VIVA IL CORSO
Visceralmente odiato, tra le acclamazioni di popolo e lo sventolare

Mercoledì 5 Maggio 2021
VIVA IL CORSO
Visceralmente odiato, tra le acclamazioni di popolo e lo sventolare di stendardi. Difficile orientarsi nel labirinto di contraddizioni che caratterizzò il passaggio di Bonaparte nella storia. Scansando il fragore delle battaglie, tentiamo un sintetico percorso con un docente di Fisiopatologia generale dell'Università di Padova, Ernesto Damiani, studioso del periodo. C'è tuttora chi lo vede come fumo negli occhi, Napoleone: un tiranno e un predatore? Con lui o contro di lui? E di certo anche all'epoca era così.
«Destino comune dei grandi personaggi è quello di essere visti come oppressori. Così è stato per Cesare, visto con gli occhi dei romantici tedeschi, ed è ovviamente così con Napoleone nel nostro Triveneto e in particolare a Venezia, la grande tradita - dice Damiani -. Un errore però voler rivisitare la storia con la sensibilità di oggi come avviene negli Usa dove si abbattono le statue di Colombo, il cui mito è al centro di odii come scopritore dell'America, ma non per questo è stato colui che ha dato inizio al colonialismo. Del periodo napoleonico se ne può avere l'idea che si vuole, ma queste date hanno marcato un prima e un dopo.
IL RIFORMATORE
Napoleone viene visto soprattutto come dittatore e stratega militare. Sfugge però che le strutture attuali degli stati moderni si basano in larga parte su innovazioni portate allora. Il suo ruolo di legislatore è la sua eredità. Sul Codice Napoleonico si sono strutturati i codici civili di molte nazioni, tra cui il Pio-Benedettino, il Codice di Diritto canonico promulgato nel 1917. Istituì la Corte dei conti con il compito di controllare le spese dello Stato e dunque ostacolare la corruzione. Creò l'Università così come la conosciamo con un corpo docente statale esclusivamente incaricato dell'insegnamento: il sistema dei concorsi nacque allora, come strumento di competizione intellettuale atto a far entrare nell'apparato chi aveva le qualità. La suddivisione del territorio francese in arrondissements è dell'epoca e si è tradotta nelle nostre regioni. Il Catasto viene dal pubblico registro napoleonico. Ha creato il Demanio. La Banca di Francia è un prodotto della riorganizzazione napoleonica. E si potrebbe continuare».
L'EFFICIENZA
Tutto ciò fa pensare che il generale fosse abile nel circondarsi di persone capaci, nei rispettivi campi di conoscenza, anche più che in quelli di battaglia...
«Napoleone era un grande lavoratore, molta sarà farina del suo sacco ma molto è dei personaggi di cui si circondava. Poi, come era un decisionista in battaglia, così portava avanti fino in fondo le idee. Si considerava figlio della Rivoluzione ed è colui che l'ha portata a termine. La meritocrazia origina dalla Rivoluzione e dal taglio di tantissime teste, che ha selezionato una classe dirigente di prima grandezza. Napoleone ha reintrodotto la nobiltà, ma l'ha modificata istituendola per merito. Così anche il figlio di un macellaio poteva aspirare a diventare qualcuno. E così si era circondato di specialisti di valore. Poi alcuni gli hanno voltato le spalle, ma è un altro discorso. La Legion d'onore è un simbolo di questa mentalità meritocratica. E vogliamo dimenticare, in un momento in cui il tema è sulla bocca di tutti, che con la creazione di una Società centrale di Vaccinazione, nel 1804, diede una forte spinta a combattere in modo decisivo il vaiolo?». Potendo, lei sarebbe andato in Francia alle celebrazioni del bicentenario della morte? «Sicuramente. Si tratta di manifestazioni curatissime, con un profondo studio filologico dietro l'aspetto spettacolare. In Italia c'è poca attenzione per il passato: Arcole e Marengo sono state battaglie cruciali, con diverso esito la storia sarebbe cambiata. Ma sono luoghi quasi sconosciuti ai più».
Giovanni Piva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci