«Violenti e addestrati alla guerra santa»

Sabato 4 Novembre 2017
«Violenti e addestrati alla guerra santa»
IN CASSAZIONE
VENEZIA Restano in carcere i tre kosovari arrestati a fine marzo con l'accusa di essere una cellula jihadista che, tra l'altro, ipotizzava di fare un attentato al ponte di Rialto.
Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha confermato la misura cautelare emessa nei confronti dei tre e ieri ha depositato la motivazione del provvedimento di rigetto del ricorso contro la decisione del Tribunale del riesame dello scorso aprile.
Fisnik Bekaj, 25 anni, Dake Haziray, 26, e Arjan Babaj, 28, «si dimostrano ben consapevoli della illiceità del loro comportamento».
FINALITÀ DI TERRORISMO
Per la Suprema Corte, dalle intercettazioni, dall'esame dei profili social, e dai pedinamenti, «appare evidente la sussistenza dei caratteri della finalità terroristica e del fine jihadista: sono ben consci di proporre e perseguire l'imposizione violenta della dottrina islamica integralista attraverso la guerra santa contro il nemico infedele». «Estrema importanza - aggiunge la Corte - riveste anche l'addestramento fisico... palesemente proiettato verso l'allenamento terroristico e non connotato da mere finalità sportive».
Inoltre, si legge nel provvedimento, «la costante visualizzazione e condivisione di video con istruzioni per la costruzione di esplosivi home made costituisce senza dubbio un elemento di per sé gravemente indiziario».
L'IRRUZIONE
In pratica, viene confermato l'intero impianto dell'ordinanza di custodia cautelare che la notte del 30 marzo alle 4 del mattino, con l'irruzione i Nocs della Polizia e i Gis dei carabinieri facendo saltare le porte d'ingresso con delle cariche esplosive.
Per la Cassazione non ha importanza che si tratti di una cellula embrionale, priva di armi, e con obiettivi non troppo definiti, perchè «le ultime micidiali azioni compiute da gruppi di consistente o minimale composizione numerica in alcuni Paesi europei mostrano il segno di una sostanziale imprevedibilità delle aggressioni criminali quanto agli obiettivi presi di mira ed all'utilizzo di armi ed esplosivi. Utilizzo che a volte è stato determinante per la finalità stragista, in altri casi - rileva il verdetto - è stato del tutto ignorato, con stragi compiute, a dispetto di ogni prevedibile potenzialità offensiva dei mezzi utilizzati, attraverso l'uso di veicoli lanciati contro la folla».
Il Tribunale del Riesame aveva anche concluso che c'erano gli elementi per affermare una certa affiliazione all'Isis.
M.F.
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