Zecchi, il liberale: «Separatista ma senza imbarazzo politico»

Venerdì 20 Luglio 2018
LA POLITICA
VENEZIA In attesa che il Tar sentenzi se il referendum per dividere Venezia e Mestre si farà, non è passata inosservata la circostanza che tra i maggiori attivisti del fronte separatista ci sia Stefano Zecchi, veneziano doc, da sempre politicamente collocato con quel centrodestra che a Ca' Farsetti è maggioranza.
«Nessun imbarazzo, ho piuttosto la presunzione di pensare con la mia testa», dice lui.
Professor Zecchi, perché ha scelto di esporsi per il sì, sempre che si voti?
«La mia è una convinzione vecchia, radicata e infatti ho sempre votato per la divisione. Mi è sempre sembrata assurda la congiunzione di due realtà così diverse tra loro. La città di Mestre è stata Comune fino al 1926, ma una legge fascista l'ha annessa a Venezia per farne il dormitorio della classe operaia controllata dal potere economico veneziano. Poi a marciarci a lungo sono stati i comunisti che vi hanno trovato il serbatoio di voti per governare il Comune. A Milano quando spieghi che Venezia e Mestre sono un Comune unico sgranano gli occhi. E' una situazione madornale, violenta, frutto di un controllo meramente politico. Non è un caso che nessuna Amministrazione in carica abbia mai avvallato il voto».
Che vantaggi potrebbero derivare dalla separazione?
«L'unione forzata ha danneggiato sia il centro storico che la terraferma. Dividere amministrativamente il Comune è una possibilità da non trascurare per permettere agli abitanti di Mestre di vedere riconosciuta la loro identità e di poter comprendere appieno le loro opportunità di sviluppo. Per Venezia può essere l'occasione di capire le ragioni della sua trascuratezza e prendere in mano i suoi problemi. Tanti anni fa c'era chi sosteneva che senza Venezia, Mestre sarebbe diventata una Disneyland: sarebbe bello sapere che cosa ne pensa oggi».
Il sindaco Luigi Brugnaro ritiene illegittima l'eventuale consultazione.
«Sbaglia. Al ballottaggio, per farsi eleggere, aveva sottoscritto un patto che poi ha disatteso e adesso sta facendo di tutto perché non si voti. Alla prova dei fatti ha smentito se stesso e appellarsi a cavilli giuridici e burocratici è un errore grossolano. Non abbia paura di misurarsi con la volontà dei cittadini, il referendum è l'istituto di democrazia diretta per definizione».
Non la imbarazza avere una posizione diversa dalla sua Forza Italia?
«Io sono un democratico liberale, ma non sono un esponente di Forza Italia né ho mai avuto incarichi politici da quel partito. Che io abbia una posizione diversa non mi imbarazza, ho piuttosto la presunzione di pensare con la mia testa».
L'ex sindaco Mario Rigo è fautore di due Comuni diversi in una Città metropolitana forte: quest'assetto risolverebbe la questione autonomista?
«La Città metropolitana di Venezia non esiste. E' un'operazione di maquillage della vecchia Provincia, senza nessuna capacità di semplificazione amministrativa. Ben diversa è la situazione a Milano, dove sono stati lungimiranti nel non annettere la cintura operaia come l'area a forte connotazione terziaria. Qui è un altro mondo. Ricordo il maestro Indro Montanelli che definiva l'unione del Comune una bischerata. Intanto le Municipalità sono state svuotate, ma quando funzionano sono realtà democratiche di ascolto e gestione del territorio secondo le esigenze. Campalto e Pellestrina sono due mondi diversi e non si può pensare che siano amministrati alla stessa maniera».
Se si andrà alle urne, teme il mancato raggiungimento del quorum?
«Con i ricorsi ci hanno fatto perdere un sacco di tempo. Un tempo sottratto alla democrazia: non vengano poi a lamentarsi della crescita del populismi! Comunque le campagne elettorali si risolvono negli ultimi 10-15 giorni. L'importante sarà non provincializzare la comunicazione. Bisogna spiegare bene le ragioni del sì anche oltre i confini comunali. Venezia, d'altronde, è sotto gli occhi del mondo».
Professor Zecchi, per i separatisti è l'ultima spiaggia?
«Se andasse male, non credo. Nella vita ci sono sempre altre opportunità. Il 2003, quando si è votato l'ultima volta, era un'altra epoca. Una volta che il Tar darà il via libera al referendum, mi spenderò in lungo e in largo perché al voto del 30 settembre vinca finalmente la separazione».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci