". 

La rete di amicizie di Abramovich, da Israele all'Ucraina 

Sin dall'inizio della guerra sembra che Roman Abramovich abbia mobilitato la sua rete di contatti internzionali per cercare di far pressione sui governi per evitare le sanzioni. Già a febbraio alcune potenti personalità israeliane avevano scritto una lettera all'ambasciatore statunitense Thomas Nides  chiedendo nei riguardi di Abramovich - che ha cittadinanza israeliana - un trattamento di favore. Tra questi c'erano il presidente dell'Università di Tel Aviv, il direttore dello Sheba Medical Center e il rabbino capo d'Israele. 

Ma la rete tentacolare di conoscenze dell'oligarca è arrivata fin dentro il parlamento inglese. Il deputato britannico labourista Chris Bryant, che aveva sostenuto una linea dura contro il proprietario del Chelsea, ha infatti detto di aver subito pressioni per ritirare le accuse contro Abramovich, giunte sia da altri deputati che da funzionari ucraini vicini a Zelensky. Questi ultimi avrebbero affermato di essere «Nel bel mezzo di trattative delicate con lui. Il discorso di Chris fa danni a questo». 

Quanto conta Abramovich per Putin? 

La domanda centrale però è se Roman Abramovich abbia davvero un canale preferenziale di dialogo con Putin. Funzionari ucraini a conoscenza dei negoziati hanno descritto Abramovich come un intermediario mite che è più incline dei membri della delegazione ufficiale russa ad ascoltare le posizioni ucraine. Diverse testimonianze sostengono che l'oligarca si sarebbe davvero speso per negoziare corridoi di evacuazione dalle città attaccate, anche se non è chiaro quali successi abbia ottenuto. «C'è una apprensione condivisa tra lui e Kiev per evitare il peggio» ha detto Wilde «Ma, ironia della sorte, la sua condizione personale che gli permette di sfuggire alle sanzioni è anche il suo più grande fattore limitante: semplicemente non ha molta influenza a Mosca».

Ultimo aggiornamento: 16:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA