Valmarana, una vita dedicata ad arte e musica

Domenica 22 Luglio 2018
Valmarana, una vita dedicata ad arte e musica
LA CERIMONIA
VENEZIA Funerali in forma strettamente privata, quelli di Lodovico di Valmarana svoltisi ieri nella chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti.
Il patrizio veneto, marito di Barbara Serato, già veneziana dell'anno e presidentessa degli Amici della Fenice, era noto anche al di fuori della regione per il suo amore per l'arte e l'impegno profuso per la valorizzazione e il restauro della Rotonda palladiana di Vicenza, suo buen retiro che alternava alla villa di Saonara realizzata da Giuseppe Jappelli e a palazzo Curti sul Canal Grande a Sant'Angelo, acquistato dal padre Andrea agli inizi del Novecento.
Primogenito di sei fratelli, era nato il 18 maggio 1926. Se ne è andato serenamente pochi giorni fa a 92 anni per i postumi di una polmonite, circondato dall'affetto della moglie, dei figli Andrea e Nicolò (il primo commercialista, il secondo imprenditore agricolo e curatore del cantiere sempre aperto della Rotonda dal 2012) e dei quattro nipoti.
ANTICA NOBILTÀ
Di nobiltà antichissima (una leggenda attribuisce l'origine della famiglia alla romana gens Maria), i Valmarana diventarono feudatari di un piccolo centro dei Colli Berici per volontà del vescovo di Vicenza, e nel 1031 l'imperatore Corrado concesse loro il titolo di conti.
Il 30 aprile 540, l'imperatore Carlo V conferì ai suoi componenti quello di conti palatini di Nogara, titolo riconosciuto anche dalla Repubblica di Venezia. «L'evento più significativo, comunque, risale alla metà del Seicento - sottolinea il figlio Nicolò - quando Triffone, Stefano e Benedetto Valmarana furono ascritti al patriziato veneziano dietro pagamento di 100mila ducati d'oro, offerti come contributo alla guerra di Candia».
«Originariamente papà si occupava solo di rappresentanze mediche - continua Nicolò - Tuttavia, quando mio nonno gli chiese di occuparsi a tempo pieno dei beni di famiglia, lui non si tirò indietro. Da allora il restauro e l'apertura al pubblico della Rotonda palladiana di Vicenza diventarono la sua mission, e per questo anche finanziariamente ci mise parecchio del suo. Sin dagli albori dell'Ente regionale per le ville venete, poi, diventò un suo interlocutore privilegiato. Nonché un ascoltatissimo consulente in materia di tutela del patrimonio artistico dei ministri Gianni De Michelis e Bruno Visentini».
IL RICORDO
«Lodovico? Posso dire di averlo conosciuto da sempre. Un uomo d'altri tempi e un vero signore dai molteplici interessi - lo ricorda senza nascondere la commozione l'amico Alfredo Bianchini - Innanzitutto, mai sarà sottolineato a sufficienza il suo amore per l'arte e il ruolo esercitato da privato per la conservazione del patrimonio. La Rotonda è stato l'impegno di tutta la sua vita, riconosciutogli anche dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione di una visita privata a margine delle celebrazioni per i 500 anni di Palladio. Non solo l'ha valorizzata ma aperta al pubblico, organizzando grandi manifestazioni come la proiezione di Don Giovanni di Joseph Losey (chè girò parte del film proprio lì, ndr) e un memorabile concerto dell'orchestra della Fenice. Di carattere schivo ma non estraneo alla vita di Venezia, era socio dell'Ateneo Veneto e del Circolo dell'Unione. Amava moltissimo anche la musica. E oltre a frequentare abitualmente La Fenice non solo per il ruoloricoperto dalla moglie, organizzava con lei trasferte annuali a Bayreuth e in altri teatri europei. Non meno significativa la sua passione per il golf - conclude l'avvocato Bianchini - che in gioventù lo portò a giocare nei campi di diversi continenti».
Vettor Maria Corsetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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