Vini per non sentirsi soli

Lunedì 7 Gennaio 2019
Vini per non sentirsi soli
IL SONDAGGIO
Trovarsi nella solita isola deserta (che ormai sarà affollatissima, dopo una vita di sondaggi) con il disco giusto (capitasse a me, Beatles e/o De Gregori), il libro (uno solo? Diciamo la Trilogia della pianura di Kent Haruf, così almeno sono tre), ma senza una bottiglia di vino accanto? Sarebbe un vero peccato. Ma scegliere il vino giusto è quasi peggio che districarsi fra dischi e libri. E allora? La cosa più semplice è chiedere consiglio a chi ne sa molto più di noi. Così, abbiamo interpellato grandi sommelier, ristoratori, giornalisti, cuochi e appassionati e ognuno di loro ci ha svelato il vino assaggiato nel 2018 e che porterebbe nel 2019, possibilmente veneto o del Friuli Venezia Giulia (di seguito troverete una sola eccezione). Ne è uscita una larga prevalenza friulana mentre in Veneto è la provincia di Verona a farla da padrone, con qualche incursione nel mondo del Prosecco e dei Colli Euganei. Ecco le 28 risposte dovevano essere trenta ma un paio non sono pervenute), rigorosamente in ordine di arrivo.
* Luca Gardini (sommelier campione del mondo 2010): Malvasia Ronco dei Tassi 2017, Cormons (Go), una delle più belle espressioni della Malvasia mai provata per tensione e profondità, grande eleganza;
* Mauro Lorenzon (oste, La Mascareta, Venezia): La Garganega di Alfonso Soranzo di Monteforche a Zovon di Vo' sui Colli Euganei: omeopatico e corroborante;
* Wladimiro Gobbo (sommelier Ais, delegazione di Treviso): Il 5 Varietà Integrale 2016, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Col Fondo di Umberto Marchiori, Farra di Soligo, da uve Glera lunga, tonda, Verdiso, Bianchetta, Perera;
* Gigi Miracol (saltimbanco, poeta, bevitore, contadino senza terra, sognatore): Il biondo di biondo di Biondo Jeo Bianchetta 2016 (Monfumo, Asolo), undici mesi sulle bucce in acciaio e rifermentato con il mosto 2017;
* Daniel Marzotto (ristorante Le Tentazioni di Saonara, Padova): Il Moscato fior d'Arancio di Ca' della Vigna di Selvazzano Dentro (Pd), bolla finissima e dolcezza elegante, mai stancante;
* Michela Scarello (ristorante Agli Amici, Udine): Il Collio Bianco 2016 di Borgo del Tiglio di Brazzano, Gorizia: eleganza e salinità, essenza della mia terra;
* Paolo Grando (Enoteca Contemporanea, Feltre, Belluno): Il Pinot Nero di Fulvio Bressan di Farra d'Isonzo (Go), bevibilità spettacolare e carattere paragonabile ai grandi Borgogna. Vino vero e unico;
* Gianni Mura (giornalista, gruppo Repubblica): Il Valpolicella Ripasso Superiore Tommasi 17 dell'Agricola Pietro Zardini di San Pietro in Cariano (Vr);
* Alessandro Scorsone (sommelier, responsabile Cerimoniale di Palazzo Chigi a Roma): Il Prosecco di Valdobbiadene e Conegliano Docg Rive di Ogliano 2017 di Ogliano (Tv), biologico dalla freschezza entusiasmante;
* Gianni Bonaccorsi (ristorante il Ridotto di Venezia): Lo Chardonnay Sol di Ronco del Gnemiz a San Giovanni al Natisone (Ud): strepitoso;
* Luca Romagnolo (osteria del Gallo, Badia Polesine, Rovigo): Il Custoza San Michelin 2017 della cantina Gorgo di Custoza (Vr). Perchè è buono, ha una bella bevuta, si abbina bene con i cibi e una bottiglia non basta mai...;
* Avgustin Devetak (Locanda Devetak, San Michele del Carso, Gorizia): La Vitovska 2005 di Edi Kante di Aurisina Duino (Ts). Dopo 13 anni è ancora floreale, nonostante nasca da un vitigno non potente e in un'annata non grande, bella acidità, elegante e persistente;
* Gianpaolo Breda (sommelier Ais, delegazione Venezia): Il metodo classico Redentor dell'azienda Tessere di Noventa di Piave (Ve), rosato rifermentato in bottiglia per per 72 mesi da uva Raboso;
* Angelo Sabbadin (miglior sommelier d'Italia 2011): Mi porterei un vino pugliese, il Primitivo Diciotto di Schola Sarmenti di Nardò, Lecce, un elisir di lunga vita, mistico.una meraviglia;
* Manuel Trevisan (sommelier, ristorante Dinner, Londra): La Ribolla Gialla Opoka di Marjan Simic, prodotto a Brda, in Slovenia, con pochi interventi, ricco di gusto e freschezza;
* Luciano Ferraro (giornalista, Corriere della Sera): Scelgo il Capo di Stato di Loredan Gasparini di Venegazzù, Treviso, il primo grande rosso con taglio bordolese che ha anticipato di decenni la tendenza, inconfondibile anche nell'etichetta;
* Giovanni Zanon (ristorante La Corte, Follina, Treviso): Senza dubbio il Particella 232 delle Sorelle Bronca di Vidor, Treviso, il prosecco ultra secco;
* Ivan Uanetto (ristorante Da Nando a Mortegliano, Udine): Penso al Merlot 20 di Stanko Radikon di Oslavia (Go) del 2007, appena uscito dopo 20 anni, adesso che Stanko non c'è più. Un vino che mi farebbe fare il giro del mondo;
* Paolo Massobrio (giornalista, La Stampa, il Golosario): L'Hurlo di Garbole di Tregnago (Vr), un super rosso da Corvina al 50% e quattro uve rare del territorio, appunto, da urlo;
* Daniele Corte (trattoria Ai Cacciatori, Cavasso Nuovo, Pordenone): Il Friulano Ultimo dell'azienda Bracco di Brazzano, Gorizia;
* Nico Rebesco (ristorate Quadri, Venezia): Il Bianco dei Muni di Daniele Piccinin di Pasiano di Pordenone, che mi riporterebbe in territori e gusti che amo e non vorrei dimenticare.
* Giovanni Mozzato(Chat qui Rit, Venezia): Il Bianco Ribolla Gialla Pettarin di Miani di Buttrio, Udine.
* Jgor Tessari (sommelier, Stube Gourmet, Asiago): Il Lagorai, metodo classico di Lagorese di Levico, chardonnay maturato 500 giorni sul fondale del lago.
* Matteo Bernardi (sommelier, Le Calandre, Rubano): Vitovska di Zidarich, per piacevolezza e bevibilità;
* Massimo Foffani (sommelier, Storie d'Amore, Borgoricco): Il Sauvignon Tenconi di Aquileia, vino che non stanca mai, da bere sotto l'ombrellone.
* Paolo Marchi (giornalista, Identità Golose): Il Teroldego di Foradori, Vigneti delle Dolomiti Igt 2015
* Beppe Palmieri (direttore Osteria Francescana, Modena): Il Picolit di Marco Sara di Savorgnano del Torre, Udine, classico e tremendamente attuale.
* Irina Romanoff (sommelier, Tola Rasa, Padova): Il Pinot grigio dell'azienda Bekeke di Roncade, Treviso, emozionante e divertente.
Claudio De Min
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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