«Vieni via con me» Conte al cinema è musica da vedere

Sabato 12 Settembre 2020
FUORI CONCORSO
«Via, via, vieni via di qui» è uno dei più belli incipit di una canzone italiana: si chiama Via con me e l'ha scritta Paolo Conte, un avvocato di Asti, oggi 83enne, che un giorno della sua gioventù, appassionato com'era di jazz, decise di diventare uno degli autori della canzone italiana più famosi e importanti nel mondo. Da Azzurro a Insieme a te non ci sto più, da Tripoli 1969 a La coppia più bella del mondo, regalate ad altri interpreti come Celentano, Pravo, Caselli, fino ai suoi grandissimi successi, come Genova per noi, Onda su onda, Aguaplano, La topolino amaranto, Un gelato al limon, Bartali e tantissimi altri, Paolo Conte adesso è protagonista di un docu-film firmato da Giorgio Verdelli, che riprendendo il titolo iniziale dell'articolo (Paolo Conte, Via con me) è il Fuori Concorso più atteso della giornata.
ASSENTE AL LIDO
Il musicista, che forse definire cantautore è un po' limitante, non è presente al Lido, non solo per motivi medici precauzionali, ma anche perché notoriamente poco abituato a offrirsi alle folle. Ha mandato alla Mostra un saluto, ma non vuole sentire parlare di celebrazione: «Non mi appartengono, ho sempre cercato di nascondermi, però il cinema mi è sempre stato congeniale». Il documentario ripercorre la sua carriera, di oltre mezzo secolo, attraverso testimonianze, filmati originali, brani e concerti, in un susseguirsi di emozioni. Non è stato però facile condensare in un'oretta e mezza abbondante il lavoro musicale di una vita. Ma non mancano le chicche, come l'irruzione di Benigni, che sul palco dichiara di essere innamorato della moglie di Conte o i duetti telefonici con Enzo Jannacci, spiegati dal figlio Paolo.
LA NASCITA DEL FILM
Il regista Verdelli racconta la nascita del film: «L'idea è partita dalla manager di Paolo, Rita Allevato, che da 41 anni segue la carriera di Conte e che ha dovuto parecchio faticare per convincerlo, perché diceva che ormai di lui si sa tutto. Ma come dimostra il film, non è poi mica vero. Avevamo già fatto qualcosa di simile con Francesco Guccini, cantautore da jeans al contrario di Conte da smoking, e qui ne è uscita credo un'opera come una partitura jazz, mezza scritta e mezza improvvisata. Ci sono molti colleghi e amici che hanno partecipato e francamente nessuno di loro ha detto no. Per esempio De Gregori ha spiegato come lui e Paolo nutrano lo stesso amore per la canzone napoletana. Forse qualcuno troverà poco del Conte privato. Ma è giusto così. Non è certo il mio scopo quello di fare degli scoop e comunque la vita di Conte fuori dal palcoscenico è una vita normale come tante. A me interessava solo il Conte artista e certamente avevamo talmente tanto materiale, che farlo stare in 100 minuti mi è costata fatica e dispiacere per dover rinunciare a tante cose. Quando spiega la nascita delle sue canzoni è come sentire Raffaello o Michelangelo che dicono come sono creati i loro dipinti.
I BRANI MUSICALI
Tutto in Paolo è famoso: Azzurro per me è un altro inno nazionale. La cantano veramente tutti. E poi le sue canzoni sono altamente cinematografiche, ha scritto perfino una brano curioso come Un fachiro al cinema».
C'è qualche rimpianto, nonostante la gran mole di materiale, come ricorda anche Rita Allevato: «Cosa manca? La parte dei tour in America. Lì rintracciare i materiali non è stato facile e non ci siamo riusciti. Magari ritenteremo e faremo proprio un secondo film solo su questo».
Il film esce in Italia, come evento, nei giorni 28-29-30 settembre per Nexo digital in 270 sale ed è stato venduto in 30-40 Paesi esteri.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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