«Valeria vive nelle belle iniziative che in tanti le hanno dedicato»

Sabato 14 Novembre 2020
«Valeria vive nelle belle iniziative che in tanti le hanno dedicato»
L'INTERVISTA
VENEZIA Valeria Solesin ha 28 anni la sera del 13 novembre 2015 quando un commando armato di terroristi entra al teatro Bataclan di Parigi e durante il concerto degli Eagles of Death Metal apre le porte dell'infermo. Negli altri arrondissement della Ville Lumiere altre squadre di terroristi seminano panico e morte. Valeria è l'unica vittima italiana ed era arrivata a Parigi da Cannaregio, per studiare alla Sorbona e completare il dottorato all'Istituto di Demografia sulle tematiche di genere e l'importanza dell'occupazione femminile. Ieri sono passati cinque anni da quella notte e a Valeria hanno dedicato un messaggio sia il Governatore Luca Zaia, sia il sindaco Luigi Brugnaro. Lucia Milani è la mamma di Valeria. E cinque anni dopo ritorna lì.
Cosa si porta dentro di questi cinque anni?
«Cinque anni...la nostra vita è diventata una vita con un prima e un dopo, abbiamo cercato di viverli come li vivevamo prima: un po' ci siamo riusciti nella vita di tutti i giorni. Il resto non è facile perché episodi continuano a tornare. Mi ha colpito molto il caso del professore francese decapitato da una persona che nemmeno conosceva ma che era pronta a scatenare odio. Quando vedo notizie simili mi si mettono in moto una serie di riflessioni».
E della notte di cinque anni fa cosa ricorda?
«Di questo non voglio parlare»
Il giorno del funerale di Valeria, in Piazza San Marco, i rappresentanti delle religioni avevano proposto Venezia come ponte di dialogo, tanto che Venezia ha un ponte con il nome di Valeria: che ne è stato del progetto?
«Un anno e mezzo fa c'è stata l'iniziativa della Regione, Venezia ponte di pace, ma non è stata l'unica. Anche le università Ca' Foscari, Sorbona e Trento hanno organizzato eventi».
Cosa c'è ancora dopo cinque anni dai fatti del Bataclan?
«È un discorso complicato. Dopo l'attentato a Charlie Hebdo (7 gennaio 2015, ndr) abbiamo avuto due milioni di persone con i capi di Stato tutti uniti: c'è stata una reazione potente. Di quella manifestazione ho le foto che ha fatto Valeria, lei era lì. Dopo il Bataclan e la notte tremenda di Parigi c'era un paese ammutolito anche se ci sono state manifestazioni enormi in Parigi: non si è avuta una reazione europea ma quel 13 novembre è diventata una cosa molto francese, una ferita alla Francia».
Qual è l'eredità di Valeria?
«Penso che sia fonte d'ispirazione per tante giovani donne. Di Valeria è rimasto moltissimo: se metto in fila tutte le iniziative dai piccoli ai grandi comuni, fino alle iniziative di carattere accademico con le borse di studio e le aule intitolate nelle varie università, qualcosa mi dimentico di sicuro».
A suo dire è cambiata l'Europa da quella notte?
«In Europa sta affiorando l'idea che siamo tutti sulla stessa barca. Sia per il terrorismo che per il Covid ora siamo consapevoli che bisogna agire in modo coordinato e ampio, sono ottimista».
Sentite ancora gli amici di Valeria?
«Sentiamo tutti: le sue amiche del liceo, ci frequentiamo, siamo in contatto. E sentiamo anche chi era a Parigi con lei. A livello istituzionale, poi, non siamo mai stati lasciati soli».
Valeria è ricordata a fianco di altre giovani italiani che avevano scelto l'estero e sono state vittime del terrorismo.
«Sì, lei, Antonio Megalizzi, Fabrizia Di Lorenzo, Giulio Regeni: questi ragazzi sono fonte di ispirazione, il fatto che vengano ricordati insieme è un bene».
Sul fronte indagini?
«Nel processo a Parigi ci sono sempre state informative a noi parti civili: mi ha sempre fatto un'impressione positiva questo. Poi la Francia ci invita sempre alle manifestazioni di ricordo».
È più tornata al Bataclan?
«Ogni volta che vado a Parigi passo di lì, sono riti personali. È un ritrovare la vita di Valeria».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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